situazione di fabbrica nel gruppo Fedrigoni nelle Marche: tensioni sulla produzione e cassa integrazione per ex Giano

situazione di fabbrica nel gruppo Fedrigoni nelle Marche: tensioni sulla produzione e cassa integrazione per ex Giano

La situazione del gruppo Fedrigoni nelle Marche resta critica con circa 30 ex dipendenti Giano in cassa integrazione, macchinari fermi a Fabriano e Pioraco, e sindacati che chiedono stabilizzazione e rilancio produttivo.
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La situazione occupazionale del gruppo Fedrigoni nelle Marche è critica, con dipendenti in cassa integrazione e macchinari fermi, mentre sindacati e azienda discutono sul futuro produttivo e la stabilità del lavoro. - Gaeta.it

La situazione occupazionale e produttiva del gruppo Fedrigoni nelle Marche resta sotto osservazione dopo l’incontro tra rappresentanti sindacali e dirigenti. A maggio circa 30 ex dipendenti Giano si trovano ancora in cassa integrazione secondo gli accordi presi al ministero, mentre una parte lavora temporaneamente negli stabilimenti della zona, senza però essere coperta da ammortizzatori sociali. Nel contempo, emergono preoccupazioni sulle prospettive di rilancio e sulle scelte industriali future, soprattutto in relazione alla produzione di carta e ai macchinari fermi ormai da tempo.

Il ricorso al trattamento di cassa integrazione per i dipendenti ex giano nelle marche

Nel corso di maggio, circa 30 lavoratori provenienti dall’azienda Giano risultano in trattamento di cassa integrazione straordinaria, in base agli accordi siglati al tavolo del Ministero delle imprese e del Made in Italy. Oltre a questi, ci sono 40 persone impiegate attualmente negli stabilimenti del gruppo nelle Marche, ma su base temporanea e quindi fuori dall’ombrello degli ammortizzatori sociali. La conferma arriva dal segretario regionale Uilcom Marche, Valerio Monti, che sottolinea come la situazione numerica rimanga piuttosto stabile e in linea con gli accordi precedenti. La cassa integrazione riguarda quindi una parte delle maestranze, mentre l’altra lavora senza garanzie particolari, in attesa di sviluppi che chiariscano la tenuta occupazionale.

Questo passaggio dimostra lo stallo che interessa il gruppo Fedrigoni nella regione, con parti del personale ancora tutelate, altre invece occupate in modo intermittente e senza una prospettiva certa. La situazione resta complessa perché non solo le maestranze sono divise tra garanzie e precarietà, ma pesano anche le condizioni di alcuni stabilimenti e la frenata produttiva, compresa la sospensione di macchinari importanti, che rischiano di incidere ulteriormente sul futuro occupazionale.

Le criticità emerse nell’incontro con il gruppo fedrigoni a fabriano

Il 16 maggio a Fabriano, in provincia di Ancona, si è svolto un vertice tra le Rsu del gruppo Fedrigoni e i vertici della divisione Paper. Presenti Fulvio Capussotti, nuovo responsabile divisione carta, e Giuseppe Giacobello, responsabile delle relazioni industriali. I rappresentanti sindacali hanno espresso una serie di preoccupazioni riguardo allo stato della produzione. Prima di tutto, è stata evidenziata la decisione di posticipare la ripresa della carta di sicurezza, inizialmente prevista entro l’estate 2025, ora rinviata al 2026. Questo comporta una dilatazione dei tempi per il ritorno a pieno regime produttivo su questa linea.

Altra nota negativa riguarda la sospensione della produzione di carta da ufficio e il blocco della macchina F3 nello stabilimento di Fabriano. Un macchinario considerato strategico, che però non è più in funzione. A ciò si aggiunge la macchina di Pioraco, importante impianto rimasto fermo a causa dei danni provocati dal terremoto che ha colpito la zona. Questo macchinario non è stato rimesso in funzione e non risulta ci siano progetti concreti per riportarlo in attività. La somma di queste situazioni ha creato difficoltà nella capacità produttiva complessiva del gruppo nelle Marche e ha sollevato forti timori sul futuro industriale di tali impianti.

I sindacati hanno chiesto di affrontare queste problematiche con urgenza, sottolineando la necessità di interventi che evitino ulteriori perdite di posti di lavoro e la progressiva desertificazione dei siti produttivi storici.

Le richieste dei sindacati e le risposte ufficiali di giacobello

Durante l’incontro a Fabriano, la rappresentanza sindacale ha formulato alcune richieste precise per migliorare la condizione dei lavoratori e rilanciare l’attività produttiva. Uno dei punti principali riguarda la stabilizzazione dei lavoratori ancora in prestito o in somministrazione, per garantire maggiore sicurezza occupazionale. Hanno poi richiesto una riduzione del ricorso alla cassa integrazione straordinaria, auspicando un rientro a una produzione più regolare e un minore utilizzo di rapporti temporanei.

Il rilancio del comparto cartario è stato invocato con l’attenzione posta sul valore storico degli stabilimenti e sull’esperienza consolidata dei lavoratori, elementi che dovrebbero rappresentare un punto di forza per arginare la crisi. Queste richieste sono state poste per indirizzare un confronto più strutturato sulle scelte produttive future che incidono direttamente sulla vita dei siti marchigiani.

Giacobello, da parte sua, ha confermato che in un prossimo incontro previsto a Verona nei primi giorni di giugno si discuteranno più a fondo le questioni più importanti. Ha però sottolineato che la macchina F3, bloccata a Fabriano, non potrà più essere riavviata e probabilmente verrà venduta. Un segnale chiaro che indica un cambio di strategia nell’azienda, che rischia di impattare pesantemente sull’occupazione locale e sulla produzione. Il gruppo dovrà ora confrontarsi con le rappresentanze sindacali per chiarire quali saranno le scelte industriali e come queste influenzeranno il futuro del lavoro nelle Marche, in un momento di delicatezza che non lascia spazio a decisioni affrettate.

Le prossime settimane saranno decisive per capire in che modo si evolverà la situazione, dentro un contesto economico e sociale già fragile per la regione e l’intero comparto cartario italiano.

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