Terapia antiretrovirale per hiv: le nuove opzioni e la personalizzazione alla icar 2025 a padova

Terapia antiretrovirale per hiv: le nuove opzioni e la personalizzazione alla icar 2025 a padova

Negli ultimi trent’anni la terapia per l’Hiv si è evoluta verso trattamenti personalizzati e più tollerabili, con regimi a compressa singola come bictegravir/emtricitabina/tenofovir alafenamide che migliorano aderenza e qualità di vita.
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L'articolo descrive l'evoluzione delle terapie antiretrovirali per l'HIV, evidenziando la personalizzazione dei trattamenti e l'importanza di regimi più efficaci, tollerabili e semplici da assumere, come la combinazione bictegravir/emtricitabina/tenofovir alafenamide. - Gaeta.it

Negli ultimi trent’anni la terapia per l’Hiv ha subito un’evoluzione significativa. Oggi si parla di personalizzazione e individualizzazione del trattamento a seconda delle condizioni cliniche e delle preferenze del paziente. Questi aspetti sono stati al centro della 17esima edizione di Icar 2025, conferenza italiana dedicata a Aids e ricerca antivirale che si è svolta a Padova dal 20 al 23 maggio. Giovanni Di Perri, direttore della Clinica di Malattie infettive all’università di Torino, ha illustrato come le terapie siano diventate più efficaci e tollerabili grazie a farmaci sviluppati in decenni di ricerca.

L’evoluzione della terapia antiretrovirale e il concetto di personalizzazione

Giovanni Di Perri ha definito lo sviluppo delle terapie antiretrovirali come un crescendo paragonabile a un’opera rossiniana, dove ogni passo ha migliorato risultati e qualità di vita dei pazienti. Oggi si possono scegliere diverse opzioni di trattamento in base a vari fattori. Tra questi, non solo le condizioni cliniche o la presenza di altre malattie, ma anche le preferenze del paziente stesso. Dopo circa 30 anni di progressi, la triplice terapia rappresenta uno standard che assicura efficacia e tollerabilità molto superiori rispetto al passato. Questi farmaci sono in grado di mantenere sotto controllo la carica virale anche in situazioni non ideali, offrendo una gestione più flessibile della malattia.

La comodità dei regimi a tre farmaci in un’unica compressa

La disponibilità di regimi a tre farmaci, spesso distribuiti in un’unica compressa giornaliera, ha rivoluzionato il modo di affrontare l’Hiv. Questi trattamenti sono comodi, riducono l’impatto sulla vita quotidiana del paziente e mantengono la potenza necessaria per sopprimere la replicazione virale. Questi risultati erano difficili da ottenere soltanto dieci anni fa, e molto meno 20 anni fa, quando l’aderenza doveva essere quasi perfetta per evitare fallimenti terapeutici.

Miglioramenti nell’aderenza e potenza dei farmaci

In passato, per garantire l’efficacia della terapia antiretrovirale l’aderenza del paziente doveva superare il 95%. Ciò significava assumere quasi tutte le dosi prescritte senza dimenticanze. Oggi, grazie ai nuovi farmaci, basta che il paziente segua il trattamento con una frequenza del 70% circa. Questo rilassamento dei requisiti è indice di un miglioramento non solo nella tollerabilità, ma soprattutto nella forza intrinseca dei medicinali. La loro efficacia permette di mantenere bassa la carica virale anche in presenza di qualche scostamento dal piano terapeutico.

Questi progressi aprono nuove possibilità e contribuiscono a una gestione più realistica e personalizzata. Si può quindi agire anche in contesti diversi da quelli classici, come ad esempio pazienti con comorbidità o situazioni cliniche più complesse. L’approccio alle terapie si adatta a ogni persona, e non più solo al modello standard di trattamento. Questo rappresenta un cambiamento importante, a vantaggio della qualità di vita e della sostenibilità a lungo termine delle cure.

La scelta guidata da linee guida cliniche

Le linee guida in uso valorizzano principalmente la capacità di ogni regime terapeutico di sopprimere la carica virale e preservare la funzionalità del sistema immunitario. Questi elementi restano la priorità assoluta nella valutazione del trattamento più adatto. Una volta confermato questo risultato primario, il medico può procedere a personalizzare la terapia in base alla situazione specifica del paziente. Questo riguarda fattori clinici, come la presenza di altre malattie, e fattori di rischio che potrebbero influenzare lo sviluppo o la gravità di patologie aggiuntive.

Dati recenti sulle nuove diagnosi e l’importanza delle terapie efficaci

Più della metà delle nuove diagnosi di Hiv arrivano in fasi avanzate della malattia. È quindi decisivo disporre di terapie efficaci e semplici da assumere, in modo da impedire la progressione dell’infezione. Su questo fronte si è fatto un passo avanti con il regime combinato bictegravir/emtricitabina/tenofovir alafenamide . Proposto in un’unica compressa da 275 mg, questo farmaco è raccomandato tra i primi dalle linee guida. Il suo uso facilita anche le procedure di screening, come quelle per la resistenza virale, e supporta il controllo dell’aderenza, poiché la somministrazione è più semplice rispetto a regimi più complessi.

Il ruolo di bictegravir/emtricitabina/tenofovir alafenamide nella terapia moderna

La combinazione di bictegravir, emtricitabina e tenofovir alafenamide rappresenta oggi uno dei pilastri nel trattamento dell’Hiv. Questo regime unisce efficacia, tollerabilità e facilità d’uso in un’unica compressa giornaliera. La singola dose rende più semplice per i pazienti seguire la terapia, diminuendo il rischio di errori o dimenticanze. Inoltre, la composizione è studiata per ridurre gli effetti collaterali e migliorare la qualità di vita a lungo termine.

Il farmaco agisce in modo mirato contro la replicazione del virus, assicurando una soppressione continua e stabile. Questo è fondamentale per prevenire danni al sistema immunitario e ridurre la possibilità di trasmissione del virus. A distanza di tre decenni dai primi trattamenti, questo rappresenta un risultato che medici e pazienti sognavano. La disponibilità del B/F/Taf ha anche semplificato gli esami clinici e il monitoraggio, permettendo una verifica più efficace della resistenza e un controllo più puntuale dell’aderenza. Ciò contribuisce a migliorare le prospettive di cura e a gestire meglio la malattia nel tempo.

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