Adolfo Bartoli, il celebre direttore della fotografia italiano scomparso lo scorso giugno, viene raccontato attraverso un’opera che celebra il suo straordinario viaggio nel mondo del cinema. Il libro, intitolato “Incontri che cambiano la vita. Il cinema di Adolfo Bartoli, artigiano della luce”, è curato da Gerry Guida ed edito da Artdigiland. La presentazione del volume si terrà il 10 dicembre a Roma, presso la Sala Consiliare del Municipio Roma III, in Piazza Sempione.
Un viaggio attraverso la carriera di un maestro della luce
La narrazione di Bartoli si sviluppa attraverso una serie di interviste che offrono una panoramica sulla sua evoluzione da semplice apprendista a professionista rispettato nel campo della cinematografia. La sua carriera inizia con esperienze significative al servizio della Mole-Richardson Co., seguita da un lungo apprendistato sotto la guida del rinomato Pasqualino De Santis. I tre film chiave che segnano questa fase iniziale sono “Gruppo di famiglia in un interno”, diretto da Luchino Visconti, e “Cristo si è fermato a Eboli” di Francesco Rosi. Queste opere rappresentano per Bartoli non solo un trampolino di lancio, ma anche un momento formativo cruciale della sua carriera.
La ricostruzione della sua vita professionale è costellata di incontri significativi con attori e registi di fama mondiale, da Sean Connery a Sophia Loren. Bartoli condivide molte storie inedite che raccontano non solo il suo lavoro ma anche le dinamiche sociali e culturali dello spettacolo negli anni passati. Le sue esperienze sulle varie produzioni cinematografiche in diversi angoli del globo lo hanno portato a sviluppare uno stile unico e riconosciuto, che ha influenzato e caratterizzato molte opere di successo.
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Esperienze straordinarie e produzioni internazionali
Bartoli ha vissuto esperienze indimenticabili che lo hanno portato a lavorare in contesti unici, spesso pericolosi. Dalla Cambogia di “Lord Jim” a Richard Brooks, fino alla foresta amazzonica per “I miracoli accadono ancora”. Ha anche attraversato luoghi segnati dalla guerra, come Israele durante il conflitto del Kippur e Cipro, divisa tra le sue due comunità .
La collaborazione con il regista Gianfranco Bernabei ha visto Bartoli protagonista in progetti documentaristici come “Tutti in pista nel Sesto Continente” e “Il grande oceano di Capitan Cook“, che lo hanno portato a navigare lungo le acque australiane e polinesiane. L’abilità di Bartoli a destreggiarsi tra film di alta qualità e produzioni di genere lo ha portato a lavorare con noti produttori statunitensi e registi europei. Opere come “Il pozzo e il pendolo” e “Vampire Journals”, così come le saghe dei “Puppet Master” e “Trancers”, evidenziano la sua versatilità e esperienza nel settore.
La sua carriera ha toccato vette significative con “The Second Jungle Book: Mowgli & Baloo“, considerato il progetto con il budget più elevato a cui ha partecipato, dimostrando che il suo talento era riconosciuto anche a livello internazionale.
Un legame profondo con i colleghi e la famiglia
Uno degli aspetti più toccanti del libro è il rapporto che Bartoli ha avuto con i suoi colleghi, evocato attraverso le tante testimonianze presentate nel volume. Cento pagine dedicate ai contributi di amici e colleghi di set arricchiscono il racconto, creando un mosaico vivido delle interazioni umane che hanno contraddistinto la sua carriera. La figlia, Tatum, chiude il libro con parole significative, sottolineando come suo padre non fosse solo un maestro della luce ma anche un insegnante di vita. La sua curiosità e il suo desiderio di condividere il sapere lo hanno portato a creare un’atmosfera di apprendimento continuo sia professionalmente che in famiglia.
Il libro di Gerry Guida non è solo un tributo al lavoro di Bartoli, ma un ritratto di un uomo che ha dedicato la sua vita a illuminare il mondo tramite il cinema. Questo viaggio attraverso la sua carriera non solo onora i suoi successi ma offre anche un chiaro messaggio sull’importanza della creatività e della passione, che rimangono vive anche dopo che il lavoro sul set è finito.