Una squadra di ricercatori internazionali ha identificato una vasta nube di gas molecolare vicino al sistema solare. Si tratta di una delle strutture più estese mai individuate nelle vicinanze, capace di dare origine a nuove stelle. Questa scoperta, pubblicata su Nature Astronomy, offre nuovi spunti per comprendere come si formano le stelle nella nostra galassia.
Caratteristiche della nube eos: composizione e dimensioni
La struttura individuata è una sfera enorme di idrogeno, elemento principale nella formazione stellare. I ricercatori l’hanno denominata eos, dal nome della dea greca dell’alba, per indicare la sua natura legata alla nascita di stelle. La composizione di questi oggetti interstellari include gas e polveri, con prevalenza di molecole di idrogeno e presenza di altre sostanze come il monossido di carbonio.
A differenza delle nubi molecolari tradizionalmente rilevate tramite emissioni radio o infrarosse, eos è stata scoperta osservando direttamente l’emissione nell’ultravioletto lontano dovuta alla fluorescenza dell’idrogeno molecolare. Questa tecnica ha permesso di vedere quella che fino ad ora era sfuggita agli strumenti convenzionali, poiché eos emette una luce ultravioletta che la fa quasi “brillare al buio”. Le dimensioni di questa nube la pongono tra le più grandi strutture di questo tipo note nelle vicinanze del sistema solare.
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Il metodo di scoperta e il ruolo dell’ultravioletto
Per individuare eos, gli scienziati hanno impiegato un metodo poco comune, basato sull’osservazione delle emissioni ultravioletto generate dall’idrogeno molecolare. Questa scelta ha sorpreso perché in genere le nubi molecolari vengono rilevate identificando le tracce del monossido di carbonio, più semplice da studiare con i radio telescopi.
Questo rilevamento diretto della fluorescenza ultravioletta permette di scoprire nubi che non sarebbero visibili con gli strumenti standard. Il contributo principale è venuto dal gruppo guidato dall’astrofisica Blakesley Burkhart dell’università Rutgers-New Brunswick. I dati raccolti mostrano che eos contiene una concentrazione abbondante di molecole di idrogeno che rispondono all’illuminazione ultravioletta producendo fasci di luce visibili con i telescopi giusti.
Le implicazioni per la terra e lo studio dello spazio interstellare
Nonostante le enormi dimensioni e la vicinanza di eos al sistema solare, la nube non rappresenta alcuna minaccia per la Terra. Al contrario, la sua presenza così prossima offre un’occasione rara per osservare da vicino le caratteristiche di una struttura interstellare in grado di generare stelle.
Il mezzo interstellare, di cui eos fa parte, è il materiale diffuso tra le stelle, fatto di gas e polveri. Questo ambiente è fondamentale per la formazione di nuovi corpi celesti. Studiare eos significa ottenere informazioni dettagliate sulle condizioni che portano alla nascita di nuove stelle, con dati che potrebbero arricchire le conoscenze sull’evoluzione della nostra galassia.
Gli scienziati continueranno ad analizzare questa nube per capire meglio la sua dinamica e composizione, mantenendo sotto osservazione le emissioni ultraviolette che ne segnano l’attività molecolare. La scoperta di eos apre così nuove prospettive nella mappatura dello spazio vicino al sistema solare.