Il G7 di Kananaskis si apre in un clima di forti tensioni internazionali. Conflitti in Medio Oriente e Ucraina occupano molte delle agende dei leader riuniti nella provincia canadese dell’Alberta, affiancati da problematiche che riguardano il commercio globale e l’economia mondiale. I rapporti tra gli Stati membri, specialmente tra Stati Uniti e i partner europei, mostrano differenze profonde che limitano la possibilità di un comunicato finale condiviso. Il summit cercherà di affrontare problemi cruciali tramite sessioni divise per temi, con la presenza di leader di tutto il mondo.
Dossier critici del g7 e la situazione geopolitica globale
Il vertice si trova a fare i conti con due crisi principali: il conflitto tra Israele e la Striscia di Gaza, complicato dall’ingerenza indiretta dell’Iran, e la guerra in Ucraina scatenata dall’invasione russa. Questi due scacchieri militari rischiano di aggravare ulteriormente la instabilità globale, condizionando anche le relazioni internazionali e il dialogo tra i membri del G7.
La guerra in Ucraina prosegue senza segnali di tregua, con i leader occidentali che si dividono sulle modalità di sostegno e sulle strategie da adottare. Nel frattempo, il Medio Oriente è scosso dall’assedio a Gaza e dallo scontro diplomatico tra Israele e altre potenze regionali.
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A queste emergenze si aggiungono le difficoltà legate alle politiche commerciali, con i dazi imposti dagli Usa che mettono in crisi l’economia di molti Paesi. Questa situazione crea un clima di sospetto e rallenta accordi già fragili, alimentando sfiducia tra alleati storici.
Il contesto teso rende il G7 di Kananaskis uno spazio necessario per confronti diretti, benché divisi, tra i leader sulle grandi questioni internazionali di oggi.
Divisioni tra alleati e la strategia del summit senza comunicato finale
Già da ora si sa che il summit non si chiuderà con un documento comune. Le divergenze su temi chiave emergono tra le delegazioni, in particolar modo tra gli Stati Uniti, sotto la presidenza di Donald Trump, e gli altri partner. Due argomenti forti di disaccordo sono la gestione dei conflitti in Ucraina e Gaza e le politiche ambientali.
Disaccordi simili si registrano sul fronte degli aiuti allo sviluppo, un campo tradizionale di cooperazione che oggi sembra incerto. Ad aggiungere complicazioni c’è il tema delicato dei dazi, che pesa sulle economie mondiali e alimenta tensioni commerciali.
Per evitare un confronto troppo acceso, i lavori del G7 prevedono sette dichiarazioni brevi e separate, ciascuna incentrata su temi specifici. Tra questi figurano il finanziamento allo sviluppo, l’intelligenza artificiale, la lotta agli incendi, il mondo delle tecnologie quantistiche e la repressione dei traffici illeciti, tra cui quello dei migranti.
Questo formato è pensato per mantenere almeno un livello di dialogo aperto, anche se frammentato, permettendo agli Stati di esprimersi sulle questioni senza la pressione di raggiungere un consenso impossibile.
Partecipazione dei leader al g7 e la presenza internazionale a kananaskis
Il G7 di Kananaskis rappresenta un esordio per vari leader. Tra questi il premier canadese Mark Carney, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il premier giapponese Shigeru Ishiba e il britannico Keir Starmer.
L’Italia sarà rappresentata dalla premier Giorgia Meloni, in arrivo il 15 giugno. Meloni introdurrà una sessione dedicata a “Comunità sicure”, in cui si parlerà della gestione dei flussi migratori, tema particolarmente rilevante nei recenti dibattiti sull’immigrazione.
Al summit parteciperanno anche invitati speciali, tra cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e altri leader di spicco come Luiz Inácio Lula da Silva del Brasile, Claudia Sheinbaum dal Messico, Cyril Ramaphosa dal Sudafrica, Lee Jae-Myung dalla Corea del Sud e Narendra Modi dall’India. La presidenza canadese, guidata da Carney, cerca di ristabilire rapporti difficili con l’India, dopo accuse rivolte a New Delhi in relazione all’uccisione di un leader sikh separatista.
Le sessioni saranno sette e articolate in vari temi, come “Un’Ucraina forte e sovrana”, dove prenderanno la parola Zelensky e il segretario generale della Nato Mark Rutte. Questi incontri servono a mantenere canali aperti di confronto su questioni di sicurezza e sviluppo.
Economia globale e dazi: la partita difficile tra stati uniti e ue
Il tema dei dazi imposti dagli Stati Uniti pesa molto sulla discussione del G7. Bruxelles mantiene una posizione ferma: i dazi sono visti come una tassa che danneggia tutti, rallentando scambi e investimenti.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, intende ribadire questo concetto durante la prima sessione dedicata al commercio globale. Non mancano però speranze di raggiungere qualche forma di accordo; Bruxelles punta sulla predisposizione americana a trattare rispetto al passato.
Meloni dovrà bilanciare il suo ruolo di ponte tra Europa e Stati Uniti, sfruttando i rapporti stretti con Trump, per favorire un’intesa che attenui le tensioni commerciali. Il summit offrirà un’occasione per aprire o comunque intavolare negoziati, condizionati però dalle posizioni rigide.
La partita sul commercio resta delicata: da un lato i tentativi di smorzare le tensioni, dall’altro l’impalcatura protezionistica degli Stati Uniti che ha messo sotto pressione molti partner.
Il confronto sulle spese per la difesa nel contesto della nato
Tra gli argomenti in agenda al G7 c’è anche il tema delle spese per la difesa. All’interno della Nato si discute da tempo di come raggiungere l’obiettivo fissato dagli Stati Uniti di portare i costi militari collettivi al 5% del Pil.
La proposta attuale prevede che il 3,5% del Pil sia destinato a spese militari tradizionali, mentre l’1,5% sia dedicato ad aspetti più ampi di sicurezza, come la difesa cibernetica o la lotta al terrorismo. Questi numeri dovranno essere oggetto di confronto tra i membri durante il vertice.
La spinosa questione sarà centrale anche nel prossimo summit Nato che si terrà all’Aia il 24 e 25 giugno. Quel momento servirà a sciogliere i nodi e definire gli impegni concreti degli alleati, cercando di rispondere alle richieste Usa.
Il ruolo del G7 appare cruciale per favorire un’intesa preliminare e tenere alta l’attenzione su un tema che resta sensibile, soprattutto alla luce delle nuove forme di conflitto e minacce emergenti.