Nel porto di genova si sono concluse le prime due giornate dedicate alla sperimentazione delle unità cinofile antiesplosivi. La fase di prova ha coinvolto due varchi principali dello scalo e ha segnato il primo passo di un progetto più ampio che, nei prossimi mesi, vedrà anche l’impiego di droni sottomarini. L’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale ha comunicato l’avvio di queste iniziative per migliorare i controlli di sicurezza all’ingresso del porto.
Come si sono svolte le prove cinofile a genova
Le unità cinofile antiesplosivi hanno assunto un ruolo centrale nella sperimentazione avvenuta recentemente nel porto di genova. I test si sono concentrati su due varchi strategici, ‘Passi Nuovo‘ e ‘Ponte dei Mille‘, punti di accesso frequentati da veicoli e persone. Lo scopo principale era verificare la capacità dei cani di individuare sostanze esplosive o sospette all’interno delle merci e dei mezzi in transito.
Durante le prove, sono state utilizzate sostanze inerti che simulano esplosivi reali ma senza alcuna pericolosità. Questa scelta ha consentito ai cani di esercitarsi in condizioni realistiche senza rischi per la sicurezza. James e Bond, due labrador di due anni e mezzo provenienti dalla Sicilia, sono stati i protagonisti di questa fase. Questi cani, addestrati specificamente a riconoscere gli odori di materiali pericolosi, indicano la presenza di potenziali minacce sedendosi davanti all’area da controllare.
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Importanza delle unità cinofile nella sicurezza portuale
L’impiego di unità cinofile non è una novità nel campo della security portuale ma rappresenta un metodo efficace per integrare i controlli umani ed evitare intrusioni o pericoli. In Italia, cani come James e Bond sono già attivi in altri scali commerciali e ora la sperimentazione genovese punta a rendere stabili queste procedure.
Cosa aspettarsi dalla fase con i droni sottomarini
Oltre all’utilizzo dei cani, l’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale ha annunciato una seconda fase sperimentale che partirà tra settembre e ottobre. Questa riguarda l’impiego di droni sottomarini, strumenti tecnologici con capacità di ispezione subacquea utili a monitorare i fondali e le aree meno accessibili del porto.
I droni rappresentano una risorsa importante per verificare la presenza di oggetti pericolosi o estranei nelle acque portuali, ampliando così il sistema di controllo oltre la superficie. Questo tipo di dispositivo può muoversi lentamente sott’acqua per rilevare anomalie o elementi sospetti incastrati tra le imbarcazioni o sul fondale.
Tecnologia e professionalità per la sicurezza
L’uso dei droni sottomarini si inserisce in un processo più ampio di verifica preliminare che coinvolge mezzi e persone in arrivo o in partenza dal porto. L’obiettivo è creare procedure più efficaci per la sicurezza degli scambi commerciali e della navigazione, mantenendo un sistema di controllo capillare e aggiornato.
In questa fase, oltre alla tecnologia, il porto coinvolgerà operatori e specialisti con competenze specifiche per gestire eventuali emergenze o pericoli segnalati dai droni. La sperimentazione di settembre e ottobre sarà decisiva per valutare i tempi, la sicurezza e la fattibilità dell’adozione definitiva di questi mezzi.
Sicurezza nel porto di genova: equilibrio tra tradizione e innovazione
La sperimentazione delle unità cinofile con sostanze inerti e l’imminente prova con droni sottomarini mostrano un approccio multiplo alla sicurezza portuale nel contesto genovese. Il porto, uno dei più importanti del Mediterraneo, si trova a dover affrontare minacce potenziali complesse e per questo sta implementando metodi contemporanei accanto a quelli consolidati.
La presenza di James e Bond, labrador specializzati nell’individuazione di esplosivi, codifica una capacità sensoriale affidabile e già testata altrove. Questi cani lavorano senza disturbi, segnalando con il loro comportamento le tracce odorose che per un operatore potrebbero passare inosservate. Si tratta di un supporto pratico e concreto all’attività di controllo.
Il ricorso ai droni sottomarini, invece, amplia il campo di azione a luoghi complessi da ispezionare con metodi tradizionali. Il porto di genova, con un traffico costante di navi e merci, richiede una sorveglianza che copra anche le parti sommerse e i fondali. Garantire sicurezza in queste aree offre una protezione in più contro eventuali minacce nascoste.
Il progetto nel suo complesso appare calibrato per rispondere a richieste specifiche di sicurezza, senza interrompere il flusso normale delle attività portuali. Queste sperimentazioni potranno influenzare le procedure future nel porto e in altri scali italiani che stanno valutando misure simili per prevenire rischi e incidenti.