La situazione critica che coinvolge circa quindici famiglie nel piano di zona “Collina delle Muse”, a Roma, rischia di trasformarsi in un dramma immobiliare. Queste famiglie, composte principalmente da poliziotti, carabinieri e finanzieri, si trovano sul punto di subire sfratti nonostante abbiano regolarmente pagato gli affitti per quasi vent’anni. Il problema, infatti, non riguarda il mancato pagamento, ma una decisione controversa di una società immobiliare, che intende vendere gli alloggi a prezzi di mercato, contrariamente agli accordi iniziali.
La storia di un progetto urbanistico in crisi
Origini del piano di zona
Il piano di zona “Collina delle Muse” è stato concepito all’inizio degli anni Duemila con l’obiettivo di offrire alloggi a prezzi calmierati a servitori dello Stato, equiparando il progetto a una risposta concreta all’emergenza abitativa nelle aree periferiche di Roma. Le famiglie, per accedere a questi alloggi, avevano partecipato a un bando indetto dalla Prefettura, e nel tempo avevano costruito una comunità stabile. Tuttavia, la recente decisione della società costruttrice di mettere in vendita gli appartamenti a prezzo di mercato ha messo in crisi le fondamenta stesse di questo progetto.
La decisione della società immobiliare
Recentemente, la società che gestisce questi alloggi ha comunicato la propria intenzione di vendere le unità immobiliari a nuovi prezzi, ignorando la convenzione urbanistica che si oppone a tale vendita. Questo ha scatenato il malcontento e la preoccupazione tra le famiglie, che vedono scadere i propri contratti di locazione senza alcuna possibilità di rinnovo. L’azione della società rappresenta non solo una violazione delle normative urbanistiche, ma esprime anche una mancanza di rispetto verso il principio fondamentale del piano di assistere chi serve la comunità, come poliziotti e militari.
Le istituzioni e il loro ruolo
Reazione delle autorità e del governo
La questione ha suscitato preoccupazione anche a livello politico, raggiungendo le aule del Senato. Durante un’audizione tenutasi il 1° agosto, sono stati sollevati interrogativi sulle responsabilità delle istituzioni e sulla mancanza di un intervento efficace nella gestione di questo caso. Nonostante il coinvolgimento del Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, i progressi sembrano bloccati. Le famiglie continuano a vivere nell’incertezza e sotto la minaccia di uno sfratto imminente.
Le posizioni di Regione Lazio e Roma Capitale
Sebbene Regione Lazio e Roma Capitale abbiano dichiarato pubblicamente il loro sostegno alle famiglie coinvolte, le azioni concrete tardano ad arrivare. Angelo Fascetti, rappresentante del sindacato Asia Usb, ha denunciato la gravità della situazione, sottolineando l’assurdità che forze dell’ordine, incaricate di eseguire gli sfratti, si trovino a fronteggiare questa questione. La mancanza di sanzioni da parte del Comune appare inspiegabile, rendendo la situazione ancora più sofocante per le famiglie colpite.
Irregolarità e prospettive future
La questione del certificato di agibilità
Un altro aspetto inquietante di questa situazione è legato all’agibilità degli alloggi. Nel 2022, è emerso che le abitazioni occupate dalle famiglie non possiedono il certificato di agibilità. Il presidente della Commissione Patrimonio del Campidoglio, Trombetti, ha confermato che la richiesta presentata dalla società edilizia nel 2004 è stata archiviata nel 2006 per carenza documentale. Questo crea ulteriori problematiche, poiché gli affitti non dovrebbero essere legalmente applicabili in mancanza di tale certificazione.
Una vicenda ancora aperta
La trattativa per il rinnovo dei contratti di affitto, attualmente in fase di stallo, lascia le famiglie in una situazione precaria e con il rischio di essere messe alla porta. Rimane ora da vedere come si evolverà questa vicenda e quali passi le istituzioni, a diversi livelli, decideranno di adottare per garantire il diritto alla casa e per rispettare gli impegni assunti in sede di pianificazione urbanistica.