Nelle strade di tel aviv, centinaia di persone si sono raccolte per una veglia silenziosa in ricordo dei bambini di gaza uccisi dalla guerra iniziata il 18 marzo. L’iniziativa vuole portare attenzione al prezzo umano del conflitto tra israeliani e palestinesi e si svolge in un momento di tensione altissima, dopo una serie di ripercussioni militari recenti e manifestazioni in varie città israeliane. Questi eventi fotografano un paese diviso tra richieste di pace e pressioni belliche.
La veglia silenziosa in kaplan street, un gesto di memoria concreta
Il cuore della veglia a tel aviv batte in kaplan street, dove i manifestanti si sono messi in fila sul marciapiede con candele accese e fotografie dei bambini vittime della guerra nella striscia di gaza. Ogni immagine mostra il volto e il nome di un bambino, accompagnato dalla data e dal luogo della morte. Questo dettaglio dà un volto umano a numeri che spesso restano astratti, narrando storie di vite spezzate giovanissime.
Tra i partecipanti spicca la figura del parlamentare ofer cassif, membro del partito comunista hadash, che ha scelto di presenziare per sottolineare il peso del dolore sul futuro di entrambe le popolazioni. La veglia arriva dopo la guerra durata 12 giorni con l’iran e le sue conseguenze, come il missile balistico iraniano che ha colpito un edificio vicino e reso inagibile una parte del marciapiede spesso usato per incontri analoghi.
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Questo momento di raccoglimento si distingue per il silenzio e la delicatezza con cui viene organizzato, scelta che punta a focalizzare l’attenzione sul valore della pace e sulla tragedia di chi non ha potuto difendersi.
Le manifestazioni a haifa e la mobilitazione contro la guerra
Nel fine settimana precedente, la città di haifa ha visto un’altra importante mobilitazione, stavolta con decine di attivisti di sinistra che si sono radunati per una manifestazione pubblica contro il conflitto in corso. Qui la protesta ha avuto un tono più acceso e partecipativo rispetto alla veglia silenziosa di tel aviv.
Questi eventi mostrano chiaramente come in israele, nonostante la pressione del conflitto, permanga un sentimento diffuso di opposizione alla guerra, alimentato da una parte della società civile. Le piazze diventano così un luogo di confronto e denuncia, dove si chiede un cambio di rotta e si fa sentire la voce di chi teme l’aggravarsi di questa tragedia.
haifa, con la sua storia di pluralismo e convivenza, si conferma luogo simbolico per manifestazioni di questo tipo, in grado di attirare un ampio spettro di cittadini desiderosi di esprimere il proprio dissenso.
I raduni degli israeliani a sostegno delle famiglie degli ostaggi
La sera, la situazione cambia registro con decine di migliaia di israeliani che si radunano in manifestazioni di massa, accanto alle famiglie degli ostaggi detenuti nella striscia di gaza. Questi raduni hanno l’obiettivo di premere sul governo affinché ottenga il rilascio di tutte le persone ancora prigioniere dopo lunghi mesi di trattative e negoziati.
Il contesto si è modificato dopo che israel e hamas hanno concordato le linee generali di una tregua, mediata dagli stati uniti. La speranza dei dimostranti è che questo accordo possa aprire una fase di liberazione e ridurre il livello di tensione.
Questi raduni di massa rappresentano il volto più diretto e immediato della realtà che israel vive in queste settimane: la preoccupazione per gli ostaggi, la pressione sul governo e la voglia di vedere un risultato concreto. Eppure, questa mobilitazione si inserisce in un quadro complesso, dove l’equilibrio tra espedienti politici e richieste popolari resta delicato e fluido.
La cronaca di queste giornate a tel aviv e nelle altre città racconta un israel diviso tra dolore, speranza e tensione, mentre la guerra continua a condizionare ogni aspetto della vita pubblica e privata.