La Trieste del 1924 è un mosaico ricco di storie e tradizioni che meritano di essere esplorate e raccontate. Attraverso il libro “Gino e il monocolo”, i lettori possono immergersi in un’affascinante ricerca storica che riporta alla luce un periodo significativo per questa città affacciata sul mare Adriatico. La presentazione di questo volume, tenutasi presso il famoso Caffè San Marco, è un’ottima occasione per riscoprire la Trieste di un secolo fa attraverso l’itinerario di Gino, il protagonista del racconto.
Il viaggio di Gino nelle strade di Trieste
Il racconto di Gino inizia in Istria Verde, un’area che si trova a Boliuno, da dove parte il 28 ottobre, una data simbolica che segna i cento anni dall’evento narrato. Arrivato alla stazione di Campo Marzio, Gino si imbatte in una Trieste vibrante, ricca di odori, sapori e vicende storiche. Il percorso che intraprende attraverso le Rive e la piazza delle Pignate offre un’opportunità unica di scoprire angoli nascosti e caratteristici della città.
Passeggiando lungo Corso Garibaldi, Gino diventa testimone della vita quotidiana triestina, in un’atmosfera intrisa di cultura. I dettagli di questo itinerario evocano la bellezza di un tempo passato, ritracciando la storia del caffè, uno degli elementi chiave che ha sempre reso Trieste un luogo di incontro e di scambio. Le strade descritte nel libro non sono semplici vie, ma contenitori di storie che connettono le generazioni, permettendo di comprendere il significato profondo della cultura locale.
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La figura di Gioachino e l’eredità del caffè
Al centro di “Gino e il monocolo” troviamo la figura di Gioachino, il fondatore dell’Imperator, una storica azienda di importazione di caffè crudo. La passione e la dedizione con cui Gioachino ha coltivato il suo business sono raccontate in modo coinvolgente, svelando non solo le sfide imprenditoriali, ma anche il rapporto profondo che unisce Trieste al suo caffè. Polojac, l’attuale titolare dell’azienda, si fa portavoce di questa eredità, testimoniando l’importanza del caffè come simbolo di connessione sociale e culturale.
Il libro diventa, quindi, un mezzo per esplorare la storicità della bevanda, il suo impatto sulla società triestina e il modo in cui ha plasmato le abitudini locali. Attraverso aneddoti e racconti, si dipinge un quadro vivo della Trieste di un secolo fa, facendo emergere il volto di una città che ha sempre accolto culture diverse, rendendola un crocevia di idee e tradizioni.
Le parole che raccontano Trieste
“Gino e il monocolo” è descritto dagli autori come un’opportunità per scoprire la bellezza e i segreti di Trieste. Con un linguaggio accessibile e ricco di riferimenti culturali, il libro si presta a tutti coloro che vogliono approcciarsi a questa città con curiosità. Le pagine del volume ospitano non solo storie di caffè e di Bora, ma offrono anche spunti poetici e un accenno alla storia di Pinocchio, avvicinando i lettori a una dimensione culturale più ampia.
Il messaggio che emerge dall’opera è chiaro: raccontare storie è fondamentale per mantenere viva l’identità di un luogo. Ogni pagina è una celebrazione delle tradizioni triestine, un invito a scoprire ciò che spesso può sfuggire ai più. La narrativa di Maurizio Stagni, Alberto Polojac ed Edoardo Triscoli riesce a trasmettere la passione per la propria città, mantenendo vivo il ricordo collettivo di una Trieste affascinante, che continua a raccontare molto anche a distanza di cento anni.