Sotto inchiesta il deposito Eni di Calenzano: 60 giorni per una relazione tecnica

Sotto inchiesta il deposito Eni di Calenzano: 60 giorni per una relazione tecnica

La procura di Prato avvia indagini sul deposito Eni a Calenzano dopo un’esplosione, imponendo una relazione tecnica e analizzando pratiche di sicurezza e manutenzione per individuare responsabilità.
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Sotto inchiesta il deposito Eni di Calenzano: 60 giorni per una relazione tecnica - Gaeta.it

A Calenzano, in provincia di Firenze, la procura ha imposto 60 giorni ai consulenti per presentare una relazione tecnica chiara riguardante il deposito Eni. Questo processo ha portato al sequestro dell’impianto, ponendo fine a tutte le operazioni di approvvigionamento, stoccaggio e distribuzione di carburanti e prodotti derivati dal petrolio. Le indagini seguono un sopralluogo tecnico delle autorità che, insieme a specialisti, stanno cercando di fare luce sulle cause dell’incidente.

Un lavoro articolato in collegi di esperti

La procura di Prato ha suddiviso il lavoro dei consulenti in due collegi distinti. Il primo gruppo consiste in due specialisti di esplosivi, mentre il secondo è composto da quattro periti esperti in impianti industriali e sicurezza sul lavoro. Questo approccio metodico indica la serietà con cui le autorità stanno affrontando la situazione. Ogni collegio ha il compito di analizzare vari aspetti dell’impianto e delle attività svolte, al fine di individuare eventuali condotte che potrebbero aver causato danni.

La ricerca non si limita a un solo aspetto, ma si focalizza su condotte sia attive, sia passive. Questo significa che gli inquirenti stanno cercando di capire se ci siano state omissioni significative o errori gestionali che hanno potuto contribuire a creare le condizioni per l’incidente. La priorità è identificare i rischi generali e specifici derivati dalla gestione del deposito e dalle operazioni quotidiane, nonché da interventi di manutenzione e gestione del cantiere.

L’analisi della baia 6: epicentro dell’esplosione

Particolare attenzione viene posta sulle tre corsie di carico, denominate baie, con numero 5, 6 e 7. Si approfondisce il lavoro di manutenzione avvenuto la mattina dell’incidente. Secondo le informazioni raccolte, la baia 6 è il luogo dove è avvenuta l’esplosione, mentre nella baia 7 si trovava un’autocisterna. La baia 5 era destinata a un’operazione di manutenzione per l’aspirazione dei vapori.

Un aspetto cruciale riguarda il coordinamento delle manutenzioni in atto al momento dell’incidente. Risulta che tra la corsia 6 e la 7 fosse in corso un intervento sulla condotta di carico dei carburanti. Si indaga se la manutenzione prevista alla baia 5 fosse già iniziata o se dovesse ancora partire. È importante chiarire questo punto, poiché Eni ha sostenuto che l’intervento agli aspiratori di gas e vapori non era ancora cominciato al momento dell’esplosione. Le evidenze raccolte dai consulenti saranno determinanti per indirizzare l’inchiesta.

Rischi e responsabilità nell’operatività dell’impianto

Gli inquirenti stanno esaminando attentamente non solo l’episodio specifico dell’esplosione, ma anche le pratiche di sicurezza e manutenzione adottate nel deposito. La gestione di strutture simili richiede il monitoraggio continuo delle condizioni operative e della sicurezza, specialmente in un settore dove il rischio di incidenti è elevato.

Sulla base delle prime indagini, si profila un interesse crescente per le posizioni di garanzia di coloro che hanno avuto responsabilità nella gestione dell’area. I risultati delle analisi condotte dai periti potranno dunque portare a delle responsabilità penali, qualora vengano individuati comportamenti inadeguati che abbiano messo a rischio la sicurezza dei lavoratori e dell’impianto.

Il processo di verifica e controllo è particolarmente importante non solo per assicurare giustizia in questo caso, ma anche per prevenire futuri incidenti attraverso l’implementazione di misure di sicurezza consolidate e la revisione delle pratiche di lavoro esistenti. Le autorità stanno dunque lavorando sulla scorta della necessità di garantire non solo la sicurezza, ma anche la trasparenza dell’intero processo investigativo.

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