Nel 2025, la procura di Milano ha disposto sette arresti nell’ambito di un nuovo filone della maxi inchiesta che riguarda le curve di San Siro. Il procedimento è guidato dai pm della Dda Paolo Storari e Sara Ombra, con il supporto della Squadra mobile e della Guardia di finanza. I provvedimenti adottati includono cinque posti in carcere e due ai domiciliari, concentrati su accuse di usura, estorsione e uso di false fatture. Le indagini completano la serie di arresti già eseguiti a fine settembre scorso, che coinvolgevano membri delle tifoserie ultras sia della curva Nord dell’Inter che di quella Sud del Milan.
Le dinamiche dell’operazione e i protagonisti coinvolti nella maxi inchiesta
L’ultima tranche dell’operazione milanese si è concentrata su episodi già emersi nelle indagini precedenti ma approfonditi in questa fase. Sono contestati reati legati a metodi criminali consolidati, in particolare l’usura e l’estorsione, pratiche che hanno danneggiato vittime sul territorio. Tra gli elementi più significativi spicca l’accusa di aver favorito la cosca della famiglia Bellocco, un gruppo mafioso conosciuto per le sue attività nelle regioni meridionali e con ramificazioni anche nel nord Italia.
Un legame con le finalità mafiose
Questa aggravante lega i fatti contestati a finalità mafiose, dimostrando come le tensioni tra tifoserie e il crimine organizzato possano intrecciarsi fino a coinvolgere strutture criminali ben radicate. Le indagini si sono avvalse di intercettazioni, analisi documentali e testimonianze raccolte dalla Dda insieme ai corpi di polizia, delineando un quadro in cui la criminalità gestiva finanziamenti illeciti e pratiche di coercizione per il controllo di affari illeciti.
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Il contesto delle curve di San Siro e il legame con le attività illecite
San Siro, uno degli stadi più iconici d’Italia, rappresenta non solo un punto di riferimento sportivo ma anche un territorio dove le rivalità tra tifoserie spesso superano i limiti delle competizioni sportive. Le curve di Inter e Milan sono state teatro di episodi violenti fin dagli anni passati, con gruppi ultrà che hanno consolidato reti di potere criminale legate a estorsioni e altre attività illecite.
La maxi inchiesta, nata inizialmente per ricostruire i legami tra capi ultras e violenze dentro e fuori dallo stadio, si è ampliata nel tempo fino a scoprire nodi che riguardano l’economia parallela del racket e dell’usura. In particolare, le false fatture sono una modalità utilizzata per giustificare la movimentazione di denaro illecito, creando una copertura burocratica a operazioni criminali. La congiunzione tra ultras e mafia sottolinea la complessità degli intrecci tra sport e malavita.
Operazioni contro l’illegalità nei gruppi ultras
Gli sviluppi investigativi e le ripercussioni sull’ordine pubblico cittadino
Questa nuova serie di fermi ha ampliato la portata dell’inchiesta, confermando quanto lo sviluppo di certi reati possa avere un impatto diretto sulla sicurezza pubblica a Milano. La presenza della mafia nelle attività delle curve porta alla luce una minaccia che supera le dispute calcistiche e coinvolge complesse reti di controllo criminale sui territori.
Le autorità hanno messo in campo risorse significative per smantellare queste organizzazioni, con azioni coordinate tra la procura antimafia, la polizia e la Guardia di finanza. I provvedimenti restrittivi servono a bloccare in modo deciso le fonti di guadagno illegale, garantendo nel contempo una maggiore tutela per chi subisce ricatti e violenze. Questo filone sottolinea quanto il legame tra criminalità organizzata e gruppi ultras sia un nodo centrale per far avanzare la legalità nel contesto urbano.
La maxi inchiesta prosegue, con ulteriori verifiche che potrebbero portare ad altri sviluppi in futuro, mentre Milano monitora con attenzione gli effetti delle misure applicate per ridurre l’incidenza della criminalità legata al mondo del calcio e alle sue tifoserie.