A napoli le gallerie d'italia ospitano "due cuori e una capanna", progetto fotografico di daniele ratti

A napoli le gallerie d’italia ospitano “due cuori e una capanna”, progetto fotografico di daniele ratti

Le Gallerie d’Italia a Napoli ospitano la mostra fotografica di Daniele Ratti, che esplora il legame tra architettura e storie d’amore attraverso case simboliche e riflessioni sul valore emotivo dell’abitare.
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La mostra fotografica "Due cuori e una capanna" di Daniele Ratti, in esposizione alle Gallerie d'Italia di Napoli fino al 14 settembre, esplora il rapporto tra architettura e storie d'amore, raccontando come le case diventino simboli di memoria, emozioni e legami affettivi. - Gaeta.it

Le gallerie d’italia a napoli presentano, fino al 14 settembre, il progetto fotografico “due cuori e una capanna” di daniele ratti. La mostra mette in luce una selezione di scatti che intrecciano architettura e storie d’amore, raccontate attraverso abitazioni celebri e spazi intimi, simboli di affetti profondi e vissuti quotidiani. Il percorso espone anche riflessioni sul valore emotivo dell’abitare, offrendo al pubblico uno sguardo su come le case diventino custodi di memoria e connessione tra persone.

Il progetto fotografico: un racconto tra architettura e relazioni affettive

daniele ratti ha scelto quarantadue fotografie per raccontare un viaggio inedito tra architetture uniche e legami affettivi stretti all’interno delle case che li ospitano. La mostra documenta come lo spazio abitato non sia solo un contenitore fisico, ma anche teatro di emozioni e di storie personali che si intrecciano con le forme e i materiali delle dimore. La sensazione che traspare è quella di un rapporto vivido tra ambiente costruito e vissuto emotivo, che rende ogni fotografia un’istantanea di intimità e condivisione.

L’espressione “due cuori e una capanna” è titolo e filo conduttore della mostra. Comunicativamente usata per indicare un’unione semplice e armoniosa, in questo contesto si apre a nuovi significati. Non solo il legame tra due persone ma anche la casa come rifugio, primo spazio di protezione e condivisione. Ratti parte dalla sua formazione in architettura, considerando la capanna come archetipo delle abitazioni umane. Questo primo spazio vitale, nato per difendersi dagli elementi, resta per tutti un simbolo d’origine e di protezione.

L’autore ha sviluppato il progetto in un arco temporale che va dal 2020 al 2024, esplorando abitazioni particolari sia per il loro valore progettuale sia per le storie di coppia che le hanno abitate. Ogni dimora diventa così un luogo di memoria, capace di raccontare il passare del tempo e le tracce lasciate dai suoi abitanti. La fotografia di ratti coglie questi elementi offrendo una testimonianza visiva che fonde architettura e sentimenti.

Le opere esposte e il contesto culturale

Il percorso espositivo prende avvio con due fotografie dedicate a iconiche costruzioni residenziali del XX secolo. Tra queste spiccano le immagini di Le Cabanon, il piccolo rifugio costruito da Le Corbusier nel 1951 per la moglie, un esempio di essenzialità e condivisione in riva alla Costa Azzurra. Poco lontano, la villa E-1027 progettata da Eileen Gray riflette un amore raccontato anche attraverso il nome stesso della casa, che diventa simbolo di un progetto di vita condivisa.

Nella mostra sono presenti inoltre riferimenti a personaggi noti come José Saramago e Mimmo Jodice, oltre a un richiamo a Michelangelo Antonioni e Monica Vitti legati a La Cupola in Sardegna. Questa scultura abitabile rappresenta un dialogo con il territorio gallurese, espressione di un’equazione tra arte, architettura e paesaggio che amplifica il valore affettivo del vivere in uno spazio unico.

Il visitatore può arricchirsi del racconto attraverso immagini accompagnate da testi tratti dagli appunti personali di daniele ratti. Queste note rivelano piccoli particolari e storie nascoste all’interno delle scene fotografate, elementi che svelano tracce di memoria collettiva e senso di appartenenza profonda ai luoghi.

Una riflessione sul significato dell’abitare nelle gallerie d’italia

La mostra si inserisce nel ricco calendario delle gallerie d’italia guidate da Intesa Sanpaolo, sedi distribuite tra napoli, milano, torino e vicenza. Qui l’arte dialoga con la cultura e la storia del territorio, dando spazio a mostre che coinvolgono varie forme d’espressione artistica. Michele Coppola, direttore generale delle Gallerie d’Italia, sottolinea come questa iniziativa rappresenti un’importante occasione per un museo aperto a tutti, capace di raccontare attraverso la fotografia un aspetto delicato e poetico dell’esistenza.

Il lavoro di ratti si inserisce in questo contesto proponendo una visione intima dell’architettura, percepita non solo come struttura, ma come custode di relazioni umane. Questo legame profondo tra spazio e affetti diventa il tema portante di un’esposizione che invita a guardare con altri occhi l’idea di casa e di luogo condiviso, riconoscendo nelle forme e negli spazi un ponte verso la memoria e i sentimenti. Le immagini raccolte nella mostra restituiscono così una dimensione intima e universale allo stesso tempo.

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