Scoperti 20 milioni di tonnellate d’oro in mare: si tratta di una vera fortuna e si trova nel Mar Mediterraneo.
Recenti studi scientifici internazionali, con il sostegno della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), hanno riportato la presenza di circa 20 milioni di tonnellate d’oro disciolte negli oceani e nel Mar Mediterraneo. Questo metallo prezioso, distribuito in forma estremamente diluita nell’acqua marina, rappresenta una riserva teorica dal valore stimato superiore a un biliardo di dollari. Tuttavia, l’estrazione di questo oro si presenta oggi come un’impresa antieconomica e tecnicamente complessa, che al momento ne impedisce lo sfruttamento.
La scoperta e la distribuzione dell’oro negli oceani
Secondo le analisi più accurate condotte dalla NOAA, l’oro presente nelle acque marine si trova a concentrazioni mediamente intorno a un grammo ogni 100 milioni di tonnellate d’acqua. Sebbene in apparenza la quantità sia irrisoria, moltiplicata per il volume complessivo degli oceani si traduce in un’enorme quantità complessiva di metallo prezioso che supera qualsiasi riserva conosciuta sulla Terra.
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Le aree con le maggiori concentrazioni teoriche di oro includono l’Oceano Atlantico, il Pacifico settentrionale e in modo particolare il Mar Mediterraneo, un mare interno di grande importanza ecologica e culturale, con una superficie di circa 2,51 milioni di km² e una profondità media di 1.500 metri. Tuttavia, è importante sottolineare come questi dati siano il frutto di stime e non di estrazioni dirette, che finora non sono state realizzate su scala industriale.

Nonostante la presenza di questa ricchezza sommersa, l’estrazione dell’oro disciolto nell’acqua marina si scontra con numerose difficoltà. La concentrazione estremamente bassa del metallo richiede il trattamento di enormi volumi di acqua – per recuperare un solo grammo d’oro, si dovrebbero processare circa 770 metri cubi di acqua marina. Ciò comporterebbe la costruzione di infrastrutture di enormi dimensioni, con consumi energetici elevati e impatti ambientali potenzialmente disastrosi per gli ecosistemi marini.
Dal punto di vista ambientale, l’estrazione potrebbe causare danni irreparabili alle specie marine, molte delle quali endemiche del Mediterraneo, che già oggi affrontano minacce come la pesca intensiva, l’inquinamento e i cambiamenti climatici. In particolare, aree come le dorsali medio-oceaniche e i cosiddetti camini idrotermali ospitano habitat unici e delicati, che rischierebbero di essere compromessi da attività minerarie intensive.
Un ulteriore ostacolo è rappresentato dalla mancanza di una mappatura precisa delle concentrazioni di oro nei diversi bacini marini, che rende difficile individuare zone di estrazione economicamente vantaggiose. In assenza di dati certi, ogni investimento potrebbe trasformarsi in un rischio finanziario elevato.
Tecnologie emergenti e prospettive future
Gli scienziati vedono nel metallo prezioso disciolto un’opportunità per lo sviluppo di nuove tecnologie estrattive, come il filtraggio molecolare o l’impiego di nanotecnologie, che potrebbero in futuro permettere un recupero più efficiente e sostenibile. Tuttavia, queste soluzioni rimangono al momento in fase sperimentale e non sono ancora applicabili su scala industriale.
Parallelamente, l’esplorazione mineraria si concentra maggiormente sui fondali oceanici, in particolare nelle zone di dorsali medio-oceaniche, dove si formano depositi di minerali ricchi in rame, ferro, oro e altri metalli preziosi attraverso processi geotermici. Questi depositi, noti come Vulcanic Massive Sulphides (VMS), presentano concentrazioni più elevate di metalli e potrebbero rappresentare in futuro una fonte più accessibile di risorse minerarie.
Tuttavia, anche l’estrazione mineraria dai fondali oceanici solleva serie preoccupazioni ambientali, poiché rischia di distruggere habitat marini poco conosciuti e di alterare profondamente gli ecosistemi. La regolamentazione internazionale, basata sulla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e gestita dall’Autorità Internazionale dei Fondali Marini, cerca di limitare gli impatti negativi e di garantire uno sfruttamento responsabile di queste risorse.