A roma, nel quartiere vigne nuove, un immobile occupato illegalmente è diventato un laboratorio di rigenerazione urbana con il progetto we-z, partito nel marzo 2025 e finanziato dall’Unione Europea. L’intervento durerà tre anni e punta a rivoluzionare l’area nel nord-est della capitale. Questo piano mira a migliorare non solo le infrastrutture ma anche la vita sociale e culturale dei residenti coinvolgendo soprattutto i giovani. Un vero spazio di rigenerazione urbana che va ben oltre le tradizionali ristrutturazioni architettoniche, abbracciando una visione di quartiere più sana e inclusiva.
L’origine del progetto e il finanziamento europeo
Il progetto we-z nasce dall’esigenza di rivitalizzare vigne nuove, una zona pensata negli anni settanta da un gruppo di architetti guidati da lucio passerelli. Il finanziamento di cinque milioni di euro arriva dal bando europeo eui-innovative actions, parte del programma new european bauhaus in region and cities. Grazie a questi fondi, l’area si trasformerà in un luogo dove il rinnovamento urbano si affianca a nuove opportunità sociali e culturali. La creazione di un parco pubblico e la riqualificazione degli spazi comuni delle case popolari sono solo alcune tappe di un piano più ampio.
Uno sguardo alla dimensione sociale
La prospettiva non si limita a un intervento estetico ma prevede anche la creazione di luoghi pensati per sostenere il benessere emotivo e mentale degli abitanti. Il coinvolgimento diretto della generazione z, ovvero ragazzi tra i 10 e i 25 anni, è uno degli elementi distintivi dell’iniziativa, che punta a renderli non solo fruitori ma anche co-creatori di questi nuovi spazi.
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Il ruolo dei giovani nella rigenerazione urbana di vigne nuove
Il cuore pulsante di questa trasformazione è rappresentato dai giovani delle scuole donato bramante, carlo matteucci e cristoforo colombo, insieme ai ragazzi del tsmree della asl, del polo lumerie e di altre realtà locali. Questi soggetti hanno partecipato attivamente ai workshop e alle attività di co-progettazione nei locali del living lab e dei casali di faonte, terminati il 30 maggio 2025.
Comunità di cura e appartenenza
L’iniziativa mira a trasformare vigne nuove in un modello nuovo di rigenerazione urbana, che ponga grande attenzione alla salute mentale dei giovani. Il progetto favorisce la creazione di una comunità di cura, costituita da persone con diverse provenienze sociali e culturali, coinvolte direttamente nella progettazione e gestione degli spazi pubblici del quartiere. Il lavoro pratico ha coinvolto quattro settori specifici: infrastrutture verdi, prodotti e servizi per la comunità, spazi per il welfare e aree pubbliche, oltre all’uso del corpo e del movimento come strumenti di cambiamento.
L’attenzione si concentra anche su gruppi di età specifici, come i bambini tra i 6 e i 10 anni e gli adolescenti tra i 13 e 18 anni, consentendo un coinvolgimento ampio e diversificato della gioventù locale. Grazie a questa formula, i giovani non solo contribuiscono materialmente al rinnovamento, ma offrono anche una nuova visione per il proprio quartiere, svincolata da stereotipi legati alla periferia.
Nuovi spazi e attività per migliorare il benessere sociale
Una delle iniziative più concrete del progetto è la creazione del progressive park, un’area verde che collegherà vigne nuove al tufello attraverso nuovi percorsi pedonali e la piantumazione di alberi. Questa trasformazione mira a offrire un ambiente che favorisca il benessere psicofisico e la socializzazione degli abitanti.
Gestione partecipata degli spazi
La gestione degli spazi rigenerati è affidata direttamente ai ragazzi coinvolti, che decidono come utilizzare le aree per attività sportive, culturali e ricreative. La collaborazione di numerosi partner istituzionali e sociali ha permesso di avviare laboratori creativi e manuali. Per esempio, con il supporto di officine zero si svolgono lavori di falegnameria, ceramica e pittura. Qui i giovani realizzano anche sculture mobili, pensate per interagire con chi le osserva e cambiare nel tempo, esprimendo emozioni e stati d’animo differenti.
La tecnica teatrale è stata impiegata per creare un clima di fiducia e confronto tra gruppi diversi di ragazzi, favorendo sintonia e cooperazione. Le attività mirano a eliminare pregiudizi e distanze sociali, creando un clima di ascolto e rispetto all’interno di uno spazio protetto. Questa metodologia è stata fondamentale per rafforzare il senso di appartenenza e per stimolare la creatività dei partecipanti.
Impatto sociale e partecipazione attiva della generazione z
we-z ha ottenuto un riscontro positivo fra i ragazzi. Molti di loro hanno dichiarato che l’esperienza ha cambiato il loro modo di vedere il quartiere e il proprio ruolo nella comunità. Maria, per esempio, racconta di come il progetto abbia aperto nuove prospettive e favorito l’incontro con persone di realtà differenti. Francesco racconta di un cammino condiviso per restituire vita a un territorio fino a poco tempo fa lasciato a se stesso.
Gli incontri e le passeggiate urbane hanno permesso ai giovani di individuare punti di forza dell’area e di riflettere sull’importanza del gioco, della rinascita e del sostegno reciproco. Questo processo di osservazione e azione concreta contribuisce a modificare l’immagine di vigne nuove, offrendo spazi capaci di migliorare la qualità della vita e di alimentare un senso di comunità tra gli abitanti.
La responsabilizzazione dei ragazzi include una gestione autonoma di eventi e spazi, favorendo attività sportive, culturali, ma anche momenti di isolamenti per chi ne ha bisogno. Il progetto si propone così di costruire un modello replicabile di rigenerazione, in cui giovani, istituzioni e società civile collaborano per ridisegnare l’ambiente urbano e le relazioni umane di una periferia capitolina.