Un episodio di violenza grave ha scosso la città di verbania alla fine di dicembre scorso, quando una donna è stata aggredita nel suo luogo di lavoro da un uomo con cui aveva avuto una relazione appena conclusa. Il fatto è avvenuto in un salone da parrucchiere, dove il responsabile ha cercato di gettare acido sul volto della vittima. La vicenda ha attirato attenzione per la natura premeditata dell’attacco e per il contesto di molestie che ha preceduto l’aggressione.
La dinamica dell’aggressione e gli interventi decisivi nei momenti critici
Il pomeriggio del 28 dicembre 2024 stava trascorrendo come tanti altri in un negozio di bellezza di verbania. La proprietaria, assieme a una cliente, si trovava all’interno quando l’ex compagno della donna ha fatto irruzione, impugnando bottigliette contenenti acido cloridrico. L’uomo, intorno ai 60 anni, ha subito minacciato la donna con un rasoio, creando un clima di tensione e paura. Come riferito dagli investigatori, ha quindi trascinato la vittima nel bagno, probabilmente con l’intenzione di versarle addosso la sostanza corrosiva.
Interventi salvifici
In quella situazione, fondamentali sono stati gli interventi di alcune persone che si trovavano in un bar limitrofo al salone. Attirati dalle urla, sono accorsi prontamente bloccando l’aggressore prima che riuscisse a portare a termine il gesto. La vittima ha avuto la possibilità di lavarsi il viso quasi immediatamente dopo, limitando così le conseguenze dell’attacco. I soccorritori e le forze dell’ordine sono arrivati poco dopo, prestando le prime cure e avviando le indagini.
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Il profilo dell’aggressore e le accuse formulate dalla procura di verbania
Gli accertamenti effettuati sui contenitori sequestrati dalla polizia hanno confermato che l’acido cloridrico presente era al 6,5%, cioè una concentrazione che può causare danni gravi e permanenti in caso di contatto con la pelle, soprattutto se diretto al volto. La procura di verbania, con a capo la pm laura carrera, ha contestato all’uomo il reato di tentata deformazione dell’aspetto mediante lesioni permanenti, affiancato da accuse per lesioni personali e atti persecutori.
Piano e motivazioni
Il pubblico ministero ha sottolineato come l’azione fosse stata pianificata, vista la storia di stalking precedente: chiamate moleste e pedinamenti avevano allertato la donna nei mesi immediatamente antecedenti il ferimento. La relazione tra aggressore e vittima si era interrotta circa un mese prima, ma il rancore e l’ossessione dell’uomo sono sfociati in questo episodio violento. L’uomo è stato rinviato a giudizio in vista dell’udienza preliminare fissata per il 27 maggio 2025.
Le ripercussioni sul dibattito pubblico e il ricorso alla prevenzione contro la violenza di genere
Il caso ha riportato alla ribalta il tema della violenza di genere e delle aggressioni con sostanze corrosive, episodi rari ma drammatici per la loro violenza e per le conseguenze fisiche e psicologiche sulle vittime. Non a caso le autorità stanno valutando come rafforzare gli strumenti per intervenire contro le molestie e lo stalking, fenomeni che spesso precedono atti di violenza fisica.
Importanza della rete di sostegno
L’episodio di verbania evidenzia l’importanza di una rete attiva intorno alle vittime, in questo caso rappresentata da chi ha fermato l’aggressore. È emersa anche la questione dell’efficacia delle misure cautelari e dei protocolli di sicurezza per le persone a rischio, per evitare che situazioni di pericolo possano degenerare in tragedie. Il caso è già diventato uno spunto per discussioni in ambito giudiziario e sociale, mentre la città attende l’esito del processo che potrà chiarire altre dinamiche dell’aggressione.
Il tentativo di deturpare la vittima con una sostanza pericolosa mostra quanto può diventare crudele la violenza legata a relazioni finite male. La cronaca di verbania richiama l’attenzione sul bisogno di prevenire e monitorare le condotte moleste a lungo prima che esplodano in azioni violente, ma anche sul ruolo decisivo delle persone che assistono ai fatti e intervengono in modo diretto.