In questi giorni Alessandro Bergonzoni ha proposto un’iniziativa particolare per sensibilizzare la popolazione su ciò che succede a Gaza e in altri conflitti mondiali. L’attore bolognese ha registrato un messaggio sonoro con sirene di allarme, invitando chi ascolta a mettersi nei panni di chi vive nel terrore della guerra, nel tentativo di far comprendere la gravità delle situazioni spesso lontane dai nostri occhi. Questa proposta ha avuto riscontri importanti, ma anche qualche ostacolo.
L’idea dell’esercitazione sonora per rappresentare la guerra
Il 7 maggio scorso Bergonzoni ha provato ad ottenere il permesso dalla Prefettura di Bologna per far suonare una sirena di guerra in alcune zone della città, senza preavviso. Il progetto voleva simulare una situazione di allarme reale, facendo così immedesimare i cittadini nelle condizioni di chi subisce attacchi bellici continuamente. Questa simulazione era pensata come un modo diretto e urgente per richiamare attenzione su ciò che avviene in luoghi martoriati da guerre, soprattutto nella striscia di Gaza.
La Prefettura ha però respinto la richiesta, segnalando il rischio di procurato allarme. Di fronte a questo rifiuto, l’attore non ha abbandonato l’idea ma ha rivoluzionato il progetto. Ha deciso di produrre un file audio contenente il suono della sirena e un testo che suggerisce di “esercitarsi” all’ascolto e all’immedesimazione. Questo file è stato poi diffuso online e messo a disposizione di università, fabbriche e altri spazi pubblici, così da poter essere usato senza creare panico ma mantenendo alta l’attenzione.
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Il messaggio di bergonzoni sull’immedesimazione
Nel file audio Bergonzoni spiega che come capita per le esercitazioni antincendio, anche la società dovrebbe esercitarsi a sentire insieme, sentirsi uniti ricordando chi vive in situazioni di paura reale. L’attore sottolinea che chi ascolta non deve muoversi o avere paura, ma usare quel momento per capire la disperazione di chi invece in quel preciso istante non sa dove andare, come salvarsi, o sopravvivere.
L’appello è rivolto a una partecipazione “poetica, spirituale, antropologica e civile”, indicando un bisogno di entrare in empatia con le vittime della guerra, che restano spesso invisibili a chi sta lontano dai fronti di combattimento.
Durante la conferenza stampa a Bologna, Bergonzoni ha citato anche le parole dello scrittore israeliano David Grossman e di Don Ciotti, riferendosi al rischio che quella di Gaza non sia più una semplice guerra ma qualcosa di più grave: un possibile genocidio. Questi riferimenti indicano la serietà con cui l’attore affronta il tema, senza minimizzare l’entità dei fatti in corso.
La posizione del comune di bologna sull’iniziativa
L’operazione di Bergonzoni ha raccolto il sostegno del Comune di Bologna. L’assessore alla Scuola, Daniele Ara, ha espresso attenzione verso quanto succede a Gaza e altrove, definendo l’iniziativa un “opera culturale” rilevante. L’amministrazione comunale sta valutando come sviluppare e diffondere la sirena di immedesimazione in spazi pubblici, per ampliare la consapevolezza cittadina su cosa significhi vivere in condizioni di conflitto.
Ara ha chiarito che la difesa di Gaza non può passare attraverso atteggiamenti antisemiti, distinguendo la questione umanitaria dalla politica. Ha posto il focus sulle scelte del governo israeliano, condannando l’azione del presidente per crimini di guerra, senza però alimentare odio verso singoli popoli o religioni.
Questa presa di posizione evidenzia come l’amministrazione locale voglia muoversi in un equilibrio delicato tra rispetto umano e denuncia delle violazioni dei diritti nel contesto della guerra in Medio Oriente e nei conflitti globali.
L’impatto e le possibili evoluzioni dell’esercitazione sonora
L’idea di far risuonare un allarme di guerra per far percepire sulla pelle la paura di chi vive sotto attacco non è mai stata semplice. Il rischio di creare panico o traumi è concreto, ma Bergonzoni ha tentato una via alternativa tramite la condivisione di un suono simbolico, accompagnato da un messaggio che invita a fermarsi e ascoltare con attenzione.
L’iniziativa ha stimolato un dialogo pubblico su temi spesso evitati perché complessi o angoscianti. Ha spinto a una riflessione su cosa oggi significhi davvero vivere in territori dove la pace non esiste, e su quanto la nostra distanza geografia si traduca spesso in indifferenza.
Il Comune di Bologna pensa di portare avanti il progetto, selezionando i luoghi e i momenti adatti per diffondere questa esperienza sonora. Un modo per trasformare l’idea in un momento collettivo di consapevolezza, ma con attenzione alla sensibilità di ciascun ascoltatore. L’esercitazione rimane, così, un invito a ricordare le vittime di guerre lontane, senza far dimenticare che dietro ogni allarme ci sono vite umane segnate dalla violenza.