La prefettura di Latina ha ufficialmente sciolto il consiglio comunale di Aprilia a causa di gravi infiltrazioni mafiose e disordine amministrativo. La decisione si basa su una relazione del ministro dell’interno Matteo Piantedosi, che evidenzia rapporti tra amministratori locali e organizzazioni criminali. L’inchiesta Assedio ha già portato all’arresto di 23 persone, fra cui l’ex sindaco Lanfranco Principi, e il processo inizia il 10 giugno 2025.
Il processo assedio: date, imputati e sviluppi
Il 10 giugno 2025 inizierà a Latina il processo per venti persone coinvolte nell’operazione Assedio, che ha smantellato la rete di criminalità organizzata che si era radicata ad Aprilia. Tra gli arrestati figurano politici, imprenditori e altri soggetti accusati di vario titolo per reati collegati alla mafia.
Giudizio immediato e indagini in corso
Il procedimento partirà con giudizio immediato, una procedura che accelera le fasi processuali quando vi sono prove sufficienti per sostenere le accuse. La vicenda ha avuto grande eco locale e rappresenta un momento fondamentale per la lotta alla criminalità nel territorio pontino.
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Le indagini proseguono per cercare ulteriori responsabili e approfondire le modalità di infiltrazione. Le autorità mantengono alta l’attenzione per evitare che situazioni analoghe si ripetano, mentre la comunità aspetta risposte e giustizia dalle aule del tribunale.
Le ragioni dello scioglimento: relazioni tra mafia e amministrazione di Aprilia
Il ministro Piantedosi ha definito il comune di Aprilia «occupato nei suoi settori nevralgici», sottolineando come la criminalità organizzata abbia interferito pesantemente sulle funzioni amministrative. La relazione, trasmessa agli ex consiglieri comunali, è il risultato di un’indagine svolta dalla commissione d’accesso guidata da Monica Perna, vicaria della prefettura di Latina, nominata da Vittoria Ciaramella.
Nel documento, che presenta numerosi omissis per motivi di riservatezza, si accusa la criminalità di aver compromesso la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione, creando un «grave pregiudizio» all’ordine pubblico e ai servizi destinati alla comunità. Il rapporto descrive un vero e proprio stato di disordine amministrativo e mette in evidenza legami diretti e indiretti tra esponenti politici e clan mafiosi.
Il controllo mafioso sull’urbanistica e altri settori chiave
Un aspetto particolarmente grave riguarda l’urbanistica, dove il clan avrebbe avuto un ruolo decisivo nelle decisioni. La relazione cita specificamente la costruzione di un supermercato e di un fast food su terreni previsti per scuole. Questi interventi sarebbero stati autorizzati senza le varianti urbanistiche necessarie, il che dimostra il potere esercitato nella gestione del territorio.
Il controllo mafioso si sarebbe esteso anche ad altri ambiti dell’amministrazione, bloccando il normale funzionamento degli uffici e creando ostacoli al regolare svolgimento dei servizi pubblici. Le infiltrazioni hanno condizionato sia le scelte strategiche che le procedure quotidiane, rallentando progetti importanti e compromettono la sicurezza della cittadinanza.