Un’aggressione violenta avvenuta a marzo su un treno regionale fra Torino e Bardonecchia ha portato all’applicazione di misure cautelari nei confronti di quattro sedicenni italiani. L’episodio coinvolge adolescenti coinvolti in un’aggressione gratuita e brutale contro un giovane passeggero. La vicenda è emersa a fine maggio con l’azione dei carabinieri della compagnia di Susa e la procura dei minori di Torino che hanno preso provvedimenti.
L’aggressione sul treno: dinamica e dettaglio dell’attacco
L’episodio si è svolto durante un viaggio sul treno regionale che collega Torino a Bardonecchia, a marzo 2025. Quattro ragazzi, tutti sedicenni e di nazionalità italiana, hanno iniziato a muoversi liberamente tra i vagoni con atteggiamento dominante, cercando una vittima. Hanno trovato un altro adolescente di 17 anni, seduto da solo e isolato. L’avvicinamento avuto in un primo momento un tono quasi amichevole, ma è stato solo l’inizio di una escalation.
Subito dopo sono arrivate minacce e insulti, e la richiesta improvvisa di cedere le scarpe. Al rifiuto della vittima, i quattro si sono scagliati con violenza. Il ragazzo ha provato a difendersi ma ha subito un calcio alla mano sinistra, che si è poi rivelata fratturata. Quando il treno si è fermato alla stazione ferroviaria di Meana di Susa, la vittima ha tentato la fuga. I aggressori hanno continuato a colpirlo con schiaffi al volto e un calcio alla schiena, sferrati proprio sul marciapiede.
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Il giovane, sotto shock e con dolori, è riuscito a mettere distanza e a mettersi in salvo. Nella struttura sanitaria in seguito gli medici hanno diagnosticato la frattura alla mano e una prognosi di trenta giorni.
Reazione della vittima e conseguenze
Il ragazzo ha vissuto momenti di paura intensa, ma è riuscito a mettere in salvo se stesso e a ricevere assistenza medica tempestiva.
Il comportamento della presunta baby-gang dopo l’aggressione
Nonostante l’aggressione, i quattro sedicenni sarebbero risaliti sul treno e hanno completato il viaggio fino a Bardonecchia senza mostrar segni di pentimento. Giunti in piazza Europa, il gruppo ha poi tentato di rubare un ciclomotore. Il furto non è andato a buon fine, tuttavia i giovani avrebbero danneggiato il mezzo, rendendolo inutilizzabile.
Questo atteggiamento conferma un disinteresse per le conseguenze e per le regole, tipico di chi agisce in gruppo senza paure, in spregio alle norme. Il loro comportamento ha causato disagio nell’area pubblica, suscitando preoccupazione nei residenti e nei passanti presenti.
Ricostruzione delle indagini e il ruolo dei carabinieri di susa
Le indagini sono state concentrate fin da subito sulle immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza presenti sia a bordo del treno che nella stazione di Meana di Susa. Il sistema di sicurezza ha fornito video chiari con identità riconoscibili degli aggressori. Ciò ha permesso ai carabinieri, coordinati dalla procura dei minori di Torino, di ricostruire fedelmente l’intero episodio.
Nel corso delle investigazioni, sono state raccolte testimonianze e confronti, che hanno confermato i contorni del raid violento. L’ordinanza che impone la permanenza domiciliare ai quattro è stata firmata dal giudice il 30 maggio 2025. La misura è severa, ma tiene conto della giovane età degli indagati. Il fascicolo è attualmente all’esame per le decisioni successive.
Elementi chiave delle indagini
- video chiarificatori e identificazione degli aggressori
- testimonianze raccolte
- decisione di misura cautelare ai quattro sedicenni
Il contesto più ampio della violenza giovanile nei luoghi pubblici e sui trasporti
Questa aggressione mette in evidenza un fenomeno di crescente violenza tra gruppi di adolescenti in spazi pubblici. I mezzi di trasporto regionale e le stazioni diventano spesso teatro di comportamenti aggressivi e intimidatori. La presenza di baby-gang crea paura tra i viaggiatori e chi frequenta quelle aree.
Il caso dimostra come alcuni giovani imitino azioni criminali senza timore e con la convinzione di impunità. Serve intervenire non solo dopo gli episodi, ma soprattutto per prevenire tali atteggiamenti con politiche mirate e aiuti concreti. Il trauma subito dalla vittima resta un segnale riguardo ai rischi che i ragazzi incontrano quotidianamente in spazi dove dovrebbero sentirsi sicuri.