Alla fiera internazionale dei tartufi d'abruzzo: un incontro tra tradizione e innovazione culinaria

Alla fiera internazionale dei tartufi d’abruzzo: un incontro tra tradizione e innovazione culinaria

La Fiera Internazionale dei Tartufi in Abruzzo celebra la gastronomia locale, con esperti e studenti coinvolti nella valorizzazione del tartufo, ingrediente chiave della cucina regionale e opportunità per il mercato globale.
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Alla fiera internazionale dei tartufi d'abruzzo: un incontro tra tradizione e innovazione culinaria - Gaeta.it

L’Abruzzo si è trasformato nel fulcro della gastronomia durante la Fiera Internazionale dei Tartufi, un evento che celebra la ricchezza del territorio attraverso uno dei suoi ingredienti più pregiati. La manifestazione, che si è svolta nella suggestiva cornice di piazza Duomo all’Aquila, ha visto la partecipazione di esperti del settore, espositori ed appassionati della cucina, tutti uniti dalla passione per il tartufo.

Il tartufo e la sua importanza nella cucina abruzzese

Lo chef William Zonfa ha svelato il valore del tartufo, sottolineando come questo fungo racconti la purezza e la qualità ambientale della regione. Durante una masterclass dedicata, ha affermato che il tartufo bianco è un ingrediente irrinunciabile nella preparazione di piatti gourmet, mentre il tartufo nero dimostra una versatilità unica, capace di arricchire ogni preparazione con il suo inconfondibile profumo di bosco. Zonfa ha messo in evidenza anche il fatto che il tartufo è un alimento privo di grassi, facilmente digeribile, rendendolo un’ottima scelta per chi desidera mantenere uno stile di vita sano e alimentarsi senza rinunciare al gusto.

La fiera ha ospitato ben 50 espositori dell’agroalimentare abruzzese e la presenza di 15 buyer internazionali, segnala un crescente interesse per i prodotti locali in mercati globali, come Stati Uniti, Giappone e Medio Oriente. Questo non solo contribuisce a valorizzare il tartufo, ma amplia la visibilità dei produttori abruzzesi, creando opportunità commerciali significative.

L’organizzazione dell’evento e la coinvolgente masterclass

La Fiera è stata organizzata dalla Regione Abruzzo, con il supporto dell’assessorato all’Agricoltura e l’Azienda Regionale Attività Produttive , con l’intento di valorizzare le qualità del tartufo e del patrimonio gastronomico regionale. La legge regionale 24 del 22 agosto 2022 ha fornito il quadro normativo per la realizzazione dell’evento.

Nella masterclass tenuta da chef Zonfa, presentata dal giornalista Carlo Gizzi, gli studenti dell’Istituto Alberghiero Da Vinci – Colecchi dell’Aquila hanno avuto un ruolo attivo. Sono stati coinvolti nella preparazione di un risotto speciale, con parmigiano reggiano di 30 mesi, riduzione di aceto balsamico e tartufo bianco. Zonfa ha posto attenzione sull’importanza di non cucinare il tartufo, ma semplicemente scaldarlo, per preservarne l’aroma e la freschezza. Inoltre, ha raccontato come il tartufo possa essere utilizzato in una varietà di piatti, dalle antipasti ai dolci.

Le aspirazioni degli studenti e l’importanza della formazione

Il coinvolgimento degli studenti è stato prezioso, con tre giovani chef che hanno condiviso le loro riflessioni. Cristian Decora ha parlato dell’importanza della passione e della sperimentazione nel lavoro di uno chef, sottolineando come umiltà e dedizione siano fondamentali, specie per i principianti nel settore. Alessio Marinucci ha espresso il sogno di aprire un ristorante personale e la volontà di viaggiare all’estero per apprendere nuove tecniche e stili di cucina.

Anche Marinella Usaru ha messo in evidenza l’importanza di credere nelle proprie capacità, affermando che il superamento dei limiti è cruciale per crescere nel mondo culinario. Le voci di questi giovani rappresentano una speranza per il futuro della gastronomia italiana, non solo in Abruzzo ma nel panorama internazionale.

La Fiera Internazionale dei Tartufi d’Abruzzo si configura, quindi, come una vetrina per i prodotti locali e un palcoscenico per la formazione delle nuove generazioni di chefs, pronte a raccogliere l’eredità di una tradizione culinaria ricca e variegata.

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