La rimozione dell’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità , avvenuta nel 1990, ha rappresentato una tappa fondamentale nel riconoscimento dei diritti delle persone Lgbt+. Nonostante questo passo, nuove ricerche e dati raccontano ancora di discriminazioni, violenze e ostilità che molte persone affrontano ogni giorno nel nostro continente. Questo articolo analizza i recenti dati europei e i messaggi istituzionali che evidenziano come la lotta all’intolleranza resti una priorità.
La decisione storica dell’oms e il suo impatto culturale
Nel maggio 1990, l’Oms aggiornò la sua classificazione internazionale delle malattie, escludendo l’omosessualità dalla lista dei disturbi mentali. In precedenza, chiunque fosse stato dichiarato omosessuale poteva essere considerato affetto da una patologia psichica, con conseguenze devastanti sul piano sociale e sanitario. La scelta non solo eliminò una diagnosi priva di fondamento scientifico, ma diede il via a un lento cambiamento culturale in molte società occidentali.
Questo evento segnò l’inizio di un nuovo approccio alla sessualità e all’identità di genere, basato sul rispetto e sulla tutela dei diritti umani. Le politiche pubbliche iniziarono a riconoscere la necessità di superare pregiudizi radicati e discriminazioni diffuse. Sicuramente, il cambio segnò un punto di partenza per molte battaglie legislative e sociali che si sono susseguite nei decenni successivi.
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L’eredità di una rimozione necessaria
Tuttavia, proprio questa rimozione dall’elenco delle malattie mentali mise in evidenza anche quanto fosse necessario intervenire sul piano educativo, legislativo e culturale. Ancora oggi, l’eredità di quel passato si percepisce nelle difficoltà che affrontano alcune persone nelle comunità e nei contesti familiari. Il percorso per la piena inclusione continua a essere impegnativo.
Il rapporto dell’agenzia europea e i dati sulle discriminazioni attuali
Secondo l’ultimo rapporto pubblicato dall’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali , molte persone Lgbt+ ancora subiscono episodi di discriminazione, spesso violenta. Le statistiche mostrano che il bullismo e le aggressioni fisiche o verbali motivati dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere non sono fenomeni isolati. I casi più preoccupanti avvengono negli ambienti privati e familiari, dove il silenzio permette che la paura e la violenza persistano senza interventi efficaci.
Il documento evidenzia che, in numerosi paesi europei, la paura di essere discriminati influenza fortemente la vita quotidiana, limitando la libertà di esprimersi e di vivere in modo autentico. Questi ostacoli si traducono in problemi di salute mentale, esclusione sociale e difficoltà a costruire relazioni fiduciarie.
La necessità di interventi comunitari
È chiaro dai dati che le sanzioni legislative per chi compie atti discriminatori o violenti, seppur presenti, non bastano da sole a ribaltare processi culturali che durano da decenni. Serve un lavoro condiviso tra istituzioni, scuole, famiglie e cittadini per modificare atteggiamenti e comportamenti che alimentano l’intolleranza. La dimensione comunitaria assume quindi un ruolo decisivo nella protezione e nella promozione dei diritti.
Il messaggio del presidente mattarella in occasione della giornata internazionale
In occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, celebrata ogni anno il 17 maggio, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto sottolineare l’urgenza di contrastare ogni forma di emarginazione. Il capo dello stato ha ricordato che questo impegno si fonda sui valori scritti nella Costituzione italiana e sugli obblighi che l’Italia ha assunto nella comunità internazionale.
Mattarella ha ribadito che “combattere discriminazioni e violenze non deve rimanere un principio astratto, ma diventare parte della vita di tutti i giorni.” Solo così si riesce a difendere con forza i diritti fondamentali di ogni cittadino, senza distinzioni.
Il potere delle comunità
Il tema della Giornata – “il potere delle comunità” – è stato richiamato come un invito a vivere insieme rispettando le differenze. Una comunità inclusiva, ha spiegato il presidente, deve saper tutelare chi è diverso, per costruire società più giuste e solide. Questo approccio amplia la libertà personale e rende possibile il rispetto reciproco, elementi indispensabili per una convivenza moderna.
La sfida italiana e le prospettive per il futuro
In Italia, come nel resto d’Europa, le barriere culturali e sociali contro le persone Lgbt+ non sono ancora superate del tutto. La discussione sulle leggi anti-discriminazione e sulle norme che riguardano i diritti civili continua ad alimentare dibattiti e tensioni. Anche nelle scuole si segnalano spesso episodi di bullismo basati su stereotipi di genere o orientamento sessuale.
Il lavoro da fare riguarda diversi fronti: la prevenzione attraverso l’educazione, una legge più chiara che garantisca pari trattamento, accompagnamento per chi subisce violenze, e un cambiamento culturale che coinvolga tutti i livelli della società. Le iniziative delle associazioni e le campagne di sensibilizzazione rappresentano risorse importanti, ma servono sostegni più forti dalle istituzioni pubbliche.
Inclusione e impegno concreto
Solo con un impegno diffuso e concreto sarà possibile ridurre la paura di essere se stessi e lavorare su una società davvero aperta e pluralista. I segnali positivi arrivano da alcune città e realtà che puntano all’inclusione con programmi mirati, ma rimane una sfida complessa. Nel 2025, il percorso per una società senza discriminazioni non si è ancora concluso.