A napoli cresce la violenza armata tra baby gang e minori coinvolti in scontri camorristici nel 2024

A napoli cresce la violenza armata tra baby gang e minori coinvolti in scontri camorristici nel 2024

La relazione 2024 della Direzione Investigativa Antimafia evidenzia l’aumento della violenza armata a Napoli, con minori e baby gang coinvolti in scontri camorristici che destabilizzano la sicurezza urbana.
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La relazione 2024 della DIA evidenzia un grave aumento della violenza armata a Napoli, con minori e baby gang coinvolti in scontri camorristici, segnando una preoccupante escalation sociale e criminale nelle periferie della città. - Gaeta.it

La relazione 2024 della Direzione Investigativa Antimafia , presentata dal direttore Michele Carbone, consegna un quadro preoccupante sulla violenza armata a Napoli. L’aumento significativo di episodi caratterizzati dall’uso delle armi da fuoco coinvolge spesso minori e baby gang legate a contesti camorristici. Questi eventi denunciano tensioni sociali e criminali profonde in alcune zone della città, con conseguenze gravi e drammatiche.

Il drammatico aumento degli episodi di violenza armata a napoli

Nel corso del 2024, la violenza armata urbana ha registrato numeri allarmanti a Napoli. Il rapporto della DIA parla di 13 omicidi e 49 ferimenti provocati da colpi d’arma da fuoco, tutti riconducibili a lotte tra clan camorristici o a scontri fra gruppi affiliati. La città si configura come “emblematica” per questa escalation, mostrando un fenomeno radicato e determinato da rivalità spesso legate al controllo del territorio e delle attività illecite.

Questo incremento di ferimenti e omicidi, molte volte consumati in pieno giorno e in luoghi frequentati, destabilizza l’idea di sicurezza urbana. L’uso delle armi è sempre più frequente anche tra i giovani, segnando una tendenza preoccupante verso la violenza come risposta a conflitti banali o dispute personali. Napoli, infatti, non è solo teatro di scontri fra clan, ma anche di una militarizzazione precoce di alcune fasce giovanili, che finisce per alimentare un ciclo senza fine.

La presenza di armi tra minori

La relazione della DIA evidenzia che la presenza di armi tra minori non è un episodio isolato. Vengono citati casi specifici di giovane età, coinvolti sia come vittime che come autori delle aggressioni armate, segno di un contesto in cui la legalità fatica a imporsi.

Il caso di santo romano e l’impiego di armi da parte di minorenni

Un episodio particolarmente emblematico evocato nella relazione è la morte di Santo Romano, avvenuta la notte del 2 novembre 2024 a San Sebastiano al Vesuvio. La vittima è deceduta durante una lite scaturita da un motivo futile: una pedata su una scarpa di valore. Il fatto assume una gravità particolare poiché l’aggressore è un minore residente nel quartiere Barra, che ha estratto una pistola e sparato, ferendo due giovani. Uno di essi è morto poco dopo in ospedale.

Questo evento rappresenta un esempio concreto della “precoce militarizzazione” di ambienti giovanili affiliati a realtà camorristiche. La facilità con cui un minore ha utilizzato un’arma da fuoco testimonia la diffusione di una cultura illegale che arma ragazzi senza scrupoli. Oltre alla tragedia del singolo caso, la scena disegna una realtà più ampia, in cui strumenti letali circolano facilmente tra giovani, minando sicurezza e coesione sociale.

Rischi legati al coinvolgimento dei minori

I rischi connessi a questa evoluzione sono molteplici: il coinvolgimento diretto di minori nelle dinamiche di criminalità armata può estendersi a nuovi settori della popolazione giovanile, innescando ulteriori episodi di sangue e ampliando la platea di vittime e responsabili.

Baby gang e violenza diffusa nelle periferie della città

L’azione di gruppi criminali composti in gran parte da minorenni e neomaggiorenni e la loro presenza nei quartieri più difficili di Napoli emergono come un elemento centrale nello scenario segnalato dalla DIA. Queste baby gang agiscono prediligendo metodi violenti e sono alla base di frequenti rapine su strada e scontri armati per il controllo territoriale.

La relazione evidenzia episodi emblematici accaduti nel 2024. A Pianura, il 1° settembre è stato rinvenuto il corpo di Gennaro Ramondino, giovane ventenne, parzialmente carbonizzato e con ferite da arma da fuoco. Si attribuisce l’agguato a un minore, motivato da questioni legate allo spaccio di droga. Ramondino era già scampato a un tentativo di omicidio due anni prima.

Nel centro di Napoli, il 24 ottobre, Emanuele Tufano, quindicenne, è stato ucciso in circostanze ancora da chiarire. Meno di due settimane dopo, un altro ragazzo diciottenne, Arcangelo Correra, è stato colpito alla testa da un coetaneo. Quest’ultimo si è poi consegnato alle autorità parlando di una sparatoria “per gioco”. Questi fatti rivelano una violenza che coinvolge giovanissimi, spesso ancora privi di precedenti penali, in manifestazioni letali.

Le baby gang si diffondono in vari quartieri e si caratterizzano per un’azione aggressiva e per l’utilizzo abituale di armi. Questo modello comporta un aumento della conflittualità, causando morti, feriti e un clima di paura perpetuo tra i residenti.

Povertà educativa e assenza di presidi di legalità nelle periferie

La DIA nella sua relazione mette in relazione la violenza crescente con condizioni sociali difficili nelle zone periferiche di Napoli. Tra queste emergono l’abbandono scolastico e la carenza di opportunità educative. Molti dei giovani coinvolti provengono da contesti segnati da povertà e mancanza di alternative, che facilitano il loro avvicinamento a contesti criminali.

La diffusione di una cultura delle armi tra i giovanissimi contribuisce a una dinamica pericolosa: la violenza si normalizza e l’utilizzo delle pistole diventa una risposta immediata e irriflessa a contrasti spesso futili. Il coinvolgimento diretto di minori tra le vittime e i colpevoli mette in luce l’urgenza di rafforzare i presidi istituzionali nelle aree a rischio.

Degrado sociale e mancanza di interventi

Questo fenomeno non riguarda solo le mafie tradizionali, ma più in generale il degrado sociale, l’assenza di figure di riferimento e una scarsa presenza dello Stato. La relazione della DIA richiama la necessità di interventi mirati e urgentissimi, finalizzati a bloccare la diffusione della violenza armata tra i più giovani e a recuperare territori che rischiano di essere persi.

Le cifre e i dati raccolti nel 2024 mostrano un quadro grave, con minori sempre più esposti a dinamiche criminali. Un segnale che i problemi vanno affrontati a più livelli, dentro le scuole, nelle famiglie, ma anche con azioni di polizia mirate e politiche sociali efficaci. La sicurezza urbana dipende dalla capacità di opporsi a questa escalation prima che prenda il sopravvento.

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