Traffico e spaccio di drogue a reggio calabria, 54 arresti e allarme per la diffusione del fentanyl

Traffico e spaccio di drogue a reggio calabria, 54 arresti e allarme per la diffusione del fentanyl

Due gruppi criminali attivi tra Reggio Calabria e Catania importano e spacciano droghe, con il fentanyl in crescita; traffici internazionali gestiti tramite porto di Gioia Tauro e riciclaggio a Roma.
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Un blitz nelle province di Reggio Calabria e Catania ha smantellato due gruppi criminali della ‘ndrangheta coinvolti nel traffico internazionale di droga, con particolare attenzione al fentanyl, e nel riciclaggio dei proventi attraverso complesse reti di comunicazione e logistica. - Gaeta.it

Il recente blitz nelle province di Reggio Calabria e Catania ha fatto emergere dettagli inquietanti sulle nuove tendenze del mercato della droga, con particolare attenzione al fentanyl. Le forze dell’ordine hanno colpito due gruppi criminali impegnati nel traffico internazionale e nello spaccio di sostanze stupefacenti. Questo intervento ha evidenziato non solo le rotte di importazione ma anche modalità di riciclaggio dei proventi.

Coinvolgimento delle organizzazioni e il ruolo del fentanyl nelle intercettazioni

Le intercettazioni raccolte durante l’indagine mostrano come il fentanyl, un oppiaceo sintetico estremamente potente, stia rapidamente entrando nel mercato calabrese della droga. Gli indagati ne parlano con preoccupazione, riconoscendo la pericolosità della sostanza, assai più rischiosa rispetto agli oppiacei tradizionali. Il procuratore facente funzioni di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, ha dichiarato ai giornalisti che questa nuova sostanza rappresenta un fattore che aumenta il rischio sul territorio.

Il fentanyl ha guadagnato terreno negli ambienti della droga perché mette a disposizione degli spacciatori una droga difficile da rilevare e molto potente. La sua presenza ha spinto gli investigatori a prestare maggiore attenzione a nuovi metodi di spaccio e consumo, dati i rischi elevati per i tossicodipendenti.

Struttura e attività del primo gruppo criminale nell’area metropolitana calabrese

Il primo gruppo sequestrato dalle autorità operava in un’ampia zona che include Reggio Calabria, Villa San Giovanni, San Roberto, Seminara, Gioia Tauro e fino a Catania. L’organizzazione gestiva un assortimento variegato di droghe: cocaina, crack, hashish e marijuana.

Un fatto particolare riguarda la gestione del gruppo da parte di uno dei promotori, che era agli arresti domiciliari. Nonostante la detenzione, continuava a dirigere le attività di approvvigionamento e distribuzione, dimostrando un livello di coordinamento e controllo notevole.

La base operativa era proprio la sua abitazione, luogo in cui si pianificavano gli ordini e i rifornimenti. Il gruppo non si rivolgeva solo ai tossicodipendenti adulti, ma sfruttava anche minori per la distribuzione della droga, un aspetto che ha acceso un particolare campanello d’allarme nelle autorità.

Importazione di cocaina e uso del porto di gioia tauro come punto di transito

La seconda associazione scoperta dalle indagini aveva una portata più internazionale. Importava quantitativi consistenti di cocaina da vari paesi europei: Ecuador, Spagna, Germania, Olanda e Belgio. L’hub principale per questa rete era il porto di Gioia Tauro, punto cruciale per l’entrata delle sostanze stupefacenti nel territorio italiano.

Questa organizzazione dimostrava un livello elevato di pianificazione logistica. Lo scalo marittimo consentiva di nascondere i carichi in container, mimetizzandoli tra merci regolari. La rete si avvaleva di contatti affidabili e di un sistema di comunicazione complesso.

Il sistema di riciclaggio dei proventi e l’impiego di gruppi etnici specializzati

Oltre al traffico di droga, le indagini hanno rivelato un elaborato meccanismo di riciclaggio dei soldi guadagnati con le vendite. I contanti venivano spediti verso Roma, dove un gruppo di persone di origine cinese si occupava di reinserirli nel circuito economico legale.

Questa fase a valle del traffico consisteva in operazioni precise e studiate per evitare il sequestro dei capitali. Il gruppo aveva esperienza nelle manovre finanziarie, sfruttando canali tradizionali e metodi meno tracciabili per nascondere il denaro.

Uso della messaggistica criptata per organizzare i traffici e contrasto delle forze dell’ordine

Gli indagati avevano adottato sistemi di comunicazione all’avanguardia per coordinare i loro traffici e sfuggire ai controlli investigativi. L’utilizzo di piattaforme di messaggistica criptata, come SkyEcc, ha permesso loro di mantenere segrete le conversazioni e pianificare le attività criminali.

Questo tipo di tecnologia è ormai diffuso nei gruppi criminali di alto livello. La sua diffusione complica gli interventi delle forze dell’ordine, che devono trovare metodi sempre più sofisticati per decifrare e monitorare queste comunicazioni.

Dichiarazioni del procuratore lombardo e il quadro della ‘ndrangheta oggi

Il procuratore Giuseppe Lombardo ha sottolineato come il risultato dell’operazione sia possibile solo grazie a strumenti avanzati e a un numero adeguato di investigatori. Ha evidenziato la vastità e la solidità delle organizzazioni, riferendo che la ‘ndrangheta conta attualmente circa 400 famiglie attive e almeno 60 mila affiliati.

Ha segnalato che la disponibilità di ingenti risorse finanziarie rende il fenomeno ancora più pericoloso. La potenza della ‘ndrangheta non si limita al territorio calabrese, ma si estende a livello nazionale e internazionale, e per questo richiede un controllo costante e una risposta decisa da parte delle autorità.

Questa nuova operazione mette in luce il delicato equilibrio tra la repressione dei traffici e l’emergere di sostanze sempre più pericolose, con il fentanyl che si sta affermando come minaccia crescente nelle comunità locali. La strategia di contrasto punta ora a rafforzare il monitoraggio dei canali illegali e a interrompere le filiere economiche alla base del sistema criminale.

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