Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, una tragedia ha segnato indelebilmente il ricordo di molte persone. All’interno della discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, provincia di Ancona, sei giovani hanno perso la vita in un evento che ha scosso il paese. Oggi, a sei anni dall’accaduto, il dolore permane e le famiglie delle vittime continuano a chiedere verità e giustizia. La vicenda non è solo una cronaca di dolore, ma un invito a riflettere sulle responsabilità e sulla sicurezza nei luoghi di intrattenimento.
La notte fatale: cosa è successo alla Lanterna Azzurra
Era una serata che doveva essere di festa; tanti giovani si erano radunati per assistere all’esibizione del loro idolo, il rapper Sfera Ebbasta. Ma la festa si è trasformata in un incubo quando, nel corso dell’esibizione, qualcuno ha spruzzato dello spray urticante. La reazione immediata è stata il panico, e la folla ha cominciato a fuggire. Durante questa fuga, una balaustra ha ceduto, causando il tragico decesso di sei persone: Emma Fabini, Asia Nasoni, Benedetta Vitali, Mattia Orlandi, Daniele Pongetti ed Eleonora Girolimini. Vent’anni di vita spezzati in un attimo. I genitori delle vittime hanno vissuto e continuano a vivere un enorme dolore, uniti dalla ricerca di giustizia.
Il processo e la sentenza: la rabbia delle famiglie
A distanza di sei anni dalla tragedia, le famiglie delle vittime si trovano a fronteggiare un processo che ha suscitato non poche controversie. In primo grado, alcuni imputati sono stati condannati per falsità ideologica, mentre tutti i responsabili sono stati assolti dai reati di omicidio colposo e disastro. Da una parte, questa sentenza ha deluso profondamente i familiari, che si aspettavano un riconoscimento più tangibile della responsabilità legata alla morte dei loro cari. Fazio Fabini, padre di Emma, ha espresso la sua incredulità e la necessità di vedere chiaro su quanto accaduto, sottolineando che “la ratifica di certe autorizzazioni avrebbe potuto evitare la tragedia.”
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Ricordare Emma: il nuovo libro e il premio letterario
Nonostante il dolore, le famiglie continuano a mantenere viva la memoria delle vittime, in particolar modo attraverso la persona di Emma Fabini. L’11 dicembre sarà pubblicato un nuovo libro, intitolato “Oddio sono un topo”, un racconto scritto dalla giovane autrice all’età di dieci anni, completo di illustrazioni che accompagnano le sue parole. Questo libro, così come il precedente “I ricordi non salvano le lacrime”, rappresenta un modo per onorare la vita e il talento di Emma. Inoltre, il premio letterario intitolato “Emma il ricordo salvato” si propone di ispirare i giovani a trasformare i loro sentimenti in racconti, affinché il ricordo di Emma non si perda mai.
Un giorno difficile da affrontare
Ogni anno, il giorno dell’anniversario della tragedia si trasforma in un momento di grande intensità emotiva. Per le famiglie delle vittime, l’8 dicembre rappresenta non solo il giorno della perdita, ma un’occasione per riflettere sulle ingiustizie subite e sull’importanza di garantire la sicurezza nei luoghi di ritrovo. E mentre si avvicina l’anniversario, cresce anche la determinazione di queste famiglie di non lasciare che la loro richiesta di giustizia venga ignorata. La memoria delle vittime diventa un potente richiamo alla responsabilità di tutti, affinché tragedie simili non si ripetano in futuro.