Lunedì 22 maggio a Pescara è convocato uno sciopero regionale dei lavoratori della sanità privata accreditata e delle rsa abruzzesi. L’iniziativa punta a denunciare la lunga scadenza dei contratti collettivi nazionali e la mancanza di risposte concrete da parte delle controparti datoriali e della regione. Dietro a questa protesta ci sono migliaia di operatori che ogni giorno garantiscono assistenza, ma fermi da anni per quanto riguarda diritti e salari.
La protesta dei lavoratori della sanità privata e delle rsa abruzzesi
Sono oltre 5.000 gli operatori coinvolti nello sciopero convocato dalle sigle sindacali FP CGIL, CISL FP e UIL FPL di Abruzzo Molise. Questi lavoratori prestano servizio nelle strutture private accreditate e nelle rsa, ma da anni vivono una situazione di disagio legata al mancato rinnovo dei contratti nazionali di lavoro. Il contratto di riferimento nel settore privato è scaduto da oltre sei anni, mentre quello delle rsa non viene rinnovato da più di dodici. Questo blocco ha creato un clima di incertezza, aggravato da salari fermi e carichi di lavoro che continuano a salire.
Storie di operatori in prima linea
I sindacati sottolineano che questa situazione penalizza soprattutto chi si occupa ogni giorno dell’assistenza a cittadini fragili e pazienti, senza ottenere però condizioni di lavoro adeguate. Non si tratta solo di numeri ma di storie di persone impegnate in un servizio fondamentale per il sistema sanitario regionale. La protesta nasce dalla necessità di far riconoscere diritti basilari che mancati da troppo tempo rappresentano un ostacolo anche alla qualità del servizio erogato.
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Rifiuto delle controparti e la richiesta di un atto politico alla regione abruzzo
La tenuta della vertenza si incrocia con il rifiuto delle controparti datoriali di aprire un confronto serio e concreto sul rinnovo dei contratti. Come spiegano i sindacati, la motivazione ricorrente è la presunta mancanza di risorse. Questo argomento si traduce però in uno stallo che pesa esclusivamente sui lavoratori, chiamati a gestire un aumento dei carichi di lavoro senza adeguamenti retributivi o prospettive di miglioramento.
La regione abruzzo chiamata in causa
Anche la regione Abruzzo viene chiamata in causa. Le sigle sindacali lamentano il ruolo passivo di chi dovrebbe invece assumere una posizione politica chiara. In particolare viene chiesto di subordinare l’accreditamento e il rinnovo delle convenzioni con le strutture private al rispetto dei contratti collettivi nazionali firmati dalle organizzazioni sindacali rappresentative. Una misura che i sindacati definiscono non provocatoria, ma necessaria per riportare ordine e giustizia nel settore.
Questa richiesta punta a imporre un sistema dove l’erogazione dei servizi sanitari da parte di strutture private sia legata al rispetto di norme e diritti dei lavoratori, evitando così un doppio binario tra salvaguardia economica e tutela delle persone che operano nella sanità.
Presidio e appello al dialogo con la giunta regionale
Il presidio indetto a Pescara in piazza Unione rappresenta un momento di mobilitazione pubblico che vuole rompere il silenzio attorno a questa vertenza. I sindacati hanno già richiesto un incontro con il presidente della regione Marco Marsilio e con l’assessore alla sanità Nicoletta Verì. L’obiettivo è avviare un confronto che possa portare a soluzioni concrete e immediate per sbloccare la situazione sui contratti e sulle condizioni di lavoro.
Dietro la protesta non ci sono solo richieste economiche ma anche la difesa di un sistema sociosanitario che vede nelle strutture private accreditate un pilastro importante. L’interruzione del lavoro in queste strutture mostra quanto la vertenza coinvolga tutto il funzionamento dell’assistenza regionale.
In questo quadro, lo sciopero non si limita a bloccare le attività, ma si configura come un serio appello affinché si ponga fine all’arretramento dei diritti e si ristabilisca il rispetto dovuto a chi lavora con impegno e responsabilità nel settore sanitario.