Una visita sanitaria rimandata è degenerata in un’aggressione violenta all’interno di un ambulatorio dell’Asl 3 genovese, nella struttura villa De Mari. Un utente, infastidito per il rinvio della visita, ha prima sfogato la sua rabbia prendendosela con porte e serrature, poi ha minacciato con un coltello un addetto alla portineria, costringendolo a fuggire prima dell’arrivo della polizia.
L’aggressione e la fuga dell’aggressore
Tutto è accaduto nel corso di una giornata lavorativa all’ambulatorio della asl 3 di genova. L’utente, dopo aver saputo che la sua visita sanitaria era stata posticipata, ha cominciato ad agitarsi violentemente. Prima ha colpito con calci le porte chiuse degli ambulatori, nel tentativo di entrare con la forza. Non riuscendo ad oltrepassare le serrature ha rivolto la sua ira verso l’addetto alla portineria.
Le minacce al personale e il racconto del segretario generale
Secondo quanto riferito dal segretario generale della uil Fpl genova, Marco Vannucci, l’aggressore ha minacciato l’impiegato puntandogli un coltello alla gola e ha strappato di mano la cornetta telefonica con la quale la portineria avrebbe potuto chiamare aiuto. L’uomo si è poi dato alla fuga prima che la polizia e i soccorsi arrivassero sul posto.
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Questa dinamica ha messo a rischio non solo la sicurezza del personale sanitario, ma anche quella degli altri utenti presenti nella struttura. La rapidità di reazione del personale ha impedito che la situazione degenerasse ulteriormente. L’episodio si inserisce in un contesto più ampio di tensioni crescenti negli ambienti sanitari.
Le aggressioni in ambito sanitario oltre i pronto soccorso
Le aggressioni contro personale sanitario sono un fenomeno noto soprattutto nei pronto soccorso, ma negli ultimi anni si segnalano casi frequenti anche in altre aree e strutture ospedaliere e territoriali. L’episodio a villa De Mari conferma come anche in reparti più ordinari il personale rischi la sicurezza per colpa di pazienti o visitatori agitati e a volte violenti.
Le difficoltà di accesso ai servizi, lunghe attese e disguidi organizzativi possono scatenare reazioni forti in alcune persone. Questo conferma uno stato di tensione che va al di là del pronto soccorso, interessando ambulatori, reparti specialistici e uffici amministrativi delle aziende sanitarie.
Solidarietà e richieste del sindacato
Il segretario Uil Fpl Marco Vannucci ha ribadito la solidarietà al personale coinvolto e ha sottolineato l’importanza della loro prontezza nell’intervenire per evitare guai peggiori. Le aggressioni influiscono direttamente sull’attività del personale e compromettono anche la serenità degli utenti, creando un clima di sfiducia e paura.
Richieste di maggiori misure di sicurezza per il personale sanitario
A seguito dell’aggressione, la uil Fpl di genova ha chiesto alle direzioni sanitarie di implementare nuove misure per aumentare la sicurezza di chi lavora in ambito sanitario. Il sindacato suggerisce innanzitutto il rafforzamento del servizio di vigilanza e una maggiore sorveglianza interna nelle strutture.
L’obiettivo è mettere in atto sistemi di deterrenza, in modo da prevenire situazioni di violenza prima che si manifestino. Non basta, infatti, contare solo sulla prontezza degli operatori; serve un supporto strutturale che permetta di intervenire rapidamente e di limitare ogni rischio per il personale e per gli utenti.
Esperienze e possibili soluzioni in italia
Diverse realtà sanitarie in italia hanno già istituito sistemi di controllo con videocamere, operatori addetti alla sicurezza o presidi fissi per monitorare gli accessi e il comportamento dei visitatori. A genova, l’episodio ha riacceso il dibattito su quanto sia necessario estendere e potenziare queste misure in tutti i reparti, anche quelli considerati meno a rischio.
Un ambiente di lavoro più sicuro può inoltre contribuire a migliorare la qualità dell’assistenza, riducendo l’ansia del personale e favorendo la concentrazione sulle cure.
L’aggressione all’ambulatorio di villa De Mari conferma che la sicurezza negli spazi sanitari resta una questione aperta. Il personale resta esposto a episodi di violenza che rischiano di interrompere il lavoro quotidiano e mettere in pericolo tutte le persone presenti. Le autorità competenti stanno valutando come intervenire per rendere i presidi più protetti nei prossimi mesi.