Nel comune di trentola ducenta, in provincia di caserta, è stato aperto un nuovo spazio dedicato allo sport e all’inclusione sociale. Si tratta di “campo libhero”, un villaggio sportivo che sorge sulle aree di un bene confiscato alla criminalità organizzata, il centro commerciale jambo, ex proprietà di michele zagaria, capo del clan dei casalesi. Il progetto ha preso il via nel 2025 con l’obiettivo di restituire la legalità e nuove opportunità alla comunità locale, specialmente alle famiglie in difficoltà economiche e ai più giovani. L’evento di inaugurazione si è svolto durante il giubileo dello sport, un’occasione simbolica per promuovere la pratica sportiva come strumento di crescita.
Il recupero del centro commerciale jambo: da bene confiscato a centro sportivo pubblico
Il centro commerciale jambo si estende su circa 4.300 metri quadrati al servizio della città di trentola ducenta. Questo spazio era appartenuto a una società riconducibile a michele zagaria, figura di spicco del clan dei casalesi, uno dei gruppi camorristici più noti in campania. Dal 2017 la struttura è sotto gli occhi e le mani dell’agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, un organo collegato al ministero dell’interno che si occupa di restituire questi spazi alla collettività. Il passaggio dall’area commerciale a un luogo destinato allo sport e all’inclusione segna una svolta significativa, anche per il rilancio urbano e sociale di una zona fortemente segnata dalle attività criminali.
La struttura di campo libhero: spazi polifunzionali per lo sport e l’inclusione
Il villaggio comprende più di dieci campi sportivi all’aperto, spazi con attrezzature per bambini e piscine, pensate per ospitare discipline differenti e diverse fasce di età. L’accesso è gratuito e indirizzato sia a professionisti del settore sia ad appassionati e famiglie, con particolare attenzione ai soggetti più in difficoltà. Il progetto si propone come un punto d’incontro per associazioni sportive, allenatori, dirigenti e atleti, offrendo anche la possibilità di partecipare a eventi e momenti di confronto con campioni sportivi. In questo modo, sport e formazione vanno di pari passo per contrastare la marginalizzazione e costruire un ambiente più sano e inclusivo nel territorio.
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Il ruolo delle istituzioni e delle federazioni sportive nell’iniziativa
Il villaggio sportivo è frutto della collaborazione tra più soggetti pubblici e privati. Tra i principali partner si segnalano numerose federazioni sportive e l’ente sport e salute, che ha contribuito con investimenti per oltre 65 milioni di euro distribuiti in tutto il paese su migliaia di progetti di natura sociale e sportiva. La coordinatrice per la campania, francesca merenda, ha richiamato l’importanza del coinvolgimento di oltre 5.000 realtà, tra associazioni sportive, enti locali e persino istituti carcerari, per promuovere la partecipazione e l’inclusione ai livelli più diversi. Secondo gli organizzatori, campo libhero vuole diventare un faro per iniziative di rigenerazione urbana basate sulla pratica sportiva.
Testimonianze e obiettivi sociali: lo sport come motore di rinascita
luigi moscato, amministratore unico del villaggio, ha sottolineato il valore educativo dello sport nelle aree più fragili. Ha spiegato che la struttura serve come strumento per evitare l’emarginazione e per far crescere un senso di legalità nelle nuove generazioni. Non a caso il progetto è rivolto a tutti, senza distinzioni sociali, e include programmi specifici per bambini con disabilità fisiche, intellettive e sensoriali. Una voce importante è quella di angela procida, medaglia di bronzo alle paralimpiadi di parigi 2024, che ha invitato i giovani a non demordere davanti alle difficoltà. I loro messaggi confermano quel che si vede nella pratica: lo sport può essere un mezzo per dare risposta alle sfide sociali e restituire opportunità concrete ai territori segnati dalla criminalità.