Un episodio tragico ha scosso la notte del carcere di vasto, dove un detenuto di origine nordafricana si è tolto la vita impiccandosi con un lenzuolo fornito dall’istituto. Le informazioni ufficiali sono ancora parziali ma l’evento ha immediatamente acceso i riflettori su difficoltà strutturali e carenze del penitenziario di Contrada Torre Sinello.
Il suicidio nel carcere di vasto: cosa è successo durante la notte
L’accaduto risale alle ore notturne, in un reparto dove la sorveglianza risultava limitata. Secondo fonti interne, il detenuto si sarebbe impiccato utilizzando un lenzuolo appartenente agli stessi ristretti. La notizia è arrivata in forma confusa, con poche conferme ufficiali sullo svolgimento esatto dei fatti. Si sa che l’uomo affrontava problemi di natura psichiatrica, circostanza che rende l’assenza di un supporto psicologico adeguato ancora più grave.
Nel carcere, la presenza insufficiente di personale impedisce un controllo continuo e un’assistenza adeguata ai detenuti più vulnerabili. Questa tragica morte conferma uno scenario di criticità che va oltre l’episodio isolato, coinvolgendo la gestione complessiva e il funzionamento quotidiano dell’istituto penitenziario.
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Carenze di personale e disagio psichico: la denuncia dei sindacati
Le organizzazioni sindacali hanno sottolineato come le difficoltà organizzative contribuiscano a creare un ambiente difficile sia per gli agenti che per i detenuti. L’istituto di vasto soffre infatti una grave carenza di organico: mancano almeno 21 agenti e 12 sottufficiali rispetto a una pianta organica già insufficiente. Questa situazione ha portato i sindacati a proclamare lo stato di agitazione appena pochi giorni fa.
L’assenza di personale si traduce in turni massacranti e limitata presenza nelle celle, fattori che aggravano uno stato di tensione diffuso. Gli agenti in servizio devono gestire una popolazione carceraria che include molte persone con disturbi psichiatrici, spesso senza adeguati interventi o sostegni. Il disagio psicologico tra chi lavora è elevato: sovraccarico e stress emergono come costanti, proprio nel reparto dove è avvenuto il suicidio.
La gestione della struttura e la mancanza di figure chiave
Al problema del personale si aggiunge una carenza organizzativa. Il carcere di vasto è diretto da un funzionario “a scavalco”, una figura che gestisce più istituti insieme. All’interno, mancano funzionari con il grado di vice e il ruolo di comandante di reparto è affidato a un dirigente. Questo vuoto nelle responsabilità si riflette sulla capacità di garantire servizi base come la sorveglianza, la gestione dei colloqui e soprattutto il supporto alla salute mentale.
Solo quattro funzionari giuridici pedagogici lavorano nella struttura, un numero che appare insufficiente per un penitenziario con una popolazione così fragile. La psicologia e la rieducazione vengono gestite in modo precario, con interventi sporadici e mai garantiti quotidianamente. La presenza di personale non solo più numeroso ma specializzato sarebbe cruciale per un’assistenza corretta ai detenuti con problemi psichiatrici.
Il ruolo delle organizzazioni sindacali e l’attesa per l’incontro con il provveditore
I sindacati di categoria, tra cui Osapp, UIL, Cnpp-Spp e altri, hanno ribadito la loro preoccupazione pubblicamente. Hanno espresso solidarietà verso gli agenti in servizio durante la notte drammatica, riconoscendo il peso emotivo che deriva da eventi di questa natura. I rappresentanti hanno inoltre richiamato l’attenzione dei vertici dell’amministrazione penitenziaria con una denuncia formale sui numeri ridotti e le condizioni difficili.
Martedì è previsto un incontro con il provveditore regionale, un appuntamento atteso sia dagli operatori del carcere che dai sindacati. In questo momento, l’attenzione è puntata sulla possibilità che siano disposte misure urgenti per migliorare la sicurezza e il benessere all’interno del penitenziario. Il caso del suicidio mette in luce la necessità di interventi concreti sul terreno della sanità mentale e dell’organizzazione del lavoro.