440 anni dall’ambasceria tenshō: il pellegrinaggio dei quattro giovani giapponesi in italia alla scoperta della fede cattolica

440 anni dall’ambasceria tenshō: il pellegrinaggio dei quattro giovani giapponesi in italia alla scoperta della fede cattolica

Quattro giovani giapponesi nel 1585 intraprendono un pellegrinaggio in Italia per incontrare la Curia romana; a Roma presentato un volume che ricostruisce questo storico dialogo culturale e religioso tra Giappone ed Europa.
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Il volume «Tenshō» ricostruisce il viaggio di quattro giovani giapponesi nel 1585 alla Curia romana, simbolo di dialogo culturale e religioso tra Giappone e Europa, celebrato a 440 anni di distanza con documenti inediti e approfondimenti storici. - Gaeta.it

Quattro giovani giapponesi hanno percorso migliaia di chilometri nel 1585 per giungere in Italia, allo scopo di incontrare la Curia romana e approfondire la dottrina cattolica. A 440 anni da quell’ambasceria nota come Tenshō, è stato presentato a Roma un volume che ricostruisce quel viaggio attraverso documenti inediti e manoscritti, frutto di un progetto dell’arcidiocesi di Lucca. L’iniziativa riporta alla luce una delle pagine più importanti di dialogo tra oriente e occidente, ripercorrendo le tracce di un pellegrinaggio simbolico per la cristianità.

Un volume storico per rievocare l’ambasceria tenshō

Il 29 giugno 2025, all’università Urbaniana di Roma, è stato presentato il libro Tenshō 天正. Diario di un pellegrinaggio giapponese alla Curia romana , edito da Tau Editrice. L’evento si è tenuto in coincidenza con il 440° anniversario della partenza dei quattro giovani giapponesi, datata 29 maggio 1585, festa che coincide anche con la memoria di san Paolo VI. L’opera nasce dall’impegno del progetto “Thesaurum Fidei” dell’arcidiocesi di Lucca, che da due anni lavora sui materiali storici legati a questa ambasceria.

Il libro è stato presentato con il sostegno della Pontificia Università Urbaniana, dell’ambasciata del Giappone presso la Santa Sede, dal Dicastero per l’Evangelizzazione, dalla Direzione Generale Archivi del Ministero della Cultura e dalla Fondazione Italia Giappone. L’iniziativa si inserisce nell’Anno Giubilare della Speranza ed è stata accolta come un’occasione per celebrare il dialogo interculturale tra Europa e Giappone, mettendo in luce gli incontri storici e religiosi che hanno segnato quell’incontro tra mondi lontani.

I valori e la missione dei quattro ambasciatori giapponesi

Durante la presentazione del volume, svoltasi nella sala Newman dell’Urbaniana, il cardinale Luis Antonio G. Tagle, prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, ha evidenziato il significato profondo di questo pellegrinaggio. Ha ricordato come i quattro giovani siano stati testimoni della fede e dell’incontro tra culture, capaci di accendere nella Chiesa e nel mondo contemporaneo una “virtù di speranza”.

Monsignor Paolo Giulietti, arcivescovo di Lucca e curatore del volume assieme a studiosi dell’università di Pavia e di Roma, ha sottolineato il legame tra quel coraggio e la missione della Chiesa oggi. Ha ricordato l’importanza di quel viaggio quale esempio di passione e creatività, paragonando l’esperienza dei giovani giapponesi a una sfida alla nostra epoca, citando sant’Agostino per spronare a emulare quella determinazione.

L’ambasceria Tendshō rappresenta un momento in cui il dialogo sincero e la ricerca di comunione tra popoli e fedi hanno spinto quattro giovani a attraversare territori per scoprire nuovi orizzonti spirituali e culturali. Questo dialogo è stato alimentato sia dai gesuiti missionari che dalla volontà della Chiesa di offrire accoglienza e confronto.

Una raccolta documentaria per ricostruire le tappe del pellegrinaggio

Il volume conta 530 pagine ed è corredato da un’introduzione del cardinale Jean-Claude Hollerich S.I. La ricerca ha coinvolto numerosi archivi statali e diocesani di città toccate dal viaggio, da Livorno a Genova, raccogliendo materiali di archivisti, storici, bibliotecari e docenti, coinvolgendo ben 37 autori.

Tra i documenti emerge la cura con cui le città italiane si prepararono ad accogliere gli ambasciatori, come una nota ritrovata nell’archivio di Lodi che testimonia la richiesta di candelabri d’argento da inviare alla cattedrale di Milano per rendere onore ai giovani ospiti. Ci sono lettere, liste di oggetti e una precisa direttiva papale di riservare un’accoglienza speciale a questi visitatori giunti dall’Asia dopo mesi di viaggio.

L’arrivo degli ambasciatori a Roma nel marzo 1585, poco prima del conclave che elesse papa Sisto V, rappresenta il culmine del pellegrinaggio. Le testimonianze raccolte mostrano un clima di grande interesse e attesa, con numerosi ricevimenti, banchetti e doni ricchi di simbolismo.

