La vicenda di un 70enne canavesano, vincitore del Superenalotto e poi truffato per oltre 300 mila euro, mette in luce i rischi legati alla gestione della ricchezza. Il suo sogno di una vita agiata è rapidamente svanito a causa di un ex agente di vendita, ora condannato. La questione non si limita al danno economico ma tocca anche temi di giustizia e fiducia.
Vinci un jackpot e perdi tutto: la vita dopo il Superenalotto
La vita di Andrea, un pensionato canavesano, ha conosciuto un cambiamento radicale dopo aver vinto un jackpot da oltre 40 milioni di euro al Superenalotto. Questo evento straordinario gli ha aperto le porte a esperienze da sogno: viaggi in destinazioni esotiche, acquisto di auto di lusso e l’opportunità di investire in beni di valore. Ma la sua nuova vita da milionario si è presto trasformata in un vero e proprio incubo.
Dopo la vincita, Andrea ha deciso di utilizzare parte della sua fortuna per effettuare investimenti, affidandosi a Marco Marasso, un ex agente di vendita. Ciò che sembrava una scelta saggia e promettente si è rivelata disastrosa. Negli anni successivi, i risparmi iniziarono a svanire, ma il pensionato, inizialmente ignaro, continuava a investire, fidandosi del suo consulente. Oltre a viaggi e acquisti stravaganti, il suo danaro veniva impiegato in opere d’arte, monete rare, e altro materiale collezionistico, senza che Andrea ne fosse pienamente consapevole.
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La scoperta della truffa: un conto in rosso e una vita distrutta
La situazione ha iniziato a destare sospetti quando il pensionato ha notato movimenti anomali sul suo conto, con prelievi che superavano i 60 mila euro. È a quel punto che ha deciso di adottare un approccio decisivo per scoprire cosa stesse succedendo. L’indagine ha rivelato una serie di irregolarità . Andrea ha dichiarato in aula che dei quattordici contratti firmati con Marasso, solo i primi due relativi all’acquisto di opere d’arte erano autentici. Gli altri erano stati falsificati, senza il suo consenso, e utilizzati per drenare il suo conto corrente nei quattro anni di presunta consulenza.
Un iter giudiziario complesso ha portato alla luce un meccanismo strumentale basato su contratti di vendita illeciti. Marasso è stato accusato di truffa e condannato a un anno e sei mesi di reclusione. Tuttavia, la somma stimata da recuperare è significativamente superiore a quanto stabilito dal tribunale, proprio per il valore della truffa che supera i 300 mila euro. Un processo civile si profila dunque all’orizzonte per Andrea, un tentativo per tentare di recuperare almeno una parte dell’importo perso.
Un passo verso la giustizia: il processo e il ricorso in appello
Dopo la sentenza del Tribunale di Torino, la vicenda non è ancora conclusa. Marco Marasso ha già annunciato la volontà di ricorrere in Appello. L’avvocato difensore ha dichiarato che attenderà con interesse le motivazioni della sentenza, attese dopo sessanta giorni. Questa fase legale rappresenta un potenziale scenario di speranza e allo stesso tempo di angoscia per l’ex milionario, che ambisce a recuperare quanto perso.
Marasso, dal canto suo, continua a respingere le accuse, sostenendo di aver operato nel rispetto delle regole commerciali. La sua difesa si prepara a combattere per ribaltare il verdetto, augurandosi che le istanze presentate possano portare a una revisione della condanna. Per Andrea, il percorso verso la giustizia è costellato da incertezze, e la sua attesa di recuperare almeno parte della sua fortuna rubata rappresenta una sfida complessa in un contesto legale intricato.