L’attenzione degli italiani verso la transizione ecologica si conferma alta, con la maggioranza convinta che rappresenti un fattore positivo per molte aree della vita quotidiana e dell’economia. Un’indagine Ipsos, realizzata per l’ecoForum nazionale sull’economia circolare, restituisce la fotografia di un paese che vede nella sostenibilità una strada necessaria per proteggere l’ambiente, risparmiare sulle bollette e far crescere il lavoro. Alla base del dibattito pubblicato a Roma nel 2025, emerge un Paese che guarda con favore alle energie rinnovabili, scarta il nucleare e chiede al governo misure più snelle per sostenere la circolarità dei materiali. Vediamo nel dettaglio quanto evidenziato dal sondaggio e dalle proposte emerse all’ecoForum.
Come gli italiani percepiscono i benefici della transizione ecologica
Secondo il sondaggio Ipsos, il 79% degli intervistati identifica nella transizione ecologica un insieme di vantaggi. Il 34% la considera cruciale per la salvaguardia del pianeta e la lotta ai cambiamenti climatici. Altri aspetti molto citati includono il risparmio sulla bolletta energetica, segnalato dal 24% come beneficio diretto per famiglie e imprese, e la futura competitività delle aziende. Il 22% degli italiani sottolinea come chi non adotterà pratiche sostenibili rischi di uscire dal mercato, mentre ci si attende che la produzione diventi più sicura per la salute e di qualità superiore.
Sul fronte occupazione, il tema del lavoro verde trae particolare attenzione: il 40% vede un aumento dei green jobs, ma questo dato cresce al 61% tra chi conosce l’economia circolare. Appena il 14% teme invece una riduzione degli impieghi in questo ambito. Il quadro, quindi, è di una crescente convinzione che il progresso ambientale offra nuove opportunità professionali.
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Tuttavia, persiste una certa confusione sul ruolo dell’Italia in questo percorso. Solo il 16% riconosce le prestazioni italiane migliori della media europea per l’economia circolare, mentre il 37% erroneamente pensa che il Paese stia sotto gli standard comunitari. Questo gap di percezione indica l’esigenza di comunicare meglio i risultati consolidati.
La posizione degli italiani sulle energie rinnovabili e il nucleare
Gli italiani mostrano un consenso netto verso le fonti pulite. Quasi la metà degli intervistati ritiene che debbano esserci più incentivi dal governo per sviluppare energie rinnovabili, mentre un altro 36% chiede che si snelliscano le procedure per autorizzare nuovi impianti.
Rispetto al nucleare, la risposta è quasi univoca. Il 91% degli italiani esprime contrarietà alla costruzione di centrali sul territorio nazionale. Di questi, il 39% ne è nettamente contrario, mentre altri continuano a volere una distanza minima di 50-100 km dalle proprie abitazioni. Una parte rilevante degli intervistati ritiene che i benefici del nucleare arriverebbero troppo tardi, addirittura dopo 20 anni, e il 25% non crede che ci saranno mai per via dei costi elevati. La sfiducia verso l’atomo si collega alla preferenza per soluzioni energetiche già accessibili e meno rischiose.
Le proposte al governo per sostenere l’economia circolare italiana
Durante l’ecoForum nazionale sull’economia circolare, diverse associazioni ambientaliste hanno presentato una serie di indicazioni indirizzate all’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. L’obiettivo è un “Clean Industrial Deal made in Italy” più concreto, capace di mettere al centro la circolarità dei prodotti e dei materiali.
Il primo punto riguarda la velocizzazione degli iter autorizzativi previsti dal PNRR, soprattutto per interventi dedicati alla raccolta differenziata e agli impianti di riciclo. Sono necessari tempi più rapidi per non rallentare i progetti già finanziati.
Il secondo punto segnala la necessità di semplificare le procedure di approvazione dei decreti End Of Waste , indispensabili per permettere il riutilizzo di materie prime seconde. Si propone di aprire consultazioni più accessibili su questi provvedimenti.
Infine, si suggerisce di potenziare i controlli ambientali attraverso la completa applicazione della legge 132 del 2016, che istituisce il Sistema nazionale di protezione ambientale. Questo serve per contrastare illeciti nel ciclo dei rifiuti e salvaguardare le imprese oneste dalla concorrenza sleale.
Le richieste avanzate rappresentano un tentativo di tradurre in azioni concrete l’attenzione sviluppata dai cittadini e dalle imprese verso un modello produttivo più responsabile e sostenibile.
Risultati e sfide nelle filiere di raccolta e riciclo in italia
Il sondaggio Ipsos si concentra anche sulle pratiche di gestione dei rifiuti e sulle infrastrutture dedicate. Ottimistiche appaiono le risposte sullo smaltimento dell’olio motore: quasi 8 italiani su 10 credono che l’olio usato venga raccolto correttamente dai meccanici o da soggetti autorizzati. L’olio rigenerato è riconosciuto dal 44% come di qualità comparabile a quello vergine ottenuto dal petrolio.
La filiera italiana degli oli minerali usati registra segnali robusti: nel 2024 sono state raccolte 188mila tonnellate, un incremento rispetto agli anni precedenti. La rigenerazione sfiora il 98%, molto al di sopra della media europea al 61%. Questo settore genera quasi 2mila posti di lavoro e un impatto economico superiore a 73 milioni di euro.
Anche il riciclo degli imballaggi conferma il primato nazionale. Nel 2024 il tasso di riciclo ha raggiunto il 76,7% dell’immesso sul mercato, dato significativo che evidenzia la solidità del sistema italiano. I risultati testimoniano una diffusione crescente e una cura maggiore nella raccolta differenziata.
Fabio Costarella, vicedirettore generale di Conai, evidenzia che sarà cruciale sostenere l’adozione di emendamenti alla gestione degli imballaggi, promuovere l’ecodesign e premiare la riciclabilità per mantenere competitività industriale nel medio periodo.
Sfide nella gestione di rifiuti complessi e prodotti tessili
Sul fronte del biometano, si segnala la necessità di ampliare la rete di impianti nelle regioni che ancora esportano rifiuti organici a causa della carenza di strutture. Servono investimenti per impianti più efficienti e la combinazione di biometano con compostaggio.
Per i prodotti assorbenti per la persona, come pannolini e altri materiali simili, la mancanza di impianti di riciclo specializzati resta un ostacolo. Il PNRR supporta lo sviluppo tecnologico, ma si richiede un impegno più duraturo e l’approvazione di norme “end of waste” chiare. Serve inoltre un sistema di responsabilità estesa dei produttori che garantisca la sostenibilità economica degli operatori e migliori la raccolta differenziata con campagne di sensibilizzazione.
Per quanto riguarda i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche , si riconosce che l’Italia è distante dagli obiettivi fissati dall’Unione Europea. È urgente potenziare la rete di raccolta e di trattamento degli impianti. Questo serve per rispettare il Critical Raw Materials act, che punta a soddisfare un quarto del fabbisogno europeo di materie prime critiche tramite riciclo.
Il riciclo tessile richiede, infine, più trasparenza sulla filiera e maggiore tracciabilità dei materiali. Va promosso il riutilizzo e il recupero con investimenti nella formazione, per colmare il gap tra obblighi normativi e pratiche reali. Anche qui occorre un sistema EPR per mantenere la sostenibilità economica degli operatori.
Il quadro delineato dal sondaggio e dalle associazioni fa emergere come l’Italia mantenga posizioni di rilievo, ma abbia davanti importanti sfide da superare per consolidare i progressi nel riciclo e nella circolarità dei materiali.