Il tema della casa torna a essere protagonista nella politica di Trento, alla luce dei dati recenti che evidenziano un aumento significativo degli sfratti e una domanda di alloggi a canone sostenibile in forte crescita. Pur essendo una problematica diffusa nelle grandi città italiane, anche nella capitale del Trentino la questione abitativa si fa sempre più pressante, con riflessi sulla qualità della vita e sulle scelte dei candidati sindaco. Vediamo come si articola il problema e quali sono le condizioni che hanno portato a questa situazione.
i dati sugli sfratti e la domanda di case popolari a Trento
Negli ultimi dieci anni, dal 2013 al 2023, gli sfratti a Trento sono aumentati di circa il 24%, passando da 388 a 482 casi registrati. Questo incremento rappresenta un segnale tangibile delle difficoltà di molte famiglie nel mantenere gli impegni economici legati agli affitti. L’Ordine degli assistenti sociali della provincia ha messo in luce questi dati, suggerendo la necessità di un osservatorio regionale per monitorare con attenzione l’emergenza abitativa.
crescente domanda di case popolari
Parallelamente al crescente numero di sfratti, è aumentata anche la richiesta di alloggi a canone sostenibile. Nel solo comune di Trento sono state presentate ben 1.505 domande, ma soltanto 121 sono state accolte, una percentuale molto bassa che sottolinea lo squilibrio tra domanda e offerta. La scarsità di risposte concrete alimenta la pressione sociale e spinge le parti coinvolte – dalle istituzioni ai candidati sindaco – a cercare soluzioni efficaci e rapide per arginare il problema.
fattori che hanno alimentato l’emergenza abitativa
Il fenomeno che si definisce “emergenza abitativa” riguarda persone che non riescono ad accedere a una casa in condizioni dignitose, sicure e con costi sostenibili. A Trento contribuiscono più cause tra loro interconnesse. Il primo elemento è l’aumento generale dei costi degli affitti e, in parte, dei mutui. La crescita dei prezzi supera le capacità di spesa di molte famiglie, soprattutto considerando che i salari medi nella provincia di Trento sono tra i più bassi del Nord-Est e si collocano 40esimi in Italia su scala nazionale.
reddito stagnante e aumento delle spese
La stagnazione del reddito unita all’aumento delle spese per servizi energetici, bollette e inflazione ha peggiorato la situazione economica delle famiglie. Questo si traduce in una crescente difficoltà a sostenere le spese abitative, con conseguente aumento degli sfratti per morosità. Altri fattori sono la carenza di edilizia sociale e pubblica; la domanda di case popolari supera nettamente la disponibilità in città.
Al contempo fenomeni legati alla “gentrificazione” e alla cosiddetta “turistificazione” hanno un impatto sui prezzi delle abitazioni. Questi processi portano alcune zone della città ad aumentare i prezzi in favore di investimenti turistici o di fascia alta, riducendo l’accesso ai residenti di fascia media e bassa. L’effetto combinato di tutte queste cause ha esasperato la crisi abitativa.
la scarsità di alloggi disponibili e i problemi legati al mercato immobiliare locale
Uno degli aspetti più critici è la reale disponibilità di alloggi, che non riesce a soddisfare la domanda crescente. A Trento si registra una carenza di immobili affittabili a lungo termine, influenzata da diverse dinamiche. Gli affitti brevi, come quelli legati a bed&breakfast o piattaforme turistiche, sottraggono immobili che potrebbero invece essere messi a disposizione di famiglie in cerca di un’abitazione stabile.
Nel territorio provinciale, gli uffici registrano circa 89 strutture destinate ad affitti brevi tra Trento, Monte Bondone e l’altopiano di Piné. Pur non essendo un numero elevato, esiste la convinzione che un intervento fiscale potrebbe incentivare i proprietari a preferire contratti più lunghi e stabili, aumentando così la disponibilità.
problemi legati all’edilizia pubblica e privata
Un altro elemento riguarda gli immobili gestiti da Itea, la società edilizia pubblica del Trentino. A Trento ci sono centinaia di appartamenti da recuperare e rimettere sul mercato, ma molti restano inutilizzati o difficilmente accessibili a causa di lavori di manutenzione o ristrutturazione necessari. L’insufficiente manutenzione e la lentezza nel recupero degli spazi rappresentano un freno per ampliare l’offerta abitativa pubblica.
Il problema si accentua con gli appartamenti sfitti posseduti da privati. Gli sfratti sono procedure complesse e dispendiose, e la pandemia ha fatto crescere la prudenza dei proprietari. Molti preferiscono tenere vuoti gli immobili finché non si presentano candidati affidabili piuttosto che rischiare inquilini morosi. Questo porta a un’ulteriore diminuzione dell’offerta sul mercato.
la questione degli alloggi per studenti e le proposte in campo
Un mercato abitativo particolare da considerare a Trento è quello legato agli studenti universitari. L’Università ha un bacino importante di iscritti che necessitano di soluzioni abitative temporanee durante l’anno accademico. Da anni si discute della necessità di nuove residenze studentesche in grado di alleggerire la pressione sugli appartamenti privati in affitto.
mancanza di spazi dedicati
La mancanza di spazi dedicati agli studenti spinge molti giovani a rivolgersi al mercato comune, convivendo con famiglie e lavoratori che cercano una sistemazione stabile. Offrire alloggi specifici potrebbe migliorare la vivibilità sia degli studenti sia dei residenti, ma a oggi progetti concreti faticano a decollare.
Nel complesso, la crisi abitativa a Trento si presenta con diversi livelli di criticità che interessano fasce sociali ampie. Le discussioni in corso vedono coinvolti esperti, rappresentanti delle istituzioni e operatori sociali, tutti chiamati a proporre interventi mirati. Gli strumenti fiscali, il recupero degli immobili pubblici e strategie dedicate per categorie specifiche sono alcune delle strade in fase di valutazione. La casa resta un nodo centrale da sciogliere per il prossimo futuro della città.