Ai act, overregulation e digitalizzazione: la sfida per l’italia nell’applicazione delle nuove regole europee

Ai act, overregulation e digitalizzazione: la sfida per l’italia nell’applicazione delle nuove regole europee

L’attuazione dell’AI Act in Italia evidenzia ritardi nella digitalizzazione e la necessità di semplificare le normative europee, promuovere formazione digitale e garantire compliance per un uso sicuro e responsabile dell’intelligenza artificiale.
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L'articolo analizza le sfide dell'attuazione dell'AI Act in Italia, evidenziando ritardi nella digitalizzazione, la necessità di semplificare le normative e l'importanza di formazione e cultura digitale nelle aziende per un’adozione responsabile dell’intelligenza artificiale. - Gaeta.it

L’attuazione dell’AI Act presenta molti nodi ancora da sciogliere, specie in Italia dove la digitalizzazione mostra ritardi e differenze territoriali. La normativa europea punta a disciplinare l’intelligenza artificiale regolando un ambito complesso. A Milano, una tavola rotonda ha affrontato il tema della governance dell’AI tra innovazione e regole, mettendo in luce la necessità di chiarezza normativa e di una maggiore cultura digitale nelle aziende.

Complessità e gradualità nell’applicazione dell’ai act

L’AI Act è un testo normativo articolato e di difficile interpretazione, che necessita di un lavoro paziente per arrivare a una concreta applicazione. Le linee guida messe a punto dalla Commissione europea rappresentano il primo passo per tradurre principi generali in regole operative. La complessità della materia, che coinvolge aspetti tecnologici, etici e legali, suggerisce un percorso lento e graduale. Solo così si potrà arrivare a disciplinare l’uso dell’intelligenza artificiale in modo che tuteli i diritti degli utenti senza bloccare le innovazioni.

Le sfide del settore

Chi lavora nel settore conosce le difficoltà di implementare regole che siano allo stesso tempo rigorose e applicabili nelle realtà aziendali. In questo momento di attuazione, molte norme restano da chiarire e la comunità giuridica e tecnica è impegnata a definire parametri condivisi. L’approccio basato su linee guida e uno sviluppo progressivo permette di adattarsi alle novità tecnologiche e ai diversi scenari di impiego, rispettando i tempi necessari per l’adattamento di imprese e istituzioni.

Il problema dell’overregulation secondo un costituzionalista

Durante l’incontro milanese organizzato da ISPI, Edoardo Raffiotta, professore di diritto all’Università di Milano Bicocca, ha sottolineato che il vero ostacolo non sta tanto nel contenuto dell’AI Act, ma nella sovrapposizione di norme e regolamenti che rendono complessa la gestione della materia digitale. La cosiddetta overregulation, o iperregolamentazione, rischia di creare un ammassarsi di disposizioni che si intrecciano e finiscono per ostacolare sia gli operatori economici sia la stessa applicazione delle regole.

Armonizzazione delle normative

Raffiotta ha indicato come priorità l’intervento sull’intero ordinamento giuridico europeo per snellire e armonizzare le norme esistenti che riguardano il digitale. “Solo semplificando il quadro normativo sarà possibile applicare correttamente l’AI Act e consentire un utilizzo consapevole e sicuro delle tecnologie in tutti i Paesi membri.” Questo processo richiede uno sforzo collettivo da parte delle istituzioni europee e nazionali, per evitare che le regole diventino un freno e alimentino incertezze.

Compliance e sicurezza: che ruolo giocano nelle aziende

Il tema della compliance, tra oneri e vantaggi, è al centro del dibattito sulle nuove regole. Raffiotta ha evidenziato che rispettare le norme sull’intelligenza artificiale comporta certamente obblighi per le imprese, ma garantisce anche trasparenza sulle tecnologie impiegate. Conoscere la natura degli strumenti digitali adottati serve a prevenire usi impropri che possono danneggiare lavoratori e consumatori.

Tecnologia più sicura e affidabile

Una tecnologia che rispetta i parametri di conformità è più sicura e affidabile, un elemento che si riflette positivamente sul mercato. Le aziende, per loro natura, non rifiutano le regole ma richiedono un quadro chiaro e stabile, con indicazioni facilmente interpretabili. Regolamenti complessi o ambigui generano, invece, confusione e possono rallentare la diffusione di tecnologie fondamentali per la competitività.

La digitalizzazione in italia tra difficoltà e necessità di formazione

Il contesto italiano evidenzia ritardi e squilibri nella diffusione della digitalizzazione. Alcune regioni soffrono ancora problemi di connettività, fattore che limita l’adozione diffusa di tecnologie digitali innovative. L’assenza di una cultura digitale diffusa a tutti i livelli rappresenta un ostacolo ulteriore. Raffiotta ha richiamato l’attenzione sulla necessità di incentivare progetti formativi che portino la conoscenza delle tecnologie anche all’interno delle aziende, non solo tra i cittadini comuni.

L’importanza della formazione digitale

L’AI Act prevede l’avvio di piani di sensibilizzazione per la popolazione, ma non basta. La sfida più grande consiste nell’allargare questa consapevolezza al mondo delle imprese, perché solo così si potranno cogliere i benefici delle nuove tecnologie nel modo giusto. Accompagnare la trasformazione digitale con una formazione mirata è un passo necessario per evitare disuguaglianze e favorire l’uso responsabile e vantaggioso dell’intelligenza artificiale anche nel tessuto produttivo italiano.

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