Un episodio di violenza grave è emerso a Modena, dove una donna è stata tenuta prigioniera per due giorni dal compagno, subendo maltrattamenti anche con armi da taglio. L’uomo, arrestato dai carabinieri, è accusato di numerosi reati, tra cui lesioni aggravate, sequestro di persona e atti persecutori. La vicenda risale ai primi giorni di maggio e si è conclusa con l’intervento delle forze dell’ordine dopo la fuga della vittima.
Il contesto della vicenda e l’arresto dell’indagato
Nella città di Modena, venerdì scorso, i carabinieri hanno fermato un uomo di 41 anni originario della repubblica dominicana, ritenuto responsabile delle violenze nei confronti della compagna. Le accuse contestate includono lesioni personali aggravate dall’uso di armi, rapina aggravata, atti persecutori e sequestro di persona. Il provvedimento restrittivo è stato disposto dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della procura locale. Le indagini si sono concentrate su una serie di episodi violenti sfociati in un gesto estremo all’inizio di maggio.
L’arresto è avvenuto a seguito dell’allarme lanciato dai medici dell’ospedale quando la donna si è presentata con gravi lesioni. I carabinieri hanno raccolto elementi che indicano una reiterata condotta persecutoria e soprusi fisici. L’uomo avrebbe agito con una violenza marcata, impiegando oggetti contundenti come la parte piatta di un machete e il manico di una katana. Gli investigatori hanno così ricostruito la vicenda, che ha avuto un risvolto particolarmente drammatico per la vittima.
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I dettagli delle aggressioni e il sequestro a scopo persecutorio
Secondo quanto riportato dai magistrati e confermato dai carabinieri, il 4 maggio la situazione è degenerata. Il presunto aggressore avrebbe sottratto alla donna i documenti e il telefono, impedendole ogni contatto esterno e costringendola a salire in auto. In quel momento, avrebbe effettuato un giro nella campagna intorno a Modena, alimentando minacce di morte. Al termine del tragitto, l’ha rinchiusa in una stanza della propria abitazione, chiudendo a chiave e mantenendo un controllo costante.
Nei due giorni successivi la donna è stata sotto sorveglianza continua, con divieti di movimento e privazione di oggetti personali fondamentali. In questo lasso di tempo ha subito violenze fisiche, anche con armi improprie: colpi inferti usando la parte piatta di un machete e il manico di una katana, oltre a morsi e tagli alle ciocche di capelli. L’uso degli oggetti ha aggravato le ferite, causando un trauma al cranio e la frattura del naso. I maltrattamenti sono associati anche a umiliazioni e intimidazioni di vario tipo.
Il quadro descritto dimostra una situazione di controllo totale e maltrattamenti reiterati, con la donna privata della libertà personale e sottoposta a azioni devastanti sia psicologiche sia fisiche. Il sequestro non è stato un episodio isolato, ma la somma di condotte persecutorie che hanno portato alla condizione di schiavitù domestica per 48 ore.
La fuga della vittima e l’intervento delle autorità
Martedì della settimana scorsa la donna è riuscita a trovare un’occasione di fuga. L’uomo si era addormentato, lasciandole libera la possibilità di raggiungere il telefono. Con lo strumento di comunicazione ha contattato un’amica, che l’ha aiutata a presentarsi in ospedale per le cure mediche. Qui i medici hanno subito rilevato i traumi e le ferite riportate. La prognosi, inizialmente di trenta giorni, comprende il trauma cranico e la frattura al naso.
Immediato è scattato l’allarme verso i carabinieri. Grazie agli elementi raccolti, l’uomo è stato arrestato e sottoposto a custodia cautelare in carcere. L’azione delle forze dell’ordine ha permesso di interrompere una situazione pericolosa e di avviare l’iter giudiziario contro il 41enne. Le indagini proseguono per capire l’esatto svolgimento degli eventi e per salvaguardare la vittima in futuro. La vicenda riafferma la necessità di un controllo attento e di interventi pronti davanti a segnali di violenza domestica.
«L’azione tempestiva ha posto fine a un dramma che si protraeva da troppo tempo», hanno dichiarato fonti investigative.