L’Italia mostra segnali di progresso nella gestione dei rifiuti e nel riciclo, posizionandosi tra i paesi europei più vicini al raggiungimento degli obiettivi di preparazione per il riutilizzo e riciclaggio imposti dall’Unione europea. Nonostante ciò, restano sfide rilevanti, soprattutto su fronti cruciali come la lotta all’inquinamento atmosferico e la tutela della biodiversità. La situazione è complicata dalla carenza di investimenti pubblici sufficienti per affrontare tutte le richieste delle politiche ambientali europee tra il 2021 e il 2027.
La situazione attuale degli investimenti ambientali in italia
Secondo il Riesame dell’attuazione delle politiche ambientali 2025 pubblicato dalla commissione europea a luglio, l’Italia dovrebbe mettere a disposizione circa 39,7 miliardi di euro all’anno, a prezzi del 2022, per affrontare temi come la riduzione dell’inquinamento, lo sviluppo di un’economia circolare, la gestione delle acque e la protezione della biodiversità. In realtà, gli stanziamenti annui si fermano intorno ai 31,4 miliardi, includendo sia fondi europei che nazionali. Di questi, quasi un terzo proviene dalla Ue, compresi i fondi della banca europea per gli investimenti; il resto arriva da finanziamenti pubblici e privati italiani.
Questa differenza tra fabbisogno e risorse assegnate, calcolata intorno agli 8,3 miliardi di euro, corrisponde a meno dello 0,5% del pil nazionale. Il dato è inferiore alla media europea, fissata a circa lo 0,77%. C’è però un miglioramento rispetto agli anni passati: il divario finanziario nei precedenti report, che si concentravano sul periodo 2014-2020, superava infatti i 10 miliardi di euro. Allora l’investimento necessario era inferiore, ma la spesa effettiva era ancora più lontana dalle esigenze.
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Economia circolare e le sue priorità
Il settore che richiede maggiori investimenti è quello dell’economia circolare. L’Unione europea lo considera oggi un elemento centrale per aumentare la competitività e ridurre gli sprechi. Le stime indicano che servono circa 17,6 miliardi di euro l’anno, ma mancano all’appello circa 2,8 miliardi. Oltretutto, quasi mezzo miliardo dovrebbe andare a iniziative di gestione dei rifiuti non rientranti nell’economia circolare.
Prevenzione dell’inquinamento e tutela delle risorse
Oltre alla circolarità, la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento richiedono 9,2 miliardi ogni anno. La gestione delle acque, comprendente il trattamento di reflui e risorse idriche, necessita di circa 8,1 miliardi. Infine, per la tutela di biodiversità e ecosistemi si stima una necessità di 4,8 miliardi. Gli stanziamenti parziali invece non coprono ancora a pieno questi ambiti, limitando così il raggiungimento degli obiettivi prescritti dall’Unione europea.
Le principali sfide ambientali italiane secondo il report europeo
Il report sottolinea alcune criticità specifiche in Italia. Anche se la qualità dell’aria è migliorata, gli inquinanti come pm10 e biossido di azoto superano ancora i limiti stabiliti da normative europee. Questo comporta rischi per la salute pubblica e penalizzazioni a livello comunitario.
Un altro settore delicato è il trattamento delle acque reflue. Sono aperte quattro procedure di infrazione nei confronti dell’Italia, con due di queste già sanzionate dalla corte di giustizia europea, a causa di carenze nella depurazione o nella gestione delle acque.
Sul fronte biodiversità, la conservazione di habitat e specie non ha ancora raggiunto standard accettabili. Gli indicatori segnalano la necessità di interventi più efficaci e finanziamenti mirati per assicurare la sopravvivenza di ecosistemi fragili e a rischio nella penisola.
La strada da percorrere
La strada tracciata dall’Unione resta impegnativa, con obiettivi chiari e scadenze stringenti. Eppure l’Italia, pur negli sforzi fatti, deve ancora superare ostacoli rilevanti per conformarsi pienamente ai criteri ambientali europei sul medio termine.