Un caso medico straordinario si è svolto nelle scorse settimane a Torino, dove una neonata di sei mesi affetta da una rara malformazione delle vie biliari ha superato una crisi epatica grave grazie a un trapianto di fegato donato dalla madre. L’operazione ha coinvolto un intervento unico nel suo genere, che ha visto l’autotrapianto della vena porta con una vena giugulare prelevata dalla stessa bambina. Questo intervento, realizzato presso la Città della Salute e della Scienza, ha richiesto tredici ore di sala operatoria e ha riportato risultati funzionali molto positivi.
La diagnosi e l’aggravarsi delle condizioni della bambina
La bambina, nata a fine dicembre 2024, ha manifestato problemi gravi dopo pochi mesi. Ad aprile, è arrivata al pronto soccorso dell’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino con uno scompenso epatico severo, accompagnato da ittero intenso e accumulo di liquido nell’addome. I gastroenterologi pediatrici, diretti dal dottor Pierluigi Calvo, hanno subito preso in carico la piccola, ma la sua situazione clinica era così delicata da rendere impossibile qualsiasi intervento chirurgico riparativo in quel momento.
La bambina è stata inserita nella lista d’attesa per un trapianto di fegato pediatrico. Nonostante questo, la scarsità di organi disponibili e la progressione della malattia hanno portato a un peggioramento rapido del quadro clinico. Il fegato della piccola ha subito un’insufficienza tale da far perdere ogni speranza di sopravvivenza nel breve termine, facendo emergere l’urgenza di un intervento innovativo. La madre, una donna di 32 anni, ha deciso spontaneamente di diventare donatrice, proponendo di cedere una parte del proprio fegato per salvare la vita della figlia.
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L’intervento alle molinette: un’operazione unica e complessa
La complessa procedura chirurgica si è svolta presso il centro trapianti di fegato delle Molinette di Torino. Dopo aver effettuato tutte le verifiche di idoneità per la donazione da parte della mamma e ottenuto le autorizzazioni necessarie dal Tribunale di Torino e dal Centro Nazionale Trapianti di Roma, l’intervento si è concretizzato con il coordinamento del Centro Regionale Trapianti, diretto dal dottor Federico Genzano.
L’operazione ha avuto una durata di circa tredici ore. Il team del professor Renato Romagnoli ha eseguito non solo il trapianto di una porzione di fegato preso dalla madre, ma anche un autotrapianto della vena porta da sostituire con la vena giugulare della bambina stessa, un procedimento eccezionale e mai effettuato prima in Italia, come sottolineato dall’ospedale. Nel corso dell’intervento si sono alternati diversi infermieri e operatori sanitari esperti, supportati da laboratori di analisi e dalla banca del sangue per gestire le esigenze dell’operazione e garantire la massima sicurezza.
Il decorso postoperatorio si è mantenuto regolare sia per la madre sia per la figlia; la mamma è stata dimessa dopo soli sei giorni, la bambina ha mostrato segnali di miglioramento costante e soddisfacente nelle ore successive all’intervento.
Il trasferimento all’ospedale regina margherita per la riabilitazione
La risposta del fegato trapiantato è stata definita dagli specialisti “ottimale”. Dopo circa due settimane, la bimba ha lasciato il reparto di degenza delle Molinette per essere trasferita all’ospedale Infantile Regina Margherita, sempre a Torino. Qui è stata seguita dal Dipartimento di Patologia e Cura del Bambino, diretto dalla professoressa Franca Fagioli, per avviare la fase di riabilitazione nutrizionale, fondamentale per rafforzare il suo stato di salute e supportare il corretto funzionamento dell’organo trapiantato.
La precoce ripresa della piccola e la gestione attenta del post-operatorio testimoniano la capacità dei centri pediatrici torinesi di affrontare casi ad alto rischio con tecniche chirurgiche avanzate e multidisciplinarietà. Questa attenzione alla nutrizione post-intervento è essenziale nel percorso di recupero di ogni piccolo paziente trapiantato.
Il commento delle autorità sanitarie e il valore del sistema regionale
Federico Riboldi, assessore alla Sanità della Regione Piemonte, ha sottolineato come questo trapianto di fegato pediatrico rappresenti un importante risultato per il sistema sanitario regionale. Ha definito il gesto della madre come “un esempio di generosità che, insieme alle competenze dei sanitari, ha reso possibile un intervento che sembrava difficilmente realizzabile”.
Il risultato brillante di questa operazione ha spinto la Giunta regionale a nominare il professor Romagnoli coordinatore del Centro regionale Trapianti Piemonte e Valle d’Aosta, per continuare a sviluppare attività complesse come questa e garantire prestazioni di alto livello per tutti i pazienti in attesa di organi.
L’esperienza di Torino riflette la forza organizzativa e professionale del sistema trapianti locale, che conferma la sua posizione di riferimento in Italia. Ogni fase, dalla diagnosi alla riabilitazione, ha visto un impegno costante di più figure mediche e di supporto, riuscendo così a salvare la vita di una piccola paziente in condizioni critiche.