Un film che nasce da una telefonata, da una sfida tra due creativi: così è nato l’infinito, opera scritta a quattro mani da Contarello e Paolo, con quest’ultimo nel ruolo di produttore. La pellicola, che arriverà nelle sale il 15 marzo con la distribuzione di PiperFilm, mette al centro la figura di Umberto, alter ego di Contarello, ed esplora le pieghe di una crisi personale attraverso un racconto intimo, spesso malinconico, ma mai privo di ironia.
Il progetto nato da una conversazione e la relazione tra gli autori
La decisione di girare un film insieme è scaturita quasi per caso durante una telefonata tra Contarello e Paolo. In quel momento, Contarello stava parlando delle difficoltà legate a una fase di depressione, in un dialogo sincero e senza filtri. Paolo, con una proposta inattesa, gli chiese di dirigere un film scritto insieme, con lui in veste di produttore. Il progetto si sarebbe sviluppato attorno a una storia libera e intima, con Contarello come protagonista.
Contarello ricorda con chiarezza quel momento e la spinta reciproca che caratterizza il loro lavoro condiviso. Sceneggiatore e produttore cercano di stupirsi a vicenda attraverso le scene, mantenendo vivo un dialogo creativo che si riflette nella pellicola. Questo scambio diventa il cuore pulsante del film, proiettando sullo schermo una collaborazione fatta di fiducia e apertura.
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La storia parte con Umberto, uno sceneggiatore di successo che si ritrova a fare i conti con il crollo della propria vita. All’inizio del film, il personaggio confessa la sua condizione definendola “avvilimento”. La pellicola, girata in bianco e nero, racconta il suo perdersi dentro se stesso, un vagabondare interiore carico di malinconia ma anche di una lucidità ironica.
Umberto cerca di rimettersi in piedi, alla ricerca di un nuovo lavoro mentre tenta di supportare una giovane sceneggiatrice ossessionata dal turning point narrativo. Parallelamente, cerca di riconquistare il rapporto con la figlia Elena, che si dipana tra fragilità e desiderio di riconciliazione. La sua vita quotidiana è segnata da una serie di spostamenti, fugaci relazioni con ex compagne e un senso persistente di stallo emotivo.
Dettagli su personaggi secondari e atmosfere del film
L’ambiente attorno a Umberto arricchisce la narrazione. Tra le passioni più particolari del protagonista spicca l’affetto per il suo maggiordomo fedele, una giovane suora armena che abita di fronte a lui. La donna è nota per un talento singolare: pulire i vetri usando fogli di giornale. Questa immagine diventa un motivo ricorrente nel film, che unisce poeticamente ordinarietà e stranezza.
L’ambientazione, a tratti familiare e a tratti surreale, sottolinea la condizione emotiva di Umberto. La scenografia e la fotografia in bianco e nero sostengono una dimensione che mischia realtà e introspezione, collocando il protagonista in un contesto che riflette la sua instabilità e la ricerca di un senso più profondo.
Cast e produzione: nomi e collaborazioni dietro l’infinito
La produzione del film coinvolge diverse società : Numero 10, The Apartment e UMI Films. Il cast riunisce nomi noti e volti emergenti del cinema italiano. Tra gli interpreti figurano Eric Claire, Carolina Sala, Margherita Rebeggiani, Lea Gramsdorff e Stefania Barca, oltre ad Alessandro Pacioni e Tahnee Rodriguez.
Questi attori contribuiscono a dare vita a un ensemble variegato, dove ciascuno porta sfumature diverse alla storia di Umberto. La scelta del cast si rivela essenziale per mantenere l’equilibrio, calibrando scene intime a momenti più leggeri o surreali. La fisicità e la recitazione sono al servizio dell’atmosfera particolare che il film cerca di evocare.
L’infinito si presenta così come un esperimento narrativo, legato da un fil rouge che unisce un percorso personale a un’analisi sulla fragilità e la solitudine, dentro un contesto artistico e umano.