Il percorso, le tappe e le curiosità del viaggio in italia e in europa

I quattro giovani partirono da Livorno, per proseguire seguendo la via Francigena fino a Roma, dove giunsero il 22 marzo 1585. Dopo la permanenza romana, ripresero il cammino il 3 giugno raggiungendo la Santa Casa di Loreto, Venezia, Milano, e giunsero finalmente a Genova. Da lì imbarchiarono per Barcellona e poi per la Spagna e il Portogallo, toccando varie città europee nei quasi tre anni di viaggio.

Documenti ritrovati menzionano anche dettagli curiosi, come la consegna ai giovani giapponesi di “due pezze di parmesano”, testimonianza dell’apprezzamento per la qualità del formaggio già rinomato all’epoca. Sono descritti con precisione i menù dei banchetti offerti, oltre che la dieta seguita, con attenzione a non eccedere nel cibo e nella bevanda, privilegiando acqua tiepida e fredda.

Il lungo viaggio attraversò territori e corti europee, compresa la Spagna, dove il gruppo incontrò il re Filippo II nel 1584, in un contesto di unione delle corone iberiche. A Roma, grande fu la partecipazione popolare e istituzionale per accogliere i quattro, con eventi pubblici e celebrazioni in loro onore.

L’identità e la formazione dei quattro ambasciatori giapponesi

I giovani provenivano dal seminario gesuitico di Arima, formatosi in Giappone su iniziativa di Alessandro Valignano, missionario gesuita che li aveva preparati a rappresentare l’oriente cristiano nel viaggio verso l’Europa. Avevano legami di parentela con signori feudali del Kyushu convertiti al cristianesimo e si presentavano con titoli nobiliari che sottolineavano la loro provenienza e il prestigio che avrebbero portato con sé.

Durante il soggiorno europeo, tutti si convertirono ufficialmente alla religione cattolica con il battesimo e iniziarono la formazione gesuitica, cominciando il noviziato negli anni seguenti. Tre di loro diventarono sacerdoti gesuiti nel 1608. Seguivano un percorso formativo che includeva lo studio del latino, lingua della Chiesa, e del portoghese, usato come lingua di comunicazione in Asia.

Questi giovani fungevano da “carta viva”, come li definiva Valignano, cioè testimoni tangibili della fede e della cultura europea da raccontare ai loro coetanei al ritorno in Giappone. L’esperienza mirava a rafforzare nei loro ambienti d’origine la conoscenza del cristianesimo e il rispetto per le tradizioni europee cattoliche.

L’incontro con il papa e il significato di roma nel pellegrinaggio

Un momento cruciale fu il ricevimento presso la Santa Sede. Papa Gregorio XIII, commosso dall’incontro, recitò il Cantico di Simeone e manifestò la propria emozione pubblicamente. Il pontefice morì poco dopo, ma il successore, papa Sisto V, accolse i giovani con lo stesso affetto, confermando l’importanza politica e spirituale dell’ambasceria.

Lo spostamento verso Roma rappresentò il fine ultimo del viaggio, perché in quella città sedeva il capo della Chiesa cattolica. Incontrare il vicario di Cristo e conoscere la dottrina direttamente alla fonte significava per i ragazzi una missione di fede e di testimonianza da svolgere al ritorno in Giappone.

Il titolo degli atti ufficiali dell’ambasceria, “De Missione Legatorum Iaponensium ad Romanam Curiam”, sottolinea proprio questa aspirazione di collegamento tra la Chiesa universale e i fedeli nelle regioni più lontane.

Il ritorno in giappone e le sfide del cristianesimo nell’età tokugawa

Dopo il ritorno nel 1590, i quattro furono accolti con interesse ma affrontarono una situazione complessa. L’instaurazione dello shogunato Tokugawa dopo la battaglia di Sekigahara nel 1600 portò a politiche restrittive verso i cristiani. Nel 1587 era già stato emesso un editto di espulsione dei missionari gesuiti, che costrinse i giovani ambasciatori a sostare a lungo a Macao prima di rientrare.

Lo shogunato limitò severamente la diffusione del cristianesimo e, tra il 1624 e il 1639, espulse gli stranieri che promuovevano la fede cattolica. Questo portò a una sorta di rimozione del cristianesimo ufficiale, anche se rimasero dei gruppi nascosti, conosciuti come kakure kirishitan, che mantennero segretamente la fede.

Il fenomeno dei cristiani nascosti fu scoperto nel 1865 quando un sacerdote francese incontrò un piccolo gruppo di praticanti segreti, rivelando il perdurare di questa religione anche in condizioni di clandestinità. Alcuni studiosi vedono in questo fenomeno una forma di sincretismo, mentre altri lo interpretano come la prosecuzione del cristianesimo giapponese delle origini.

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