L’attenzione delle forze dell’ordine italiane si concentra sempre più sui fenomeni di radicalizzazione jihadista che coinvolgono giovani e giovanissimi. A Perugia, un ventenne di origine marocchina è stato fermato dai carabinieri del Ros per la sua disponibilità a unirsi allo Iskp, la branca dello Stato Islamico attiva nell’area del Khorasan. Il caso è sintomo di un fenomeno più ampio, con ragazze e ragazzi che si avvicinano a ideologie estremiste spesso tramite internet. Le tensioni geopolitiche attuali, in particolare l’escalation tra Israele, Stati Uniti e Iran, contribuiscono a far salire la propaganda online, alimentando la minaccia di attentati anche in Italia, dove si teme l’azione di lupi solitari privi di legami con cellule strutturate.
I giovani e la radicalizzazione via web, un rischio in aumento
Negli ultimi mesi, la rete è diventata terreno fertile per la diffusione di messaggi jihadisti rivolti a target sempre più giovani e fragili. Ragazzi minorenni e ventenni si avvicinano a contenuti che incitano alla violenza e all’adesione a gruppi estremisti come lo Iskp o lo Stato Islamico. Le forze di sicurezza osservano con preoccupazione questa tendenza, che trova terreno facile nell’isolamento sociale e nell’accesso a piattaforme poco controllate. A Milano, a inizio 2025, un ventenne egiziano studente universitario è stato arrestato per propaganda jihadista e possesso di informazioni per la costruzione di ordigni artigianali. A Merano, poco prima, un trentenne perito elettrotecnico veniva fermato per attività simili, così come a Palermo due giovani bengalesi sono stati bloccati per diffusione di materiale estremista.
Una rete di radicalizzazione che si espande
Questi episodi non si limitano a singoli casi isolati ma testimoniano un filone persistente di radicalizzazione giovanile che si svolge soprattutto online. Le organizzazioni estremiste sfruttano le tensioni internazionali, diffondendo appelli alla violenza e spingendo ad attacchi improvvisati, soprattutto con armi bianche, che sono più facili da reperire rispetto a esplosivi o armi da fuoco. In questo contesto, la linea di confine tra propaganda e atti reali si fa sottile, con il rischio che singoli individui compiano azioni violente senza supporto diretto da gruppi organizzati.
Leggi anche:
Sicurezza interna e controllo delle frontiere tra minacce emergenti e flussi migratori
Il dato migratorio in Italia registra un aumento della pressione, con oltre 30mila sbarchi previsti nel 2025, circa 6mila più rispetto all’anno precedente, concentrati soprattutto sulle partenze dalla Libia. Le autorità italiane hanno intensificato i controlli e monitorano attentamente i profili delle persone che arrivano su territorio nazionale, per intercettare eventuali soggetti con legami islamisti o che possano rappresentare un pericolo per la sicurezza. La valutazione dei flussi migratori si integra con il controllo di altre rotte, come quella balcanica, adottando pattugliamenti comuni con polizia slovena e croata lungo il confine con la Bosnia. Questo dispositivo sperimentale durerà almeno tre mesi ed è stato implementato con l’obiettivo di evitare infiltrazioni di estremisti destinati a muoversi in Europa.
Rafforzamento della protezione di obiettivi sensibili
Parallelamente, il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica ha diramato disposizioni più stringenti per la protezione di obiettivi sensibili. Prefetti e forze dell’ordine sono impegnati a rafforzare la vigilanza intorno a basi Usa, infrastrutture Nato, e siti legati agli Stati Uniti e Israele. C’è massima attenzione anche verso potenziali manifestazioni o azioni di movimenti antimilitaristi e antagonisti, che potrebbero sfruttare il clima di tensione per eventi di protesta. La strategia si focalizza pure sugli aeroporti e stazioni ferroviarie frequentati da turisti americani e comunità ebraiche, luoghi spesso considerati possibili obiettivi.
La minaccia dei lupi solitari e la prudenza nelle aree pubbliche affollate
Nonostante la vigilanza su centinaia di obiettivi ritenuti sensibili, la paura più grande riguarda la possibilità di attacchi compiuti da singoli individui, non collegati a strutture organizzate. Negli ultimi mesi, in altri paesi europei come la Germania, si sono moltiplicati episodi in cui sconosciuti hanno usato auto o armi bianche contro la folla, spesso in aree di intrattenimento o strade affollate. Questi comportamenti sono difficili da prevedere e fermare preventivamente. Perciò, le forze dell’ordine suggeriscono di garantire protezione supplementare durante eventi con grandi assembramenti, serate nei locali o concerti.
Un profilo specifico dell’aggressore
Il numero di aggressioni e attentati in Europa è cresciuto notevolmente nel 2024 rispetto all’anno prima e la maggior parte è legata alle tensioni nella Striscia di Gaza. Questi attacchi vengono compiuti prevalentemente da giovani under 30 e in largo uso di armi bianche, un dettaglio che indica un profilo specifico dell’aggressore, spesso guidato più da ideologie di contesto che da supporti diretti da cellule armate. L’apertura di nuovi fronti di conflitto, come quello legato all’Iran, rischia di alimentare ulteriori reclutamenti online, incluso in Italia.
La sicurezza cyber nelle industrie chiave come nuovo fronte di controllo
Un aspetto cruciale di questa fase riguarda la sicurezza informatica, soprattutto nei settori critici come energia e difesa. La guerra ibrida in corso prevede attacchi cyberspaziali che accompagnano con atti materialmente violenti le ostilità sul terreno. Le autorità nazionali hanno intensificato le misure di sicurezza per contrastare tentativi di penetrazione da parte di hacker, spesso legati a stati o gruppi sovversivi internazionali. Il monitoraggio riguarda in modo particolare i sistemi di controllo e gestione di impianti fondamentali per il funzionamento del paese.
Un contributo fondamentale per la prevenzione
Questi interventi rappresentano un contributo fondamentale per prevenire danni a infrastrutture strategiche, che potrebbero causare crisi energetiche o problemi alla produzione di armamenti. Gli attacchi digitali prendono di mira non solo computer ma anche reti di comunicazione, dispositivi industriali e software di rete, con l’obiettivo di creare disservizi o raccogliere informazioni sensibili. Il rafforzamento di questo fronte si somma alle altre misure di sicurezza terrestre ed espande l’azione preventiva verso una dimensione più complessa e meno visibile.