Sequestrata un’area di 3500 metri quadrati nell’area marina protetta di capo rizzuto per lavori non autorizzati

Sequestrata un’area di 3500 metri quadrati nell’area marina protetta di capo rizzuto per lavori non autorizzati

La capitaneria di porto di Crotone sequestra 3.500 metri quadrati nella località Cicala, area marina protetta di Capo Rizzuto, per lavori non autorizzati che hanno alterato la costa e violato vincoli ambientali.
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La capitaneria di porto di Crotone ha sequestrato un’area di 3.500 m² nella zona marina protetta di Capo Rizzuto per lavori non autorizzati che hanno alterato la costa, avviando indagini e denunce per violazioni ambientali e paesaggistiche. - Gaeta.it

Un controllo sul territorio condotto dalla capitaneria di porto di crotone ha portato al sequestro di un’area di circa 3.500 metri quadrati, situata nella località cicala, all’interno dell’area marina protetta di capo rizzuto. I militari del nucleo operativo di polizia ambientale hanno individuato lavori non autorizzati che hanno modificato notevolmente la costa, sollevando questioni rilevanti sulla tutela ambientale in questa zona vincolata.

I lavori irregolari che hanno alterato la costa di capo rizzuto

Durante i rilievi effettuati, i militari hanno scoperto che l’area era stata soggetta a pesanti interventi come la movimentazione del terreno e il rimodellamento di versanti e scarpate. Per migliorare l’accesso verso il mare, era stata inoltre realizzata una strada sterrata e collocati numerosi massi di pietra arenaria a difesa della costa. Questi interventi hanno cambiato profondamente l’aspetto della zona costiera, modificando la morfologia naturale.

Tale condotta ha suscitato preoccupazione, perché l’area si trova all’interno di una zona marina protetta, dotata di vincoli paesaggistici stringenti. La località rientra in particolare nella Zona speciale di conservazione e nella Zona di protezione speciale, entrambe designate per salvaguardare habitat e biodiversità marini e terrestri. Questi vincoli impongono norme precise per qualsiasi intervento che possa modificare l’ambiente naturale.

Vincoli ambientali e paesaggistici violati

L’area di 3.500 metri quadrati rilevata dalle autorità è sottoposta a un triplice regime di protezione, che contempla limiti severi alle attività antropiche. La zona marina protetta di capo rizzuto tutela la fauna e la flora autoctona, vietando ogni azione che possa alterare gli equilibri naturali. I vincoli paesaggistici, inoltre, puntano a mantenere l’integrità visiva e ambientale della costa, mentre la classificazione come zona speciale di conservazione e di protezione speciale tutela specie e habitat in base alla direttiva europea natura 2000.

I lavori identificati risultano dunque in palese violazione di tutte queste disposizioni. Nessun permesso amministrativo o autorizzazione ambientale è stato rilasciato dai soggetti preposti per le attività eseguite. La mancanza di autorizzazione rende le opere illegali e comporta responsabilità penali legate ai danni ambientali provocati.

Sequestro e procedura giudiziaria

A seguito degli accertamenti, l’intera area è stata affidata sotto sequestro alla guardia costiera a disposizione dell’autorità giudiziaria. Oltre al blocco di tutto il cantiere improvvisato, sono state avviate indagini per individuare i responsabili. Sono stati denunciati formalmente il proprietario del terreno e il committente dei lavori, che rischiano accuse per reati ambientali e violazioni edilizie.

La denuncia riguarda inoltre l’assenza di permessi per alterare una zona sottoposta a diversi livelli di tutela ambientale e paesaggistica, reati che prevedono sanzioni pecuniarie e penali. Il procedimento mira a chiarire il quadro completo della vicenda e a valutare eventuali danni irreversibili all’ecosistema locale.

Intervento tempestivo per la tutela ambientale

Il sequestro mostra l’impegno delle autorità nel tutelare aree protette, in cui ogni intervento deve rispettare regole rigorose. In questa circostanza la tempestività dell’intervento ha impedito che ulteriori danneggiamenti potessero aggravare la situazione già compromessa. Gli sviluppi del caso saranno monitorati nelle prossime settimane per valutare misure di ripristino o ulteriori provvedimenti penali.

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