Nel cuore di Padova è riaffiorata una necropoli risalente al VI-V secolo a.C., una scoperta che apre nuovi scenari sulla storia antica della città. Scavi condotti in via Campagnola hanno portato alla luce tombe articolate e un cavallo sepolto, elementi che arricchiscono le conoscenze sull’origine e l’organizzazione sociale di quella che oggi è una delle maggiori città venete.
Scoperte e caratteristiche della necropoli ritrovata a Padova
L’esplorazione archeologica ha portato alla luce una decina di tombe, ma gli esperti ipotizzano che il sito contenga molte altre sepolture ancora da scavare. Le tombe appartengono a varie tipologie. Tra queste emergono le cosiddette tombe “a dolio”, ovvero vasche in terracotta che custodivano ossa, oggetti funebri e materiali legati ai rituali. Altre sepolture si presentano in casse lignee o cassette di pietra affiancate da dolii di grandi dimensioni, mentre alcune contengono inumazioni semplici nel terreno.
La sepoltura del cavallo e il suo significato
Una scoperta particolare è rappresentata dalla sepoltura di un cavallo. Questo animale aveva un significato simbolico importante: indicava un rango sociale elevato del defunto a cui era accanto. Per gli studiosi, la presenza del cavallo segnala un legame tra uomo e natura, ma anche una struttura sociale con distinzioni nette. Il cavallo, oltre a essere parte di un corredo funebre, rappresenta un “messaggero” silenzioso del mondo antico di quelle popolazioni.
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Tra le tombe finora analizzate la più ricca è una cassa lignea quadrangolare che custodisce 36 reperti diversi. Tra questi si contano due vasi ossuari, numerosi manufatti in ceramica, bronzo e ferro, ciascuno con implicazioni sul contesto culturale e sociale. È lecito pensare che il defunto fosse qualcuno con un ruolo di rilievo all’interno della comunità locale, forse un capo o un personaggio con responsabilità politiche o religiose.
Impatto della necropoli sulla conoscenza storica di Padova
Questa scoperta modifica in modo significativo la comprensione dell’urbanistica e dello sviluppo di Padova in epoca pre-romana. L’archeologo Vincenzo Tiné sottolinea che i confini della città emersi dagli scavi coincidono con quelli consolidati nel periodo romano. Questo elemento fornisce un riferimento chiaro sull’evoluzione del territorio e sulla continuità del suo insediamento.
Coinvolgimento dell’università e delle istituzioni
La rettrice dell’Università di Padova, Daniela Mapelli, ha spiegato che i lavori per nuovi spazi universitari in via Campagnola hanno permesso di riportare alla luce un patrimonio archeologico importante. La scoperta congiunge in modo concreto il presente accademico con la storia antica della città e dimostra il valore di integrare le attività di ricerca con lo sviluppo urbano. Il confronto tra i reperti, il contesto in cui sono stati trovati e la storia di Padova arricchisce l’attuale conoscenza storica locale.
Oltre alla rettrice, sul luogo degli scavi erano presenti la professoressa Monica Salvadori, prorettrice con delega alla cultura archeologica, e l’architetto Giuseppe Olivi, responsabile tecnico dei lavori. La collaborazione tra università e soprintendenza ha garantito un approccio scientifico e concreto agli scavi e ai rilievi, favorendo la massima tutela del sito.
Riflessioni sul valore della memoria storica e della ricerca archeologica urbana
Studiare reperti e tombe di età protostorica in un contesto urbano moderno, come Padova, offre una chiave per approfondire la storia materiale e sociale della città. Ogni elemento ritrovato – dalle ceramiche ai resti animali – racconta un pezzo di vita passata, aiutando a capire come abitanti di secoli fa organizzassero il loro mondo.
Il lavoro degli archeologi, storici e tecnici su questi scavi apre finestre su pratiche funerarie, sulla gerarchia sociale, sulle credenze. Nell’area metropolitana di Venezia, Belluno, Padova e Treviso la sinergia tra ricerca e conservazione si traduce in un’occasione per tutti cittadini di confrontarsi con una memoria collettiva nascosta nelle fondamenta della città.
In effetti situazioni come queste mostrano come lo sviluppo urbano, pur modificando il territorio, può anche portare alla luce tracce preziose del passato. Naturalmente ogni ritrovamento richiede studi approfonditi e tempi lunghi, ma già ora questo sito si presenta come uno dei più interessanti in Veneto per i secoli che precedono la dominazione romana. Il passato anonimo, respirato attraverso quegli oggetti, dà sostanza a una storia meno raccontata, cominciando così a cambiare il modo in cui si guarda a Padova antica.