Il richiamo a una pratica militare storica e crudele ha acceso un acceso dibattito politico a Taranto dopo le parole del generale Vannacci, protagonista di un video in cui invita a votare un candidato della coalizione con la presenza della Lega. Il termine “decima”, utilizzato con leggerezza e oggi molto discusso, richiama una violenta punizione collettiva storica. A intervenire nel confronto, Anna Filippetti, segretaria provinciale del Pd di Taranto, evidenziando la gravità del linguaggio adottato e le implicazioni culturali di questa scelta comunicativa.
Il significato storico e la gravità del termine “decima”
Il generale Vannacci, nel corso di un videomessaggio a sostegno di un candidato locale, ha utilizzato il termine “decima” per indicare un modo di votare. Questa parola, di per sé, proviene da una pratica punitiva adottata in passato negli eserciti autoritari, che consisteva nell’uccidere un soldato ogni dieci, scelta come forma di punizione collettiva per chiari fini di intimidazione e controllo.
Una punizione autoritaria nella storia
Anna Filippetti ha sottolineato che la decimazione è stata applicata, tra gli altri, anche dal regime nazista, segnando un momento di terrore e violenza organizzata per mantenere l’ordine attraverso la paura. Il termine porta con sé un carico storico pesante, che evoca un controllo autoritario e brutale, incompatibile con i valori di una democrazia moderna.
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Per questo motivo, Filippetti ha definito “inaccettabile” l’uso del termine oggi, in un contesto elettorale e democratico. Scegliere questa parola in un discorso pubblico, secondo la segretaria, significa dimenticare o banalizzare le sofferenze del passato, pericolosamente avvicinandosi a una cultura politica con riferimenti autoritari.
La reazione del partito democratico a taranto
La posizione del Pd provinciale di Taranto, espressa tramite Anna Filippetti, è stata decisa e critica. Secondo la segretaria, chi si presenta nelle liste di formazioni che si definiscono democratiche ha il dovere di evitare riferimenti che possano richiamare al passato più oscuro dell’Europa o all’estremismo.
Un lapsus rivelatore
Filippetti ha mostrato preoccupazione per un linguaggio che non appare casuale, ma quasi rivelatore di una mentalità nostalgica verso modelli politici autoritari. Il termine “lapsus rivelatore” è stato usato per indicare che certe parole svelano atteggiamenti più profondi, un sottinteso che non può essere ignorato.
L’accusa più grave è quella di banalizzazione: scherzare con espressioni così gravi significa legittimare un brutto capitolo storico, della cui memoria invece va fatta testimonianza e rispetto. La politica locale e nazionale, per Filippetti, deve prendere una posizione netta e chiara per non avvicinarsi mai a simboli e parole legate a regimi totalitari.
La difesa della memoria storica e dei valori costituzionali
Nel suo intervento, la segretaria del Pd ha richiamato alla necessità di tutelare una memoria collettiva, essenziale per mantenere saldo il legame con i principi della Costituzione italiana. I valori repubblicani, democratici e antifascisti, hanno un peso fondamentale nel dibattito pubblico di oggi.
Filippetti ha rivolto un appello affinché chi ha responsabilità pubbliche o politiche rigetti immediatamente linguaggi che possano avvicinarsi a simboli e pratiche autoritarie. L’uso inconsapevole di certe parole può infatti diffondere un clima pericoloso, alimentando una cultura politica lontana dalla democrazia.
Un invito al voto consapevole
L’invito del Pd è a rispondere alle urne con una scelta consapevole e culturale, capace di opporsi a qualsiasi tentazione di estremismo e a chi si mostra distante dai valori fondamentali della convivenza civile. A Taranto, dunque, si apre una riflessione ampia sui comportamenti verbali e il loro impatto sul tessuto sociale e politico.
Contesto politico e implicazioni per la campagna elettorale
L’episodio ha colpito soprattutto perché ha avuto luogo nella fase finale della campagna elettorale, rischiando di influenzare l’orientamento degli elettori nell’area jonica. La coalizione a cui appartiene il candidato sostenuto da Vannacci comprende la Lega, partito spesso al centro di tensioni politiche sull’identità nazionale e sul ricordo storico.
L’intervento del generale con un linguaggio così carico ha generato polemiche trasversali, portando a un acceso confronto anche all’interno della coalizione stessa e tra gli altri partiti. L’episodio si iscrive in un clima politico segnato da una crescente attenzione al linguaggio usato in campagna elettorale e alle sue implicazioni simboliche.
Non è la prima volta che la parola “decima” torna al centro di discussioni politiche, ma questa volta ha assunto una risonanza particolare proprio per la sua apparizione in un messaggio diretto agli elettori. La vicenda resta al centro del dibattito sul rispetto della storia e sulla cultura politica che si vuol promuovere in Puglia e non solo.