Alpinista svizzero disperso da quasi un mese nel Canavese: sospese le ricerche nel vallone di Scalaro

Alpinista svizzero disperso da quasi un mese nel Canavese: sospese le ricerche nel vallone di Scalaro

Un alpinista svizzero di 64 anni scompare tra alta Valchiusella e vallone di Scalaro nel Canavese; dopo settimane di ricerche senza esito, Soccorso Alpino, Guardia di Finanza, Carabinieri e Vigili del Fuoco sospendono le operazioni.
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Un alpinista svizzero di 64 anni è scomparso in una zona impervia del Canavese durante una traversata solitaria; dopo settimane di ricerche senza esito, le operazioni sono state sospese, lasciando aperto il caso. - Gaeta.it

Un alpinista svizzero di 64 anni è scomparso nelle montagne del Canavese dall’inizio dell’estate. Partito il 23 giugno per una traversata solitaria tra l’alta Valchiusella e il vallone di Scalaro, in provincia di Torino, non ha più dato notizie di sé. Dopo settimane di ricerche intense e senza esito, i soccorritori hanno deciso di sospendere temporaneamente le operazioni, lasciando aperto il caso nel cuore delle montagne piemontesi.

La scomparsa e le prime fasi delle ricerche

L’alpinista ha iniziato la sua escursione solitaria il 23 giugno, scegliendo un percorso isolato e irto di difficoltà tra la Valchiusella e il vallone di Scalaro. Da quel momento non si sono registrate altre comunicazioni. Il telefono cellulare risulta spento o non raggiungibile, segnale che ha subito fatto scattare l’allarme. L’uomo era noto come esperto e ben equipaggiato, ma la scelta di muoversi in una zona così poco frequentata e priva di copertura telefonica ha complicato la localizzazione.

Le ricerche sono partite immediatamente, allertando numerosi corpi, tra cui il Soccorso Alpino, la Guardia di Finanza, i Carabinieri e i Vigili del Fuoco. I primi giorni hanno visto sorvoli con elicotteri e droni, controllo di ogni angolo possibile, oltre a perlustrazioni a piedi. L’assenza di segnali o tracce ha mantenuto alta la tensione senza offrire punti di partenza certi. Le condizioni meteorologiche buone nelle settimane successive hanno permesso un’azione continuativa ma infruttuosa.

Difficoltà legate al telefono spento

La mancanza di segnali dal cellulare ha reso impossibile ogni tentativo di localizzazione tramite tecnologia, aumentando ulteriormente la complessità del ritrovamento.

Difficoltà del territorio e complessità dell’intervento

Il vallone di Scalaro e la zona di alta Valchiusella sono caratterizzati da una conformazione naturale particolarmente impegnativa. Si tratta di un ambiente dove pendii erbosi alternano abrupti salti di roccia, canaloni profondi e tratti con rocce friabili, una combinazione che rende ogni passo rischioso anche per chi abbia esperienza. La copertura telefonica quasi assente impedisce comunicazioni rapide, aumentando i tempi per eventuali soccorsi.

Le squadre di soccorso hanno dovuto affrontare la fatica di risalire tratti impervi, impiegando risorse per bonificare l’area più volte, sia da terra che da droni e elicotteri, senza riuscire a trovare indizi utili come indumenti o oggetti del disperso. La morfologia del terreno comporta rischi di scivolamenti, nasconde passaggi stretti e zone di difficile accesso. È possibile che il corpo dell’alpinista sia in una zona invisibile o di difficile raggiungimento, motivo per cui la decisione di fermare le ricerche è arrivata anche per salvaguardare la sicurezza degli operatori.

Caratteristiche del terreno

L’alternanza di pendii erbosi e rocce friabili, unita alla presenza di canaloni profondi, complica ogni intervento di soccorso e ricerca.

Decisione di sospendere le ricerche e possibili scenari futuri

Dopo 25 giorni di tentativi senza esito, il coordinamento delle forze di soccorso ha annunciato la sospensione delle attività, comunicazione arrivata il 18 luglio in serata. La scelta, frutto di un vertice congiunto tra Soccorso Alpino, Guardia di Finanza, Carabinieri e Vigili del Fuoco, non esclude una ripresa in caso di nuove segnalazioni o scoperte. Le squadre continuano a restare allerta, pronte a intervenire davanti a qualunque elemento che consenta di ritrovare l’uomo.

Le ricerche si sono concentrate nelle zone intorno alla cresta spartiacque della Valchiusella e i canaloni che scendono verso Scalaro, ma la vastità e la pericolosità del territorio lasciano margini di dubbio sulla reale posizione del disperso. Il silenzio prolungato, l’assenza di segnalazioni da escursionisti o residenti e le difficoltà naturali spingono a ritenere che l’alpinista possa trovasi in una parte del territorio non esplorata a causa dei rischi.

Contesto e precedenti similari in piemonte

Il caso richiama altre sparizioni di alpinisti esperti avvenute nelle stesse montagne piemontesi in passato. Le zone di alta quota, lontane dai sentieri più battuti, attraggono frequentatori solitari e preparati, ma presentano insidie difficili da prevenire. Infortuni improvvisi, malori o errori di valutazione possono trasformare un’escursione in un dramma senza possibilità di segnalazioni tempestive.

Le montagne del Canavese, come molte altre in Piemonte, conservano aree dove la natura domina senza compromessi. La mancanza di rifugi segnalati e la scarsa presenza umana rendono complicate le operazioni di soccorso. I sismi di quegli ambienti e la loro complessità geologica spiegano le difficoltà di ricerca, spesso protratte senza esiti concreti.

Anche per queste ragioni l’incertezza resta alta, mentre comunità locali e soccorritori attendono indizi concreti per accendere nuovamente le speranze. La montagna continua a custodire il suo mistero, continuando ad attirare appassionati ma allo stesso tempo a ricordare i suoi pericoli nascosti.

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