Anna foglietta al bct festival di benevento: riflessioni sull’olocausto e solidarietà al popolo palestinese

Anna foglietta al bct festival di benevento: riflessioni sull’olocausto e solidarietà al popolo palestinese

Anna Foglietta al BCT Festival di Benevento ricorda l’olocausto attraverso il monologo “Io non torno a casa”, collegando la memoria storica alle sofferenze attuali del popolo palestinese e alle ingiustizie contemporanee.
Anna Foglietta Al Bct Festival Anna Foglietta Al Bct Festival
Anna Foglietta, al BCT Festival di Benevento, ha ricordato l’Olocausto attraverso il monologo “Io non torno a casa”, collegando la memoria storica alle sofferenze attuali, in particolare quelle del popolo palestinese, e sottolineando l’importanza di testimoniare contro ogni forma di ingiustizia. - Gaeta.it

L’olocausto rappresenta una ferita che attraversa la storia umana, un evento che continua a scuotere le coscienze anche a distanza di decenni. Durante il BCT Festival tenutosi a Benevento, Anna Foglietta ha offerto una testimonianza intensa, connessa al ricordo degli ottant’anni dalla liberazione ad Auschwitz, ma anche alle atrocità che ancora oggi colpiscono tantissime persone nel mondo, in particolare il popolo palestinese.

Il valore della testimonianza nella memoria dell’olocausto

Anna Foglietta ha evidenziato come “testimoniare” vada oltre il semplice ricordare. La narrazione del passato deve coinvolgere profondamente, mantenendo viva la consapevolezza delle sofferenze umane che la storia ha segnato con violenza estrema. Nel suo monologo “Io non torno a casa”, l’attrice ripercorre la storia di Miriam Levi, giovane donna ebrea deportata ad Auschwitz, per far rivivere il dramma delle deportazioni naziste. Il racconto assume così il ruolo di ponte tra passato e presente, evitando che le atrocità dell’olocausto scompaiano nell’oblio.

Questo impegno a ricordare servì anche a tenere alta l’attenzione sulle ingiustizie odierne, sottolineando che l’odio e la violenza non sono fatti conclusi, ma talvolta riprendono forme diverse e altrettanto dolorose. La memoria funge da monito e sprona la società a vigilare contro ogni forma di sopraffazione, razzismo o discriminazione.

Sofferenze attuali e riflessioni sul contesto contemporaneo

Durante il suo intervento, Foglietta ha descritto immagini molto forti, che emergono dalle notizie attuali: bambini che muoiono di fame, adolescenti mutilati abbandonati a se stessi, adulti privati dei loro diritti più elementari e uccisi per uno spicchio di pane. Questi scenari, lontani da ogni racconto di fantasia, sottolineano come il male continui a manifestarsi in molte forme.

L’attrice ha segnalato con fermezza la distanza dell’opinione pubblica e delle istituzioni internazionali rispetto a queste tragedie. L’indifferenza prevale, mentre la sofferenza si propaga senza trovare risposte adeguate o interventi efficaci. Questi spaccati di realtà spezzano ogni presunzione di un mondo progredito e solidale, mettendo a nudo un’umanità divisa e in difficoltà a reagire.

Il gesto di solidarietà verso il popolo palestinese

Nel corso del monologo, la Foglietta ha espresso una piena solidarietà verso il popolo palestinese, definito parte di una “ontà della storia” paragonabile a quell’olocausto che l’umanità non ha mai dimenticato. Il riferimento a Gaza e alle zone sotto conflitto appare chiaro e diretto, in un momento in cui eventi drammatici si susseguono e suscitano reazioni contrastanti.

Il richiamo insiste sul bisogno di riconoscere la sofferenza altrui senza neutralità o indifferenza. Il pubblico presente a Benevento ha così ricevuto non solo un ricordo storico, ma anche una riflessione urgente sulla realtà di oggi. La solidarietà diventa un atto concreto che si traduce nel portare avanti la memoria e sostenere chi vive privazioni e lutti.

Il monologo “io non torno a casa” come strumento di memoria e denuncia

Il percorso drammatico messo in scena da Anna Foglietta, concentrato sulla figura di Miriam Levi, permette di ricostruire un pezzo di storia attraverso una voce diretta e coinvolgente. Attraverso questo racconto personale, diventa possibile avvicinarsi alla crudezza dei campi di concentramento, non solo con dati o date, ma con vissuti umani profondi e commoventi.

Il monologo non si limita a ricordare, ma denuncia le continue manifestazioni di ingiustizia e violenza. Invita a non perdere l’attenzione verso le sofferenze del presente, mettendo sotto i riflettori i volti e le storie che spesso restano invisibili. Così la performance diventa uno strumento potente che mescola cronaca, memoria e impegno civile.

L’appuntamento di Benevento conferma quanto sia ancora fondamentale mantenere vivo il ricordo e ampliare la comprensione delle implicazioni dell’olocausto anche nel contesto attuale. L’arte e la cultura si confermano leve insostituibili per stimolare riflessioni e incoraggiare azioni a favore della dignità umana.

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