Un pensionato di 78 anni residente a Posta Fibreno, in provincia di Frosinone, non riceve la pensione da marzo perché, negli archivi dell’Inps, risulta deceduto. L’errore è nato da un certificato di morte compilato per sbaglio. Ora l’istituto previdenziale richiede un documento ufficiale che confermi che l’uomo è ancora in vita per poter ripristinare i pagamenti.
L’errore sulla morte e le conseguenze sulla pensione
Il problema è iniziato diversi mesi fa, quando un certificato di morte è stato registrato per errore a nome del pensionato 78enne di Posta Fibreno. Da quel momento, l’Inps ha bloccato le erogazioni della pensione, dato che ufficialmente l’uomo risultava scomparso.
La situazione ha finito per vincolare il pensionato, che non ha percepito alcun pagamento dalla primavera del 2025. Lo stop della pensione ha provocato difficoltà economiche immediate, visto che per molti anziani questa fonte rappresenta l’unico reddito disponibile.
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Nonostante il pensionato si sia recato personalmente presso la sede locale dell’Inps per spiegare la questione, la sua presenza fisica non ha avuto alcun peso per modificare lo stato anagrafico. L’errore documentale ha costretto l’istituto a richiedere un certificato che provi la sua esistenza, un documento non ancora fornito.
Il confronto con l’inps e la richiesta di un documento specifico
Secondo quanto riportato da Il Messaggero, il pensionato si è rivolto direttamente agli uffici dell’Inps per ottenere semplicemente la riattivazione della pensione. Al suo arrivo, gli operatori gli hanno detto che per l’ente è deceduto e che, per cancellare questa situazione, deve consegnare un atto ufficiale che dimostri che è vivo.
La rigidità amministrativa ha creato un blocco. La semplice presenza fisica dell’uomo, non riconosciuta come prova formale, non basta a far ripartire le pratiche di pagamento. L’Inps richiede un documento validato da un’autorità che certifichi la condizione di vita.
In Italia, questo tipo di richiesta può essere difficile da soddisfare rapidamente, specie in piccoli comuni dove reperire certificazioni aggiornate e ufficiali può richiedere diverse settimane. Inoltre, i passaggi burocratici tra comuni e istituti previdenziali rallentano ulteriormente la risoluzione del problema.
Impatti sulla vita quotidiana del pensionato e problemi del sistema
La sospensione della pensione per un errore di questo tipo ha effetti immediati sulla vita quotidiana dell’anziano. Senza entrate regolari, si sommano le difficoltà di sostenere spese fisse come bollette, alimentari e medicinali.
La situazione denuncia anche limiti nel funzionamento delle anagrafi e nel controllo incrociato dei dati valide tra Comune e Inps. L’errore ha portato a un cortocircuito, con un uomo vivo che vive un’esistenza amministrativa parallela da deceduto.
Questa vicenda solleva interrogativi sulla possibilità di semplificare le verifiche di vita per i pensionati, evitando così lunghe attese e disagi in casi di errori burocratici. Attualmente, il sistema si appoggia ancora a certificazioni cartacee e iter complessi.
Digitalizzazione e speranze per il futuro
L’auspicio è che, grazie alla digitalizzazione in corso, in futuro sarà possibile aggiornare in tempo reale e con maggior rapidità le informazioni anagrafiche, riducendo casi simili. Intanto, il pensionato di Posta Fibreno attende la documentazione e il via libera per recuperare la propria pensione. “È assurdo che debba dimostrare di essere vivo con un documento ufficiale, quando posso presentarmi di persona”, ha commentato l’uomo.