La quarta edizione del DMED – Salone della Dieta Mediterranea si è tenuta tra il 30 maggio e l’1 giugno 2025 negli spazi del Next – Nuova Esposizione Ex Tabacchificio di Paestum. Con oltre 100 stand e una partecipazione di 25.000 visitatori, l’evento si è confermato uno dei principali appuntamenti internazionali per la valorizzazione della dieta mediterranea, riconosciuta patrimonio immateriale dell’Unesco. Numerose istituzioni, enti regionali e organizzazioni nazionali hanno supportato l’iniziativa, che ha visto la presenza di scienziati, chef, giornalisti e rappresentanti delle istituzioni in una tre giorni ricca di appuntamenti.
L’organizzazione e il sostegno istituzionale dell’evento
Il consorzio Edamus ha promosso il salone, che ha ricevuto il patrocinio di vari ministeri italiani: Università e Ricerca, Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste, Cultura e Turismo. Diverse regioni hanno aderito all’evento, tra cui Campania, Sicilia, Calabria, Basilicata, Molise, Puglia e Lombardia, dimostrando un’ampia rappresentanza territoriale. Anche enti locali e nazionali hanno partecipato attivamente, come il Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, il Parco archeologico di Paestum e Velia, l’Associazione Borghi Autentici d’Italia e Coldiretti. Questo sostegno ha garantito la dimensione nazionale e la solidità dell’evento, valorizzando un tema centrale per l’Italia dal punto di vista culturale, ambientale e alimentare.
Un punto d’incontro tra scienza, economia e cultura
La presenza di enti così diversificati ha favorito una panoramica completa delle potenzialità del territorio. Il coinvolgimento di gruppi di produttori, organizzazioni agricole di varia dimensione e associazioni di categoria ha arricchito il dibattito su innovazione e tutela delle tradizioni. Anche il mondo accademico ha avuto un ruolo di rilievo: il Consiglio nazionale delle ricerche, università e istituti di ricerca hanno contribuito con approfondimenti e studi dedicati al valore della dieta mediterranea nei suoi risvolti scientifici e nutrizionali. Si è così creato un punto d’incontro tra scienza, economia e cultura.
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Protagonisti, talk e cooking show della manifestazione
La tre giorni ha visto la partecipazione diretta di oltre 300 ospiti, tra scienziati, chef di rilievo, giornalisti e artisti. Tra i momenti più importanti si sono svolti numerosi talk e cooking show, che hanno permesso di approfondire aspetti scientifici, culturali e culinari legati alla dieta mediterranea. Gli interventi hanno valorizzato il patrimonio locale attraverso confronti con esperti internazionali e testimonial della tradizione gastronomica.
Gli chef hanno preparato piatti espressione della dieta mediterranea, riproponendo ricette tradizionali con ingredienti locali. Questi momenti hanno permesso di avvicinare il pubblico alle tecniche di cucina tipiche del Mezzogiorno italiano, sottolineando l’importanza delle materie prime e la stagionalità dei prodotti. La presenza di personalità del giornalismo e della divulgazione ha contribuito a far emergere temi legati alla sostenibilità, ai rischi della globalizzazione alimentare e al valore della trasmissione delle conoscenze nelle nuove generazioni.
Temi di attualità e cultura nel turismo
I talk hanno affrontato anche tematiche attuali come il turismo culturale e rurale, aprendo uno spazio di confronto sulle prospettive di sviluppo locale nelle aree interne e lungo le coste. Artisti e rappresentanti istituzionali hanno evidenziato il ruolo della cultura e dell’ambiente come strumenti per la promozione del territorio.
Il turismo prossimale infantile e l’appopolamento nel cilento
Il 1° giugno 2025 si è svolto un incontro dedicato al turismo prossimale infantile e alla teoria dell’appopolamento, incentrato su strategie per contrastare lo spopolamento delle aree interne. Hanno partecipato la dott.ssa Laura Cuozzo, attivista Agenda Onu 2030, inviata de “l’Occhio di Salerno”; il dott. Pasquale Sorrentino, consigliere provinciale e vicesindaco di San Giovanni a Piro; e la scrittrice Antonella Casaburi, autrice del romanzo “Mirari”. Il dibattito ha messo in evidenza come il turismo possa diventare leva educativa e culturale per far tornare a vivere e amare i territori meno popolati.
