La mattina del 5 giugno 1975, a cascina spiotta in località arzello, si consumava uno degli episodi più drammatici della storia dei carabinieri in provincia di alessandria. Cinquant’anni dopo, proprio nel giorno del 211º anniversario della fondazione dell’Arma, la comunità di Melazzo si è riunita per commemorare la sparatoria dove ha perso la vita l’appuntato Giovanni D’Alfonso. Quel giorno lo scontro avvenuto tra le forze dell’ordine e i membri delle Brigate Rosse, che tenevano in ostaggio Vittorio Vallarino Gancia – rapito il giorno precedente – segnò anche il decesso di Margherita “Mara” Cagol, compagna di Renato Curcio.
La cerimonia di commemorazione a melazzo
L’amministrazione comunale di Melazzo ha organizzato una cerimonia di ricordo ufficiale a cinquant’anni dall’evento. Il sindaco Piero Luigi Pagliano ha accolto la delegazione composta dal consigliere regionale Acquese Marco Protopapa e dal collega astigiano Fabio Carosso.
Alla cerimonia hanno partecipato anche alcuni rappresentanti dell’associazione carabinieri in congedo, insieme a una pattuglia di servizio presente sul posto.
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L’atmosfera è stata solenne: dopo un minuto di silenzio dedicato a D’Alfonso, don Domenico Pisano ha preso la parola per ricordare la dedizione e il sacrificio dell’appuntato, soffermandosi sulle modalità dell’omicidio avvenuto durante lo scontro a fuoco.
L’omaggio floreale e il legame con cascina spiotta
A concludere la prima parte della commemorazione è stato il tradizionale omaggio floreale sistemato davanti alla cascina, oggi adibita a residenza privata. Questo gesto simbolico ha rappresentato il legame materiale con il luogo dove si è consumata la tragedia, consolidando la memoria storica della comunità.
I protagonisti della commemorazione e il valore del ricordo
L’evento è stato voluto e organizzato dal giornalista e scrittore Pietro Giovannini, che ha curato l’intera manifestazione con attenzione ai dettagli storici e alla sensibilità pubblica.
Il figlio di Giovanni D’Alfonso, Bruno, ha affidato ai social un “grande abbraccio virtuale” per il padre, riaffermando l’importanza di non dimenticare il sacrificio compiuto.
Il consigliere regionale Marco Protopapa ha sottolineato quanto il nome di D’Alfonso rimanga scolpito nella memoria collettiva, un simbolo che rappresenta giustizia, dedizione e sacrificio. Nonostante il passare degli anni, ha specificato, il valore umano e civile del gesto non sfuma, nemmeno dopo cinquanta anni.
Da parte della comunità e delle istituzioni questo riconoscimento arriva come testimonianza concreta del rispetto verso chi ha perso la vita durante quella difficile fase di storia italiana. La presenza di rappresentanti dell’associazione carabinieri in congedo ha amplificato questo richiamo al senso di responsabilità e fedeltà all’impegno dei militari.
Il contesto storico della sparatoria di cascina spiotta
Il 4 giugno 1975 Vittorio Vallarino Gancia, noto imprenditore vinicolo, veniva rapito dalle Brigate Rosse che lo tenevano prigioniero in un luogo non distante da cascina spiotta.
Il giorno successivo, durante il tentativo di liberazione da parte dei carabinieri, si accessero un conflitto a fuoco e diversi militari si trovarono coinvolti nello scontro. In questa drammatica azione perse la vita Giovanni D’Alfonso, che si trovava all’interno dello schieramento.
La perdita di margherita cagol
Non meno grave fu la perdita di Margherita Cagol, detta Mara, moglie di Renato Curcio e una tra le figure più conosciute e attive all’interno dell’organizzazione terroristica.
La sua morte in quella circostanza segnò un momento di svolta nello scontro tra Stato e gruppi armati negli anni di piombo.
La sparatoria di cascina spiotta è quindi una pagina molto intensa della storia piemontese e italiana più in generale, rappresenta quel periodo in cui la violenza politica toccò in modo diretta anche realtà territoriali più piccole.
Il ricordo di questa vicenda contribuisce a mantenere viva la memoria storica su avvenimenti che non possono essere dimenticati se si vuole capire il passato recente del nostro paese.