26enne detenuto in stato vegetativo dopo aggressione in carcere ad avellino, familiari denunciano abbandono

26enne detenuto in stato vegetativo dopo aggressione in carcere ad avellino, familiari denunciano abbandono

Il caso di Paolo Piccolo, detenuto ridotto in stato vegetativo dopo un’aggressione nel carcere di Avellino, evidenzia gravi ritardi nella riabilitazione e denuncia l’abbandono da parte delle istituzioni sanitarie e carcerarie.
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Il giovane detenuto Paolo Piccolo è in stato vegetativo dopo una grave aggressione nel carcere di Avellino; la famiglia denuncia abbandono e difficoltà nel trovare una struttura per la sua riabilitazione, mentre il procedimento penale contro i responsabili è in corso. - Gaeta.it

Il caso di Paolo Piccolo, giovane detenuto di 26 anni ridotto in stato vegetativo dopo una violenta aggressione avvenuta nel carcere di Avellino, resta aperto a mesi dall’incidente. Ricoverato all’ospedale Moscati da sette mesi, il detenuto pesa ora solo 24 chili. I familiari contestano la mancanza di risposte riguardo la sua assistenza e riabilitazione, denunciando una situazione di abbandono da parte delle istituzioni.

Difficoltà nel trovare una struttura per la riabilitazione e i problemi segnalati dai familiari

Nonostante i lunghi mesi trascorsi in ospedale, la famiglia di Paolo Piccolo non riesce a collocare il giovane in un centro adatto per proseguire le cure e la riabilitazione. Dopo 211 giorni di ricovero, nessuna struttura ha ancora accolto la richiesta di ricovero, creando una situazione di stallo che preoccupa fortemente i parenti. La nonna rappresentante dei familiari, Cira Russo, insieme all’avvocato della famiglia, Costantino Cardiello, ha denunciato un vero e proprio abbandono.

Il garante provinciale per i diritti delle persone detenute, Carlo Mele, ha preso posizione sulla vicenda sottolineando la gravità di lasciare il paziente in una condizione di isolamento sanitario non adeguata. L’impressione è che manchi un coordinamento efficace tra carcere, ospedale e strutture di riabilitazione, con responsabilità non chiarite che ricadono sul sistema pubblico. Il legale di famiglia parla di “impotenza” delle istituzioni nel garantire i diritti fondamentali di salute e vita di Paolo, cade inoltre un tema di grave emergenza sanitaria e umanitaria all’interno del sistema carcerario italiano.

Procedimento penale contro i detenuti coinvolti nell’aggressione di paolo piccolo

Le accuse formulate riguardano dieci detenuti del carcere di Avellino. Sono stati rinviati a giudizio per tentato omicidio e sequestro di persona, fatti che il Procuratore capo di Avellino, Domenico Airoma, ha portato avanti con fermezza. La prima udienza del processo è stata fissata per il 27 giugno del 2025.

La ricostruzione attuale parla di un’aggressione brutale e prolungata che ha ridotto Paolo Piccolo in fin di vita. Nel dibattimento saranno esaminati i dettagli relativi alla responsabilità diretta dentro il carcere e i presunti motivi alla base di questo episodio. L’inchiesta prosegue nel tentativo di chiarire come si sia potuto arrivare a una ferocia così estrema tra detenuti e se ci siano state mancanze da parte delle autorità preposte alla sicurezza.

Condizioni di salute e cure per paolo piccolo all’ospedale moscati di avellino

Lo scorso 24 ottobre, Paolo Piccolo è stato aggredito da altri detenuti nel carcere di Avellino. Le lesioni riportate lo hanno lasciato in stato vegetativo, una condizione di totale incoscienza e assenza di risposte ai stimoli esterni. Da allora il giovane è ricoverato nell’ospedale Moscati di Avellino, dove il personale sanitario ha mantenuto in vita il 26enne con cure intensive, nonostante il suo peso si sia drasticamente ridotto fino a 24 chilogrammi.

La situazione clinica resta grave: il paziente necessita di assistenza continua e non mostra miglioramenti sostanziali. Il lungo periodo di degenza in reparto specializzato serve soprattutto a preservare le funzioni vitali di base. L’équipe medica si trova di fronte a una condizione neurologica complessa, che richiederebbe un percorso riabilitativo mirato per tentare di recuperare almeno alcune capacità residue. Tuttavia, il trasferimento in una struttura specializzata per la riabilitazione non è ancora stato possibile.

Implicazioni per il sistema carcerario e i diritti dei detenuti in italia

Il caso di Paolo Piccolo apre una questione che riguarda la sicurezza dentro le carceri italiane e la tutela della salute dei detenuti. Un episodio di violenza così grave mette in evidenza le difficoltà nel garantire la protezione individuale in un ambiente dove la convivenza forzata può generare situazioni di pericolo estremo.

Inoltre la mancanza di soluzioni concrete per la riabilitazione del giovane aggrava il quadro. Le istituzioni si trovano di fronte a una responsabilità duplice: prevenire nuove aggressioni e assicurare al detenuto, anche dopo gli eventi traumatici, un’assistenza sanitaria congrua. La lenta risposta nel trovare un centro riabilitativo evidenzia limiti organizzativi e strutturali. Questi problemi richiedono un intervento che permetta di rispettare i diritti sanciti dalla Costituzione e da convenzioni internazionali sulla salute e dignità delle persone private della libertà.

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