L’intervento di Abudulrazak Gurnah, premio nobel per la letteratura nel 2021, nell’ambito dell’evento culturale La Milanesiana ha acceso nuovamente il dibattito sull’accoglienza dei rifugiati. Durante la serata, recentemente tenutasi alla villa medicea “La Ferdinanda” di Artimino, lo scrittore ha posto l’attenzione sulla differenza tra chi fugge da zone di guerra e chi migra per motivi economici, sottolineando le difficoltà attuali in Europa legate ai percorsi di arrivo legali. Le sue parole, ricche di riferimenti alla sua esperienza personale e letteraria, hanno messo a fuoco temi ancora oggi molto attuali e complessi.
Il confine tra rifugiati e migranti economici secondo gurnah
Abudulrazak Gurnah ha evidenziato un punto cruciale nel discorso sull’immigrazione, insistendo sulla necessità di distinguere con chiarezza tra rifugiati e migranti economici. Rifugiati sono coloro che scappano da situazioni di pericolo imminente, dove la loro vita è messa a rischio. I migranti invece lasciano il proprio paese spinti da bisogni economici, cercando condizioni di vita migliori. Questa differenza, spiega l’autore, spesso viene confusa o sottovalutata dalla stampa, che tende a trattare in modo indistinto chi migra. Il riconoscimento di questa distinzione non è solo una questione di diritto ma anche di umanità, perché permette di indirizzare politiche più precise e giuste.
In molti casi, soprattutto nel contesto europeo, sono i rifugiati che affrontano rischi estremi pur di raggiungere terre più sicure, affrontando viaggi pericolosi e spesso illegali a causa delle restrizioni in vigore. Questi percorsi rischiosi, ha detto Gurnah, producono disperazione in chi cerca solo protezione. La distinzione serve dunque a orientare meglio le risposte, pensando a sistemi che possano accogliere chi scappa da una minaccia reale e urgente.
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Le sfide dei canali d’ingresso legali in europa
Durante l’evento, Gurnah ha sottolineato che l’attuale sistema europeo limita fortemente i modi legali per accedere al continente. Questa mancanza spinge molte persone a tentare traversate pericolose via mare o terra, senza alcuna tutela. In questo quadro, la sensazione di rifiuto e isolamento cresce tra i migranti, che si trovano spesso soli e senza appoggi al loro arrivo, aumentando il senso di disperazione.
Gurnah ha proposto l’idea di un sistema diverso, basato sulla possibilità delle persone di fare richiesta formale di accoglienza, la quale verrebbe valutata in base alle condizioni specifiche di ogni Stato membro. Questa ipotesi, secondo lui, renderebbe più chiaro e trasparente il processo, evitando che tante persone finiscano in situazioni di illegalità o sia bloccate senza alternative. Tuttavia ha riconosciuto che molti Stati dell’UE hanno mostrato scarsa disponibilità in tal senso fino ad ora.
Il discorso si inserisce in un contesto politico e sociale complesso, dove i governi europei si trovano a bilanciare la pressione interna con le richieste di chi cerca salvezza o condizioni più dignitose. La proposta di Gurnah richiama dunque a un ripensamento delle politiche di accoglienza, per evitare che l’impossibilità di ingresso legale trasformi il fenomeno in un’emergenza umanitaria senza fine.
L’ultimo romanzo di gurnah, furto, tra memoria, esilio e trasformazioni sociali
Il romanzo Furto, presentato da Abudulrazak Gurnah durante la serata di La Milanesiana, esplora temi ricorrenti nelle sue opere come il colonialismo, l’immigrazione, la memoria e l’esilio. Ambientato a Zanzibar, il libro racchiude una storia di legami familiari intrecciati a dinamiche sociali e politiche di una terra segnata da profonde trasformazioni dopo l’indipendenza.
I protagonisti Karim, Fauzia e Badar rappresentano una generazione di giovani che coltiva sogni e speranze in un’epoca in cui Zanzibar cerca un nuovo equilibrio tra radici tradizionali e modernità imposta da eventi come il boom turistico degli anni Ottanta. Attraverso i loro rapporti, Gurnah indaga l’amore, l’amicizia e il tradimento, ma anche il peso della storia coloniale e delle ingiustizie sociali che condizionano ogni scelta e destino.
L’opera fa da sfondo alla riflessione sulle difficoltà di ritrovare un posto nel mondo quando la propria identità è messa in discussione da fattori esterni. Così come in precedenti testi, Furto rivela l’attenzione di Gurnah per quegli uomini e donne che, tra povertà e oppressione, cercano di riconquistare dignità e autonomia. Il libro si inserisce in un contesto letterario che combina la voce personale dello scrittore alla storia collettiva di un continente segnato da sfide complesse.
Lo scenario internazionale e le responsabilità europee
Il discorso di Gurnah si colloca nel dibattito internazionale sulle migrazioni forzate e le politiche d’accoglienza. Lo scrittore, originario della Tanzania e cittadino britannico, richiama l’attenzione sulla necessità di una risposta europea condivisa e concreta a questa realtà. Senza meccanismi chiari di accesso e protezione, molte persone si trovano a navigare tra l’incertezza delle leggi e il caos delle vie clandestine.
La sua posizione richiama all’azione con un invito sobrio: riconoscere quando un paese è in grado di offrire accoglienza e quando invece no. Questo approccio pragmatico punta ad affrontare la questione senza illusioni, ma anche senza rifiuti pregiudiziali. L’UE deve attrezzarsi in modo più coordinato e trasparente per gestire numeri che non possono essere ignorati, mettendo in campo risorse adeguate e risposte giuridiche che rispettino i diritti umani fondamentali.
In definitiva, Gurnah contribuisce con una voce letteraria ma anche politica, in un momento storico in cui le strade dei migranti e dei rifugiati si incrociano più che mai sul territorio europeo, sfidando la tenuta dei sistemi nazionali e la coesione della comunità internazionale.