Nuove forme di turismo per lo sviluppo locale
Pasquale Sorrentino ha presentato il suo intervento sui nuovi tipi di turismo e sulle opportunità di sviluppo legate all’inclusione delle scuole. Ha valorizzato l’idea di destagionalizzare i flussi turistici puntando sul turismo prossimale, cioè quello rivolto a residenti e a visitatori delle zone limitrofe. “Questo modello favorisce la conoscenza approfondita del territorio e crea occasioni di lavoro e impresa, anche attraverso startup nate attorno a iniziative sostenibili.”
Antonella Casaburi ha parlato del suo romanzo, ambientato nel Cilento, che racconta un ritorno alle radici attraverso la riscoperta del paesaggio, delle tradizioni e della cultura locale. La narrazione sottolinea l’importanza di “saper osservare e apprezzare la propria terra per non abbandonarla.” Il testo invita a considerare la bellezza come un valore da proteggere e trasmettere.
La teoria e la pratica del turismo prossimale infantile
La dott.ssa Laura Cuozzo ha illustrato la sua teoria del turismo prossimale infantile, un approccio pedagogico che coinvolge i bambini delle aree a rischio spopolamento facendoli partecipare attivamente a visite e scoperte del territorio. L’obiettivo è coltivare nei più piccoli un legame affettivo con il luogo in cui vivono, soprattutto in luoghi montani o interni spesso trascurati. Cuozzo ha spiegato che, attraverso percorsi pensati insieme alle famiglie, i bambini possono conoscere emozioni vere legate alla natura, al patrimonio culturale e alle comunità locali.
Un progetto basato su volontariato e rete territoriale
Il progetto si basa sul volontariato e mette in rete associazioni, enti locali e famiglie, seguendo le indicazioni del target 4 dell’Agenda Onu 2030, cioè la lotta alla povertà educativa. L’esperienza parte dal Cilento, ma la dott.ssa Cuozzo ha indicato che questo modello si può applicare a tutta l’Italia, comprese le zone costiere, e può rappresentare un metodo replicabile per sostenere le comunità più isolate.
Durante l’incontro è emerso come questa forma di turismo, che punta a generare radicamento e consapevolezza fin dall’infanzia, possa invertire le tendenze di abbandono, favorire lo sviluppo sociale e mantenere vive tradizioni e cultura locale. “Coinvolgendo bambini, famiglie e volontari, il progetto crea occasioni di scambio e conoscenza che consolidano il senso di appartenenza.”
Un metodo educativo per contrastare lo spopolamento
Il turismo prossimale infantile si configura come strumento per tenere vive le comunità interne, puntando sui legami affettivi con il territorio. Il coinvolgimento diretto dei più piccoli nella scoperta dei propri luoghi d’origine aiuta a costruire identità e orgoglio locale. La presenza di mamme, volontari e di altri bambini crea inoltre un clima di socialità che rafforza i legami comunitari.
Secondo la dott.ssa Cuozzo questo approccio, se adottato su scala più ampia, potrebbe provocare un cambio di rotta rispetto alle attuali tendenze demografiche. Il legame che si sviluppa nei bambini attivando curiosità e stupore potrebbe trasformarsi in una scelta di vita per le generazioni future, riducendo il rischio di abbandono delle aree interne ai grandi centri urbani e alle metropoli.
Restituire valore alle tradizioni, alla cultura e all’ambiente è al centro di questo metodo, che si affianca ad altre azioni di promozione territoriale. Il turismo proposto non è solo una visita di passaggio, ma un’esperienza educativa e affettiva in grado di lasciare un segno duraturo. Questo modello invita a rinnovare il rapporto tra giovani, territorio e comunità.