Sospesa la caccia ai cervi in abruzzo il consiglio di stato blocca un piano contestato e pilotato dai cacciatori

Sospesa la caccia ai cervi in abruzzo il consiglio di stato blocca un piano contestato e pilotato dai cacciatori

Il Consiglio di Stato sospende temporaneamente la caccia ai cervi in Abruzzo, dopo contestazioni di Animalisti Italiani e associazioni ambientaliste su censimenti manipolati, conflitti d’interesse e danni economici limitati.
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Il Consiglio di Stato ha sospeso temporaneamente la caccia ai cervi in Abruzzo, contestando dati e conflitti d’interesse nel piano regionale, mentre cresce la mobilitazione di associazioni e cittadini per una gestione piĂ¹ trasparente e sostenibile della fauna selvatica. - Gaeta.it

La decisione del Consiglio di stato di sospendere temporaneamente la caccia ai cervi in Abruzzo si è inserita in un contesto di forti polemiche trasversali. Il piano regionale, ormai applicato dallo scorso 14 ottobre, era stato contestato dalle associazioni animaliste e ambientaliste, che hanno denunciato manipolazioni e conflitti d’interesse legati al censimento degli animali. A pochi giorni dall’udienza al TAR, la battaglia legale e civile si concentra su aspetti scientifici, economici e sociali intrecciati nelle scelte di gestione della fauna selvatica.

Censimento contestato e conflitti di interesse nelle stime ufficiali dei cervi

La base del provvedimento regionale si fondava su dati raccolti dagli ambiti territoriali di caccia, organismi noti per avere motivi diretti a incrementare il numero di prelievi autorizzati. Le associazioni animaliste, tra cui Animalisti Italiani, hanno da subito segnalato l’origine pilotata di questo censimento, sottolineando che chi ha contato i cervi è anche chi ne autorizza l’abbattimento. Questo ha generato un conflitto d’interessi evidente, denunciato come “un abisso” da chi considera quell’approccio una mascheratura di un massacro.

Dati validi solo tra 2022 e 2024

Secondo la relazione della società incaricata di elaborare la proposta gestionale, soltanto i dati raccolti tra il 2022 e il 2024 possono essere considerati validi, e in quel periodo la popolazione di cervi non è aumentata, anzi ha mostrato un leggero calo, nonostante la sospensione della caccia. Questo dato mette in discussione le motivazioni del piano di abbattimento e alimenta i dubbi sull’affidabilità delle stime iniziali, su cui si è basato un provvedimento con pesanti conseguenze ambientali.

Danni economici ridotti e risorse regionali concentrate altrove

Un altro punto di critica riguarda i presunti danni economici attribuiti ai cervi e sollevati come causa del prelievo. Le cifre ufficiali parlano di poco piĂ¹ di 25.000 euro di indennizzi per danni provocati dalla fauna selvatica in un anno, una quantitĂ  minima se comparata agli oltre 16 milioni di euro destinati dalla Regione ad altri indennizzi agricoli. Nel bilancio sono infatti previsti risarcimenti per circa 2.300 beneficiari, che rendono difficile giustificare l’entitĂ  della caccia con lo scopo di contenere i danni.

Questi numeri evidenziano uno squilibrio nelle risorse stanziate e mettono in discussione il senso pratico di un provvedimento così drastico. L’entità modesta delle perdite attribuite ai cervi indebolisce la tesi della regolazione basata su un reale impatto economico, creando ulteriori dubbi sulla legittimità delle scelte adottate dalle autorità regionali.

Azioni legali, mobilitazione sociale e intervento del consiglio di stato

La delibera n. 509 ha subito il ricorso al TAR da parte delle associazioni animaliste e ambientaliste, che hanno denunciato irregolarità nelle procedure e nelle metodologie scientifiche adottate. La richiesta di sospensiva era stata in un primo momento respinta dal tribunale amministrativo, ma ha trovato accoglimento nel Consiglio di Stato. Questo organo ha deciso di sospendere la caccia ai cervi in attesa dell’udienza di merito fissata per il 14 maggio, bloccando temporaneamente un piano che aveva già provocato abbattimenti di animali adulti, femmine e piccoli in varie zone dell’Abruzzo.

Forte mobilitazione contro il piano

La mobilitazione a difesa dei cervi ha raccolto quasi 140.000 firme online e migliaia di cittadini hanno scritto al presidente della Regione Marco Marsilio, chiedendo l’annullamento della delibera. Numerose manifestazioni pubbliche e campagne social hanno coinvolto anche esperti del mondo scientifico e culturale, sottolineando la necessità di una revisione basata su dati indipendenti e reali necessità ambientali, in contrasto con gli interessi venatori.

Il ruolo degli ambiti territoriali di caccia e le implicazioni per la gestione faunistica

Gli ambiti territoriali di caccia svolgono un ruolo centrale nella gestione degli animali, ma in questo caso sono stati indicati come protagonisti di una gestione poco trasparente. Essi dipendono dalle autorizzazioni che coinvolgono la quantitĂ  di prelievi venatori, generando un incentivo a sovrastimare le popolazioni selvatiche per giustificare abbattimenti piĂ¹ ampi.

Il caso abruzzese mostra come questa gestione possa provocare una contraddizione tra la conservazione della biodiversitĂ  e gli interessi economici forti legati alla caccia. Le decisioni basate su dati parziali e su conflitti di interesse rischiano di compromettere gli equilibri naturali, come segnalano sia i cittadini sia i ricercatori coinvolti nella campagna di difesa dei cervi.

Pausa per riflettere sulla tutela della fauna selvatica

La scelta del Consiglio di Stato rappresenta quindi una pausa significativa per riflettere sulle modalità di monitoraggio, tutela e gestione della fauna selvatica in Abruzzo. La prossima decisione del TAR sarà seguita con attenzione da chi ha a cuore il futuro dell’ambiente e la salute degli ecosistemi regionali.

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