Abruzzo, in 13 anni i dipendenti comunali calano del 28% e rischiano ulteriori dimezzamenti entro il 2030

Abruzzo, in 13 anni i dipendenti comunali calano del 28% e rischiano ulteriori dimezzamenti entro il 2030

I Comuni abruzzesi hanno perso il 28,3% del personale tra il 2010 e il 2023, con ulteriori tagli previsti; la carenza di dipendenti rischia di compromettere i servizi pubblici essenziali e richiede un ripensamento organizzativo.
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I Comuni abruzzesi hanno perso quasi un terzo del personale tra 2010 e 2023 e rischiano di ridurlo di quasi metà nei prossimi anni, compromettendo servizi essenziali e aggravando le difficoltà operative e organizzative. - Gaeta.it

Negli ultimi anni i Comuni abruzzesi hanno subito un forte calo del personale comunale in servizio. Tra il 2010 e il 2023 si è registrata una riduzione significativa degli addetti negli uffici pubblici locali, con ulteriori previsioni preoccupanti per il prossimo futuro. Questi dati riflettono le difficoltà organizzative e operative degli enti territoriali, che rischiano di compromettere l’erogazione di servizi essenziali sul territorio.

La perdita di dipendenti comunali in abruzzo dal 2010 a oggi

Secondo uno studio dell’Istituto per la Finanza e l’Economia Locale , che fa riferimento ai dati elaborati dall’Unione Nazionale dei Tecnici degli Enti Locali , i Comuni abruzzesi hanno ridotto il personale in servizio dal 9.000 unità del 2010 a circa 6.410 nel 2023. Questa diminuzione del 28,3% supera la media nazionale, che si attesta intorno al 25,7%. Si tratta di numeri chiari che raccontano una realtà complessa fatta di meno risorse umane destinate a gestire servizi pubblici fondamentali. Si parla di un taglio netto pari a quasi 2.600 posti di lavoro nell’arco di tredici anni, una perdita consistente che ha modificato profondamente la struttura degli organici.

La riduzione non riguarda solo la quantità, ma si riflette soprattutto sull’esperienza e la continuità lavorativa degli addetti. Molti veterani hanno lasciato il posto per motivi di pensionamento e senza adeguati ricambi generazionali. Questo squilibrio crea una compressione sul personale rimasto, costretto a sopperire a mansioni e responsabilità crescenti.

Le previsioni di Ifel sul futuro prossimo

La situazione si complica ancora di più se si prende in esame il futuro prossimo. Le analisi di Ifel prevedono che, nei sette anni che seguono al 2023, i Comuni abruzzesi perderanno oltre 1.200 dipendenti a tempo indeterminato per pensionamento. A questi si aggiungono quasi 1.900 uscite per altri motivi, per un totale di circa 3.100 posti vacanti. Considerando l’organico attuale, questo valore corrisponde al 49% del personale attivo, quasi la metà.

Le conseguenze di una riduzione quasi del 50% del personale

Una perdita di queste dimensioni minaccia la capacità operativa degli enti locali: la riduzione del personale significa meno dipendenti disponibili per garantire l’efficienza degli uffici, dalla gestione tecnica all’assistenza amministrativa al cittadino. Gli effetti saranno evidenti nel breve termine. Già oggi si assiste a rallentamenti nelle pratiche, allungamenti nei tempi di rilascio di autorizzazioni e difficoltà nella gestione degli investimenti pubblici, comprese le risorse del Pnrr che richiedono supporto e controllo costanti.

Le difficoltà a reperire nuovi candidati per i concorsi comunali

Una delle cause principali di questo squilibrio è la minore attrattiva del lavoro nei Comuni, testimoniata dalla scarsa partecipazione dei giovani ai concorsi pubblici. Lo segnala Unitel, che sottolinea come la “disaffezione” nei confronti degli enti locali metta a rischio il ricambio generazionale essenziale per mantenere stabili i servizi. Non basta aspettarsi che l’apparato statale risolva la questione: le misure finora adottate dal Governo centrale non hanno prodotto risultati apprezzabili in termini di nuovo personale.

Una questione sociale e culturale oltre che organizzativa

Il problema assume una dimensione sociale e culturale, oltre che organizzativa. Il lavoro negli uffici comunali è spesso percepito come legato a postazioni privilegiate, ma la realtà è diversa: il personale deve affrontare carichi di lavoro pesanti e responsabilità crescenti, senza supporti sufficienti. Questo disallineamento tra percezione e situazione reale rappresenta un ostacolo al reclutamento.

Le conseguenze sulle amministrazioni comunali e il ruolo delle province

Unitel evidenzia che l’organico ridotto provoca un sovraccarico di lavoro per i dipendenti rimasti, con possibili ripercussioni sugli standard di servizio offerti ai cittadini. Gli uffici comunali già oggi mostrano segni di fatica che si traducono in ritardi, nel rallentamento dei progetti e in una ridotta capacità di dialogo con la cittadinanza. Queste difficoltà sono tangibili e influenzano la qualità della vita quotidiana.

Il sindacato propone un ripensamento dell’intero sistema delle competenze tra Stato, Regioni e Comuni. Al momento, le amministrazioni territoriali ricevono compiti crescenti senza avere le risorse adeguate. Per questo motivo si suggerisce di valorizzare di più le province, dando loro un ruolo maggiore per alleggerire il carico sulle municipalità.

Se non si modifica questo assetto, avverte Unitel, il sistema rischia un collasso che penalizzerà ulteriormente i cittadini abruzzesi. Le difficoltà non sono più rinviabili.

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