Sequestro di beni per oltre un milione a Catania a esponente del clan Laudani attivo nell’acese

Sequestro di beni per oltre un milione a Catania a esponente del clan Laudani attivo nell’acese

La guardia di finanza di Catania sequestra beni per oltre un milione di euro a Orazio Salvatore Scuto, esponente del clan Laudani attivo ad Acireale e Valverde, nell’ambito dell’operazione Report contro la mafia.
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La Guardia di Finanza di Catania ha sequestrato beni per oltre un milione di euro a Orazio Salvatore Scuto, esponente di spicco del clan Laudani, nell'ambito di un'operazione contro la mafia e il controllo economico criminale nella provincia di Catania. - Gaeta.it

La guardia di finanza di Catania ha sequestrato beni per più di un milione di euro a Orazio Salvatore Scuto, figura chiave di una fazione del clan Laudani che opera principalmente nella zona dell’Acese. L’intervento segue un’ordinanza del Tribunale di Catania, emessa su richiesta della Procura, nell’ambito di indagini contro la criminalità organizzata di stampo mafioso.

Il profilo criminale di orazio salvatore scuto e i precedenti giudiziari

Orazio Salvatore Scuto è da decenni sotto la lente delle autorità per il suo ruolo nella mafia catanese. Negli ultimi trenta anni ha subito numerose misure cautelari, compresa la custodia in carcere. Diverse sentenze definitive lo hanno condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso, riflettendo un coinvolgimento continuativo in attività criminali. Questo quadro giudiziario mette in evidenza la sua posizione di rilievo all’interno del clan Laudani, in particolare della sua componente attiva nella zona di Acireale e dintorni.

Un leader anche dietro le sbarre

Le condanne confermano la tendenza di Scuto a mantenere la leadership criminale anche dietro le sbarre, un aspetto emerso nelle indagini più recenti. La sua figura non è solo quella di un esponente, ma di un punto di riferimento per le decisioni e le strategie della rete malavitosa locale. Questo profilo ha alimentato ulteriori azioni giudiziarie a sua carico, volte a contrastare il radicamento mafioso nella provincia di Catania.

Operazione report e le indagini che hanno portato al sequestro

L’intervento della guardia di finanza si è basato su accertamenti iniziati con l’operazione ‘Report‘, condotta dal Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata del nucleo di polizia economico-finanziaria di Catania. Nel 2020 quell’indagine aveva portato all’arresto di 18 persone, tra cui Scuto, coinvolti in reati che spaziano dall’associazione mafiosa all’estorsione, usura e turbativa d’asta. Tra gli accusati figuravano anche persone responsabili di favoreggiamento personale e detenzione illegale di armi.

Modalità di comunicazione dal carcere

Un particolare elemento emerso dall’operazione è la capacità di Scuto di comunicare ordini dal carcere di Caltanissetta. Lo faceva servendosi di messaggi nascosti all’interno di confezioni di succhi di frutta o barrette di cioccolato, materiali poi consegnati ai familiari durante le visite. Questa modalità ha dimostrato la determinazione del boss nel mantenere il controllo sulla sua organizzazione anche in regime di detenzione, complicando il lavoro delle autorità.

I beni sequestrati e le implicazioni economiche del provvedimento

Il tribunale di Catania, accogliendo la richiesta della Procura, ha emesso un decreto di sequestro preventivo riguardante diverse attività commerciali, proprietà immobiliari e conti bancari riferibili a Scuto. Nello specifico sono stati bloccati due locali con sede rispettivamente ad Acireale e Valverde: uno operante nel settore della ristorazione e l’altro dedito al procacciamento d’affari di prodotti ortofrutticoli. Oltre a questi sono finiti sotto sequestro due immobili di pregio e un terreno a Valverde.

Dettagli del sequestro patrimoniale

Tra i beni figurano anche un’autovettura e tre conti correnti che complessivamente superano il valore di un milione di euro. L’operazione mostra come la disponibilità patrimoniale degli esponenti mafiosi miri a consolidare gli interessi economici, mettendo a segno una svolta significativa nelle indagini sul controllo mafioso delle risorse. Interrompere questa catena rappresenta un passo fondamentale per gli inquirenti alla ricerca di tracce tangibili dell’attività criminale.

Le sequestri, in un territorio complesso come quello catanese, portano inoltre a un segnale chiaro alle strutture criminali: il controllo economico attraverso imprese e patrimoni immobiliari non può restare indisturbato dalle forze dell’ordine. Le attività di interdizione finanziaria aprono nuove strade per la Procura, chiamata a continuare la battaglia contro la mafia sul fronte delle risorse economiche.

La capacità dell’autorità giudiziaria di congelare beni di alto valore rappresenta un ostacolo concreto per l’organizzazione letta come indispensabile per assicurare l’operatività del gruppo e il mantenimento della sua influenza sul territorio. Gli sviluppi di queste misure saranno osservati con attenzione anche da altri organismi impegnati nella repressione delle mafie in Sicilia e in tutta Italia.

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